Sanità: esposto del M5S a Corte Conti su ospedale Chieti

“Il blocco della Pet-Tac dell’Ospedale di Chieti con l’impossibilità per pazienti oncologici e neurologici di effettuare esami urgenti, tanto da essere costretti ad andare fuori Regione, è lo specchio del pressapochismo che dilaga tra i vertici della Asl 02 e della Giunta regionale di centrodestra. Una situazione non più sostenibile, che mi ha spinta a depositare un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti”. Sono parole del Capogruppo M5S in Regione Abruzzo Sara Marcozzi.

“Un esposto per denunciare i disagi quotidiani che si vivono nel presidio, tra l’interruzione di pubblico servizio, esorbitanti costi di noleggio e la mancata risposta dei vertici dell’Azienda Sanitaria a un mio accesso agli atti per conoscere i dettagli del contratto del macchinario. Si tratta di un passo che ritengo necessario per fare chiarezza, una volta per tutte, sulla totalità dell’operazione Pet-Tac”. Così la Capogruppo del M5S in Regione Abruzzo Sara Marcozzi, che ricostruisce i dettagli della vicenda.

“Di fronte ad una Giunta e a una sanità regionale sorde alle richieste dei cittadini, l’unica strada è quella di chiamare in causa gli organi competenti affinché possano effettuare tutte le valutazioni del caso e approfondire le problematiche. A partire dal blocco del macchinario occorso nella settimana dall’8 al 13 febbraio a causa della conclusione del termine autorizzativo delle sedute della Pet-Tac, che ha comportato l’impossibilità per ben 21 pazienti, che avevano prenotazioni da oltre un mese, di effettuare gli esami diagnostici necessari”. “A questo va aggiunto – prosegue – il potenziale danno alle casse di Regione Abruzzo per gli enormi costi dell’utilizzo di un macchinario obsoleto e non di proprietà, situato in un container all’esterno della struttura teatina, che costa circa 500mila euro annui di fondi della sanità pubblica. Il noleggio era partito con lo scopo colmare temporaneamente una carenza di strumentazione con un intervento provvisorio. Sono passati 10 anni da allora, ma i vertici sanitari sono andati di proroga in proroga per un macchinario il cui acquisto definitivo costerebbe circa due milioni di euro e consentirebbe di fare analisi sei giorni a settimana e non solamente due come avviene oggi, con un conseguente abbattimento delle liste di attesa”.