Chieti : nuovi guai per il prof ai domiciliari ora accusato anche di prostituzione minorile

Nuovi guai e accuse pesantissime per Marcello Rosato, il professore 48 enne, già ai domiciliari, accusato di atti sessuali su un alunno minorenne in una scuola di cui, all’epoca dei fatti, era preside. Ieri nuova ordinanza con l’accusa di prostituzione minorile.

E’ di oggi  la notizia di una nuova ordinanza con la quale stavolta il preside sospeso viene accusato di prostituzione minorile. Da ulteriori indagini, portate avanti dalla Mobile di Chieti in questi mesi, è emerso che il professore intratteneva conversazioni con altri minori in chat di incontri per uomini. Preziosa la ricostruzione di contatti e conversazioni on line che il preside aveva conservato in alcuni computer sequestrati all’atto dell’arresto, il 19 giugno scorso. Una nuova pesantissima accusa che completa un quadro già molto compromettente. L’ordinanza firmata dal giudice Andrea Di Berardino, su richiesta del sostituto procuratore Marika Ponziani, aggiunge elementi all’inchiesta della squadra mobile di Chieti, coordinata dal vice questore aggiunto Miriam D’Anastasio.

Ai domiciliari dal 19 giungo scorso, in base all’accusa per la quale Rosato è ai domiciliari, gli episodi di sesso con uno studente minorenne sono avvenuti tra settembre del 2017 e aprile del 2018 nell’ufficio di presidenza e nell’appartamento di Rosato a San Vito Chietino. Atti sessuali che l’indagato avrebbe compiuto con l’alunno “abusando dei poteri connessi alla propria funzione di dirigente scolastico”. La vittima, diventata maggiorenne, si confida con una professoressa: lo fa in preda ad attacchi di panico per le pressanti richieste del docente di recarsi nel suo ufficio e di accompagnarlo per avere con lui un rapporto sessuale. È la docente a rivolgersi alla psicologa della scuola che, a sua volta, interessa la Procura. Una segnalazione che porta alla luce un fatto percepito dai docenti dell’istituto sin dal 2017. Così, dopo un iniziale tentennamento, la vittima trova il coraggio di raccontare tutto ai poliziotti della seconda sezione, diretti dall’ispettore superiore Nicola Di Nicola. Gli atti sessuali – sempre in base alle contestazioni dell’accusa – si susseguono in presidenza, dove il preside lo convoca con una scusa, chiude la porta e aziona una luce rossa esterna. «Non mi sono mai opposto perché avevo paura di come lui potesse reagire», spiega il ragazzo, «lo temevo perché era il preside e, sinceramente, non trovavo la forza per oppormi. Il luogo scelto dall’indagato per consumare la maggior parte degli incontri sessuali con la vittima, ossia l’ufficio di presidenza in orario scolastico, è anche simbolicamente assai significativo e consolida l’assunto dell’abuso del ruolo, oltre a rafforzare l’idea della folle disinibizione di Rosato»