Challenge sui social, Verrocchio: “Non celebrare le banalità”

Dopo la morte di un giovane di 27 anni, trovato senza vita davanti ad un computer a Roseto degli Abruzzi, e il suicidio del 19enne di Lanciano in Abruzzo si anima il dibattito sull’impatto dei social network sulla psiche delle nuove generazioni. Al Tg8 parla la professoressa Maria Cristina Verrocchio

Sulla morte misteriosa di Leonardo Di Loreto, 27 anni, trovato senza vita, domenica scorsa a Roseto degli Abruzzi, davanti ad un computer e sul volto una maschera antigas collegata a una bomboletta di spray refrigerante anestetico, e quella di Andrea Prospero, studente universitario 19enne di Lanciano, trovato cadavere in un b&b di Perugia, lo scorso 29 gennaio, di fronte allo schermo del suo pc portatile, prosegue il dibattito sulle cause e sull’impatto che i social network  hanno sulla vita e sulla psiche delle giovani generazioni.

In origine il gioco della Balena blu, poi le challenge in cui si perde il respiro e gli ultimi casi allarmanti con i minorenni sdraiati sulle strade trafficate.

Al Tg8 parla Maria Cristina Verrocchio, Professore Ordinario di Psicologia Clinica dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Psicologa e Psicoterapeuta e afferma che “non bisogna banalizzare il fenomeno che riguarda in particolare i giovani più fragili. La gestione della identità online dei giovani va supportata dagli adulti, soprattutto agli inizi della loro vita social. Parlare, interessarsi e prevenire sono le parole chiave per evitare di trovarsi coinvolti in situazioni rischiose. I ragazzi, in primis gli adolescenti, vanno supportati nel riconoscimento e nella gestione delle proprie emozioni. I ragazzi devono sapere che se si ritrovano in una situazione più grande di loro, possono chiedere aiuto e possono chiederlo e riceverlo anche se si sono messi nei guai”.

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