Caramanico, nuovo appello per il tetto della chiesa

Come prevedibile e temuto, le intemperie di questi ultimi giorni stanno mettendo a durissima prova la tenuta della copertura provvisoria del tetto della chiesa di Santa Maria Maggiore a Caramanico Terme e, con essa, dell’intero edificio danneggiato dal crollo del tetto, avvenuto nel gennaio 2017, a causa delle eccezionali nevicate e dei concomitanti eventi sismici.

Il forte vento dello scorso 23 gennaio ha scardinato e lesionato irrimediabilmente tre dei teli installati nell’estate del 2018, quando il Comune di Caramanico Terme, grazie ad un fondo regionale di €.500.000,00, realizzò l’attuale copertura che, per le sue caratteristiche (è composta da teli in fibra), era destinata ad avere una durata limitata.
Le fotografie  mostrano chiaramente la presenza di un’ampia superficie rimasta scoperta, esposta alle infiltrazioni d’acqua, mentre all’interno è stata riscontrata la presenza di un’iniziale falla che rappresenta un gravissimo pericolo per la statica della struttura, per la quale si teme il peggio.
A denunciare il grave episodio è il Comitato Civico per la ricostruzione della Chiesa di Santa Maria Maggiore, costituitosi appena un anno fa dalla presa d’atto dell’intollerabile ritardo degli enti preposti (il MIBACT, Segretariato Regionale per l’Abruzzo; la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara) all’attuazione dell’iter burocratico sotteso alla realizzazione dei lavori di ricostruzione del tetto, finanziati dal CIPE ormai da circa tre anni per un importo di €.1.500.000,00.
Lo stallo della procedura continua a suscitare non poco sconcerto nell’associazione e, maggiormente, in tutta la comunità caramanichese.
Le reiterate segnalazioni fatte dal Comitato (ed anche dal Sindaco di Caramanico) ai suddetti organi in quest’ultimo anno sembravano aver colto nel segno quando lo scorso 19 ottobre 2020 il Segretariato Regionale per l’Abruzzo, con determina n. 65, ha affidato l’incarico della progettazione definitiva ed esecutiva a libero professionista, stabilendo il termine di novanta giorni per il deposito degli elaborati completi per l’indizione della successiva gara, decorrente dalla data di conferimento dell’incarico, da formalizzare con scrittura privata.
A tutt’oggi, però, del progetto esecutivo non vi è traccia alcuna e ci si chiede, con grande preoccupazione, quanto tempo dovrà ancora attendersi prima che i lavori di consolidamento e restauro vengano finalmente realizzati.
Le risposte da ultimo ricevute dai responsabili di tali organi sullo stato dell’arte dei lavori sono state, purtroppo, ancora una volta vaghe, ciò che induce a ritenere che il termine fissato nella richiamata determina sembrerebbe avere, ma non lo è, natura ordinatoria.
Ma questo sarà argomento da trattare in altra sede, dove il Comitato farà valere le proprie ragioni al solo fine di tutelare il sacrosanto diritto dei caramanichesi ad esercitare il culto cattolico nella propria Chiesa Madre e di restituire il bene, di plurima valenza, a tutta la comunità, non solo caramanichese.
Ed è paradossale che per scongiurare o comunque contenere ulteriori danni da infiltrazioni dovute a pioggia e neve debba ora farsi carico, in via urgente, in situazione di emergenza, la Parrocchia, con inutile spreco di risorse, certamente evitabili, sol se gli organi periferici del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo avessero tempestivamente esercitato le loro funzioni.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.