Mafia nigeriana: ricorso in Cassazione per sei imputati

Mafia nigeriana, ricorso in Cassazione: per sei imputati la riqualificazione del reato in associazione a delinquere

È fissata al 14 marzo 2024 a Roma davanti alla Suprema Corte di Cassazione, sezione sesta penale, l’udienza pubblica a carico dei sei imputati, facenti parte della mafia nigeriana, cosiddetti “Black Axe” (ascia nera), giudicati in primo grado con le forme del rito abbreviato dal Gip di L’Aquila e in secondo grado, a seguito di gravame presentato dagli imputati, dalla Corte di Appello di L’Aquila – sez. penale -.

La sentenza del primo grado di giudizio, composta da 136 pagine di motivazioni, aveva riconosciuto tutti gli imputati colpevoli del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso ex art. 416 bis c.p. (oltre che dei reati – fine contestati a vario titolo, dalle truffe “romantiche” all’indebito utilizzo di carte clonate, dall’utilizzo di passaporti falsi alla detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, allo sfruttamento della prostituzione e ad altri reati), con condanna a pene detentive e pecuniarie severe.

Contro la decisione emessa dal Giudice per le indagini preliminari di L’Aquila, i sei imputati nigeriani, tra i quali il capo e il vicecapo della mafia nigeriana, hanno presentato l’atto di impugnazione innanzi la Corte di Appello penale di L’Aquila, la quale nell’emettere il verdetto, all’esito delle requisitorie delle difese, ha ritenuto non sussistere in capo a tutti gli imputati, sulla base delle motivazioni contenute negli atti di gravame, il più grave reato di associazione di stampo mafioso che prevede una pena fino a 26 anni di reclusione, riqualificandolo in quello meno grave di semplice associazione a delinquere. La derubricazione del reato comportava per conseguenza la sensibile riduzione delle pene detentive applicate dal Giudice di primo grado.

In particolare, a seguito della riqualificazione del reato operato dal Collegio, l’imputato Ighieon Martins, definito vice capo della “Black Axe”, assistito e difeso in entrambi i gradi di giudizio dall’avvocato Ludovici Carlotta del foro di L’Aquila e dall’avvocato Mesoraca Gisella del foro di Reggio Emilia, ha ottenuto una considerevole riduzione della pena (da 12 anni e sei  mesi di reclusione a 4 anni e 4 mesi), oltre alla revoca della misura dell’interdizione legale.

Contro la decisione dell’Assise del secondo grado di giudizio, il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di L’Aquila, ha presentato il 20 giugno 2023 un ricorso per Cassazione, adducendo l’inosservanza o l’erronea applicazione della legge penale, con conseguente manifesta, illogica e contraddittoria motivazione, in cui sarebbe incorsa la Corte di Appello di L’Aquila, allorquando ha operato, in parziale riforma della pronunzia di primo grado, la riqualificazione dei fatti contestati ai prevenuti, derubricando il reato di associazione di stampo mafioso in quello sensibilmente meno grave dell’associazione a delinquere.
Dopo la presentazione dell’atto di impugnazione in questione, è stata fissata l’udienza pubblica del 14 marzo come ultimo grado di giudizio; in tale sede le difese degli imputati, tra i quali verrà giudicato il vice capo della sodalizio nigeriano, assistito e difeso di fiducia dall’avvocato Ludovici Carlotta, chiederanno il rigetto del ricorso presentato dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di L’Aquila.