Covid: contagi carceri Pescara e Chieti, Sinappe preoccupato

La gestione dell’emergenza Covid nelle carceri di Pescara e Chieti preoccupa il Sinappe che chiede garanzie per la salute degli agenti di Polizia penitenziaria: «Manca organizzazione; rischio contagio costante».

«Manca un’organizzazione capace di gestire l’emergenza», denuncia Alessandro Luciani, vicesegretario regionale del SiNAPPe, il sindacato nazionale autonomo di Polizia penitenziaria. «Basti pensare che nei giorni scorsi un collega della casa circondariale di Pescara con una temperatura corporea di 37.8° C, salita a un secondo controllo a 38° C, se da un lato non è stato fatto accedere in istituto, dall’altro è stato “trattenuto” in attesa presso la portineria e vari uffici per circa due ore, in un limbo di incertezze sul da farsi e in assenza di un posto idoneo dove poter attendere le determinazioni. Si rappresenta infatti che il tendone del triage esterno è stato smontato alcuni giorni fa, ma forse oggi sarebbe tornato utile.
E ancora: abbiamo assistito inermi alla rapidissima riapertura della sezione 2^ giudiziaria della casa circondariale di Pescara, avvenuta dopo l’effettuazione di un solo tampone ai detenuti e una chiusura precauzionale di un giorno. Le stanze sono state celermente riaperte ed è stata accordata ai detenuti la libera circolazione, elevando il rischio di diffusione di eventuali contagi. La fotogrtafia attuale dimostra l’impennata del contagio da 5 a 11 detenuti, di cui uno per cui si è disposto il ricovero. Cosa ancora più grave è che nella predetta sezione 2^ giudiziaria la Polizia Penitenziaria è “salvagurdata” non certo da tute anticontagio, ma unicamente da una mascherina chirurgica e guanti in lattice; si pensi che a stento vengono distribuiti il disinfettante e la candeggina.
Non vanno meglio le cose presso l’istituto chietino, dove c’è un focolaio in stato avanzato con 8 agenti e oltre 50 detenuti positivi al Covid 19: entro mercoledì 24 saranno sottoposti nuovamente a tampone la popolazione detenuta e il personale tutto; restiamo in attesa dei risultati.
In questo scenario il personale di polizia penitenziaria continua a operare con il rischio di contagiarsi e contagiare anche i propri familiari.
La preoccupazione per la propria e altrui incolumità è un sentimento condiviso tanto dal personale pescarese che da quello chietino, che richiede un’attenzione e una puntualità diversa nell’approvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, una maggiore celerità e una costanza nella sanificazione dei locali, una maggiore sensibilità nell’effettuazione di screening preventivi con la sottoposizione bisettimanale al tampone per il personale, che opera a contatto con i detenuti covid-positivi.
Unica nota positiva è che la campagna vaccinale in quel di Pescara prosegue a buoni ritmi.»

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