L’Aquila: i dirigenti scolastici scrivono al ministro Fedeli

Una lettera collettiva, firmata da tutti i dirigenti scolastici dell’Aquila e indirizzata al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, per chiedere chiarezza sullo stato delle scuole di tutto il territorio comunale ma anche di quello compreso tra la Valle Peligna e la valle dell’Alto Aterno.

I dirigenti scolastici – sottolineano nella lettera – non possono esimersi dal riflettere sulle difficoltà e criticità che, in questo momento incontrano nello svolgere il compito di gestione delle scuole, additate come non sicure, vulnerabili e fragili, su cui si addensano i dubbi dei genitori oltre che a quelli dei docenti, che non voglinoo più mandare i loro figli in scuole di cui non conoscono lo stato di salute. . “Ogni giorno, da otto anni – scrivono i dirigenti – fronteggiamo la difficile realtà del nostro territorio con tutte le nostre risorse: per questo chiediamo al Governo sostegno e interventi concreti per dare risposte alle esigenze di un’utenza di migliaia di alunni e famiglie”. Tra le maggiori criticità, i dirigenti scolastici segnalano quella del Cotugno dell’Aquila. “Per l’istituto – scrivono – sono stati accertati di recente problemi strutturali, pertanto i 1200 studenti sono ospitati in un altro istituto ed seguono le lezioni con turni pomeridiani”. Non solo; “nei comuni di Capitignano, Montereale, Cagnano Amiterno, Pizzoli e Barete, i più colpiti dagli eventi sismici recenti, alcuni edifici scolastici non sono stati riaperti per criticità strutturali e sii va a scuola in strutture non destinate a ospitare una scuola e quindi prive di spazi idonei e servizi adeguati”. La pianificazione degli interventi sulla sicurezza degli edifici scolastici prevista per le aree colpite da eventi sismici è in enorme ritardo. Di qui la denuncia: “il calcolo degli indici di vulnerabilità – scrivono i dirigenti scolastici – non è stato effettuato o ha evidenziato valori di sicurezza molto bassi. Le popolazioni già provate dal sisma del 2009 vivono una generale e motivata apprensione”. E’ così che i dirigenti scolastici avanzano richieste ben precise al Governo: fra cui quella di una deroga al limite dei 200 giorni di scuola per validare l’anno scolastico in corso; e poi finanziamenti aggiuntivi per garantire uno standard più adeguato per la manutenzione ordinaria e straordinaria nelle scuole.

LA LETTERA DEI DIRIGENTI:

“A 8 anni dal sisma dell’Aquila – scrivono i dirigenti – nessuna delle scuole distrutte è stata ancora ricostruita e i progetti approvati sono una esigua minoranza. Una gran parte delle alunne e degli alunni della scuola primaria e della secondaria di I grado si trova ancora nei Musp (moduli scolastici provvisori)”; ad aggravare la situazione, “i recenti eventi sismici che hanno colpito le stesse aree del 2009 o aree limitrofe, creando danni a strutture scolastiche che erano state già riparate ed adeguate precedentemente o che non avevano all’epoca subito danni tangibili. Le scuole sono rimaste chiuse, alcune anche per un lungo periodo, per verificarne le condizioni di sicurezza, e gli stessi Musp sono stati usati per dare accoglienza alla popolazione. Oggi al sisma fisico si somma quello interiore, ai danni alle strutture si accumulano la precarietà di questi otto lunghi anni di attività didattiche e di ampliamento dell’offerta formativa svolte nei Musp e le ansie e paure dei genitori e dei nostri alunni delle superiori che ricordano bene quel 6 aprile”.

Tra le maggiori criticità, i dirigenti scolastici segnalano quella del Cotugno dell’Aquila. “Per l’istituto – scrivono – sono stati accertati di recente problemi strutturali, pertanto i 1200 studenti sono attualmente ospitati in un altro istituto ed effettuano turni pomeridiani”. Non solo; “nei comuni di Capitignano, Montereale, Cagnano Amiterno, Pizzoli e Barete, i più colpiti dagli eventi sismici recenti, alcuni edifici scolastici non sono stati riaperti per criticità strutturali; il plesso principale, inagibile dal 18 gennaio, è stato ricollocato in una struttura non destinata ad ospitare una scuola e quindi priva di spazi idonei e servizi adeguati”.

La pianificazione degli interventi sulla sicurezza degli edifici scolastici prevista per le aree colpite da eventi sismici è in enorme ritardo, la denuncia: “il calcolo degli indici di vulnerabilità non è stato effettuato o ha evidenziato valori di sicurezza molto bassi. Le popolazioni già provate dal sisma del 2009 vivono una generale e motivata apprensione, che ha generato forme di protesta organizzate e la richiesta di strutture adeguate e sicure per tutti gli studenti aquilani. Si rischia di non garantire alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi del territorio aquilano pari opportunità formative e d’assistere allo spopolamento delle zone interne e al definitivo arresto di una seppur timida ripresa del tessuto sociale della città capoluogo di regione”.

Dunque, i dirigenti scolastici – “responsabili dell’istruzione, della cura e della formazione delle future cittadine e cittadini della nostra Repubblica Democratica”, sottolineano – non possono esimersi dal riflettere sulle difficoltà e criticità che, in questo momento e contesto, incontrano nello svolgere il compito di direzione, amministrazione e gestione delle scuole. “Ogni giorno, da ormai otto anni, fronteggiamo la difficile realtà del nostro territorio con tutte le nostre risorse emotive, di tempo e di organizzazione, con dedizione al limite delle possibilità nostre e del personale scolastico: per questo chiediamo a lei e al Governo sostegno ed interventi concreti per dare risposte alle esigenze di un’utenza di migliaia di alunni e famiglie”.

LE RICHIESTE AL MINISTRO E AL GOVERNO:

– Deroga al limite dei 200 giorni di scuola per validare l’anno scolastico 2016/17 per tutte le scuole dei Comuni dell’Ambito 1, compresa la città dell’Aquila;
– deroga al numero di ore per le attività di Alternanza Scuola Lavoro e precisamente alle 400 ore nei professionali e tecnici e alle 200 ore nei licei;
– deroga ai vincoli imposti dal DPR 81/2009 relativi al numero di alunni per classi/sezioni, con applicazione del D.M. 18/12/ 1975 (norme tecniche sull’edilizia scolastica) per quel che riguarda la capienza in sicurezza del numero di alunni per classe;
– deroga al numero minimo di alunni per la formazione delle classi;
incremento del numero dei Collaboratori scolastici per garantire la corretta gestione delle emergenze e la sicurezza degli alunni, in deroga al D.I. 36/2016, nelle istituzioni scolastiche interessate a ricollocazioni e ristrutturazioni per eventi legati al sisma e ad altre situazioni emergenziali, diffusione dei piccoli plessi spesso distanti dalla sede centrale, situazione tipica delle nostre zone di montagna, criticità sugli edifici scolastici come bassi indici di vulnerabilità sismica;
– la garanzia per le istituzioni scolastiche di poter chiamare supplenti in deroga alla Legge di Stabilità 2015 per tutte le figure professionali operanti nella scuola (docenti, assistenti amministrativi, collaboratori scolastici);
– difesa e valorizzazione dei piccoli plessi delle aree interne e dei Comuni di montagna, veri e propri presidi di cultura e centri di aggregazione e socializzazione per i bambini e per gli adolescenti, ampliando l’organico dell’autonomia;
– maggiori fondi per realizzare gli obiettivi della Legge 107/2015 in modo da poter migliorare le strutture tecnologiche e potenziare i laboratori in tutte le scuole del I e II ciclo;
– finanziamenti aggiuntivi per garantire uno standard più adeguato per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e straordinaria nelle scuole, anche per colmare il divario storico che la sequenza sismica di questi mesi ( e non solo) ha ulteriormente esasperato tra il Nord e Sud del nostro Paese, ingigantendo altresì le già gravi criticità tipiche delle zone interne appenniniche;
– finanziamenti dedicati alla formazione e all’aggiornamento delle figure interne preposte alla sicurezza e all’emergenza (decreto legislativo 81/08) necessarie in zone ad alto rischio sismico.

“Nella consapevolezza che la scuola da sola non può affrontare e risolvere problematiche che necessitano di volontà, azioni e risorse interistituzionali suggeriamo di indirizzare una quota parte dei fondi Miur ex Legge 440, Azioni del Piano nazionale scuola digitale e altri fondi derivanti da Protocolli di intesa/Accordi Operativi alle istituzioni scolastiche che hanno subito danni correlati direttamente o indirettamente alla sequenza sismica iniziata il 24 Agosto 2016, focalizzando l’attenzione prioritariamente sulle scuole che ad oggi vivono in una condizione di precarietà e di ricollocazione in altre strutture”, scrivono ancora i dirigenti scolastici. Per i quali “è un diritto costituzionale delle alunne e degli alunni studiare in scuole adeguate e sicure ed è compito delle istituzioni garantire certezze di opportunità formative e di sicurezza degli edifici scolastici programmando e attuando gli interventi necessari perché ciò si possa concretamente realizzare; si attivino, per questo, sinergie chiare e realistiche che coinvolgano tutti i soggetti istituzionali locali e centrali, ognuno secondo le proprie responsabilità, e in tale prospettiva auspichiamo la sua presenza nel nostro territorio”, l’invito dei dirigenti al ministro dell’Istruzione.

Sul fronte studentesco, continua la protesta dei ragazzi del Liceo Cotugno, che vanno a scuola il pomeriggio con gravi ripercussioni sulla loro vita quotidiana, oltre che scolastica ed extrascolastica. Gli studenti hanno lanciato la campagna #StanchiDaMorire che li ritrae in classe, addormentati sui banchi e con il buio fuori dalle finestre. “Il tempo passa – denunciano i ragazzi – e le istituzioni non sembrano aver imparato dalle loro stesse carenze. Abbiamo spesso rimproverato mancanza di comunicazione e trasparenza e, ad oggi, non fanno che peggiorare”. Le lezioni al pomeriggio – oltre disorientare i ritmi di vita di studenti, famiglie e personale docente e scolastico – rendono impossibile a ragazzi e ragazze frequentare le attività extrascolastiche che pure sono fondamentali per la vita di un adolescente. Ed è difficile per gli studenti che vivono fuori città, nelle frazioni e nei Comuni del circondario, raggiungere la scuola e tornare a casa nel pomeriggio. La protesta social scenderà in strada il 10 marzo prossimo con una manifestazione cittadina, aperta e condivisa con genitori e docenti.

Marianna Gianforte: