Coronavirus Abruzzo: festa del 1° maggio tra diritto al lavoro e alla salute

Coronavirus Abruzzo: festa del 1° maggio tra diritto al lavoro e alla salute durante l’emergenza sanitaria per il Covid 19. I sindacatio abruzzesi analizzano la situazione attuale sulla base dei dati forniti da Inps e Regione relativamente agli ammortizzatori sociali.

“Non ci può essere Repubblica senza lavoro”, ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, citando il primo articolo della Costituzione italiana nell’intervento per la festa del lavoro. Una ricorrenza che celebra un diritto che quest’anno si carica di un significato ancora più importante, contrastato e surclassato in queste ultime settimane da un altro diritto costituzionale fondamentale che è quello alla salute.

Nell’incertezza della ripartenza che riguarderà molti lavoratori e milioni di persone in cassa integrazione, il 1° maggio diventa l’occasione per tirare le somme di un bilancio che dovrà inevitabilmente tener conto delle macerie che il Coronavirus lascerà dietro di sé alla fine di quest’emergenza sanitaria.

Ad affrontare l’argomento in questo giorno di festa, in cui si celebrano conquiste e si affrontano questioni irrisolte, sono i sindacati che partono dall’analisi della situazione attuale, analizzando luci e ombre degli ammortizzatori sociali richiesti dalle aziende, in una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil.

A tirare le somme sullo stato degli ammortizzatori sociali è stata l’Inps, per bocca del direttore Regionale Luciano Busacca, che ha fornito i dati aggiornati al 28 aprile. In regione sono 105.196 le domande per il bonus di 600 euro, di cui 78.084 in pagamento e 72.307 già pagate. Il dato più alto è quello della provincia di Teramo (29.283 domande), seguita da Chieti (27.638), L’Aquila (24.402) e Pescara (23.873). Per quanto riguarda invece la Cassa integrazione ordinaria (Cigo), le domande presentate in regione sono 8.818 (per 66.264 lavoratori interessati). In testa c’è Teramo (2.749 domande per 24.741 lavoratori), seguita da Chieti (2.702 domande e 22.967 lavoratori), Pescara (1.726 domande per 9.493 lavoratori) e L’Aquila (1.641 domande e 9.053 lavoratori). Le domande pervenute per il Fis (Fondo di integrazione salariale) sono 2.517, e sono così ripartite: Chieti (812), Pescara (745), Teramo (603) e L’Aquila (357). E si arriva alle domande per la Cassa integrazione in deroga, che secondo i dati dell’Inps al 28 aprile sono 658 (per 1.518 lavoratori interessati). Di queste 465 sono state già autorizzate (per 1.026 lavoratori). In testa la provincia di Pescara (218 domande), seguita da Teramo (216), Chieti (175) e L’Aquila (68).

“Secondo l’assessore Fioretti la Regione ha scaricato sul sito dell’Inps circa 2.000 domande”, osservano i segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Carmine Ranieri, Leo Malandra, Michele Lombardo e Gianna De Amicis. “Un dato che non collima con quanto riportato dall’INPS per motivazioni di ordine tecnico. A oggi, tuttavia, circa 11.300 datori di lavoro hanno presentato domande di cassa in deroga per circa 30mila lavoratori. La prima domanda di cassa in deroga da parte della Regione è stata caricata sul sito dell’istituto previdenziale solo il 21 aprile, e il flusso informatico delle pratiche è arrivato il 22 aprile”.

I sindacati sollecitano le aziende a inviare con tempestività i modelli SR41, necessari per consentire all’Istituto di Previdenza di erogare le somme nei conti correnti dei lavoratori. I pagamenti per la cassa integrazione ordinaria stanno già arrivando sui conti correnti dei lavoratori, in particolare per oltre il 30% delle domande è già stato disposto il pagamento, la lavorazione delle richieste Fis procede più a rilento ma comunque oltre il 20% delle domande sono già state autorizzate dall’Inps, fanalino di coda le casse integrazioni in deroga, dove al momento sono state autorizzate solo il 3% delle domande. L’assessore Fioretti ha comunicato ai sindacati che le comunicazioni all’Inps delle domande di cassa in deroga aumenterà esponenzialmente nei prossimi giorni. Ci auguriamo che sia vero, perché è certo che bisogna fare presto. Non dimentichiamo che dietro ai numeri ci sono le famiglie in attesa di ricevere i sussidi per poter andare avanti. Ci sono famiglie che chiedono i pacchi alimentari perché la cassa integrazione non arriva.
Ultimo dato preoccupante, secondo i sindacati, sono le 15mila domande di Naspi: nonostante il decreto Cura Italia impedisca i licenziamenti è notevole la mole di richieste avanza dai lavoratori.

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Anna Di Giorgio: