Ricercatori ex Intecs Aq: “Oltre al licenziamento c’è di peggio”

Protagonisti loro malgrado di un licenziamento di massa, i ricercatori della ex Intecs di L’Aquila hanno deciso di denunciare in una lettera aperta la situazione di stallo assoluto in cui si trovano.

Di seguito il testo della lettera inviata alle redazioni giornalistiche, alle istituzioni, ai ministeri competenti, all’INPS, ai segretari dei partiti politici e ai sindacati.

“Denunciamo pubblicamente la situazione iniqua, ingiusta e, per alcuni tratti, vessatoria, nella quale ci troviamo, dopo quasi due anni dal licenziamento collettivo che abbiamo dovuto subire e che, paradossalmente, abbiamo scoperto non essere l’evento peggiore. La nostra attuale condizione è quella di licenziati con calunnia, senza lavoro, senza indennità previste dalla legge, creditori di spettanze non ricevute e debitori nei confronti dell’Inps di circa €10000 medi pro-capite.
Abbiamo cercato finora di provvedere a noi stessi, combattendo le nostre battaglie con le sole forze locali del sindacato e di parte della politica ma ora siamo costretti a denunciare il gorgo burocratico in cui siamo finiti. In circa trent’anni abbiamo rappresentato un patrimonio tecnologico importante negli ambiti telecomunicazioni, aerospazio, ferroviario, automotive, testimoniato dalla lunga serie di progetti, partner e clienti per i quali abbiamo lavorato (Ericsson, Alcatel, Pirelli, Enel, MBDA, Thales, Thales Alenia Space, Leonardo. In Italia e all’estero). Due anni fa Intecs ha deciso di chiudere il centro di Ricerca e Sviluppo di L’Aquila con il conseguente licenziamento di tutti i ricercatori. Purtroppo, oltre a calunniarci nel documento di licenziamento, definendoci irrimediabilmente infungibili e incomparabili con i dipendenti delle altre sedi, Intecs ha sbagliato tecnicamente le procedure, mettendo in atto operazioni maldestre e negligenti, a causa delle quali si sono verificate incomprensioni con gli Enti, si sono aperti percorsi tortuosi per gli ammortizzatori sociali, mettendoci in difficoltà persino per le ultime dichiarazioni dei redditi”.

 

La denuncia dei lavoratori ex Intecs è completata da un’accurata ricostruzione cronologica degli eventi che hanno portato alla perdita del lavoro, definita “conseguente alla malagestione dei licenziamenti da parte di Intecs”. La nota riguarda anche la gestione del progetto di ricollocamento al quale i ricercatori hanno lavorato e che al momento sembra sospeso:

 

ANTEFATTI
2011: Intecs Spa acquisisce Technolabs SpA dopo un anno di due diligence;
2014: Intecs Spa si scinde in due compagnie: Intecs Solutions, definita virtuosa, e Intecs; noi rimaniamo nella seconda, nata già in sofferenza economica; si evidenzia in questa fase il consistente indebitamento fiscale della Intecs;
2016: consapevoli del rischio occupazionale incombente, tramite il sindacato abbiamo avviato un confronto con la Regione Abruzzo. Verificata la volontà di Intecs di licenziare, insieme all’allora assessore regionale Giovanni Lolli, abbiamo iniziato la ricerca di soggetti industriali che consentissero di non disperdere il patrimonio tecnologico del laboratorio R&D di L’Aquila. Fu firmato un accordo tra Regione, CGIL CISL UIL e FIM FIOM UILM per la ricollocazione dei ricercatori. Contestualmente, Thales Alenia Space Italia, attraverso il dott. Riccardo Podda, attuale Presidente di Confindustria L’Aquila, proponeva un percorso affinché la Regione Abruzzo aderisse all’asse strategico Space Economy.
Fu illustrato il percorso, successivamente modificato, in base al quale la Regione Abruzzo avrebbe partecipato alla Space Economy con circa 10 milioni di euro, il MISE con circa 15 milioni di euro e TASI avrebbe cofinanziato il tutto con circa 25 milioni di euro, per un totale di 50 milioni fra pubblico e privato. Avviata la procedura di partecipazione alla Space Economy, TASI ha partecipato alla gara Ital-GovSatCom e, in caso di aggiudicazione, avrebbe garantito ricadute positive sul territorio in misura del 50% per TASI L’Aquila e del 50% per le piccole e medie imprese locali, esistenti o di nuova costituzione, che sarebbero diventate fornitrici di TASI. Su richiesta dell’Assessore Lolli, Thales, con tale percorso, si impegnava a ricollocare 50 dei 60 ex ricercatori, attraverso società fornitrici di TASI, grazie alla corrispondenza degli skill dei ricercatori, idonei per oltre il 90%.
Dopo lunghi periodi di trattativa fra le parti, ed episodi di confronto tecnico sui progetti da parte dei lavoratori, in concomitanza con il cambio di amministrazione regionale, i contatti si sono diradati e il piano di ricollocazione sembra essersi arenato (https://news-town.it/economia/25690-lavoratori-ex-intecs-scrivono-a-thales-alenia-intendete-onorare-gli-impegni.html)

POST LICENZIAMENTO
GEN. 2018: licenziamento per tutti e soli i dipendenti della sede aquilana, agito senza seguire le procedure di legge che, per aziende oltre i 15 dipendenti, impongono, oltre alla comunicazione preventiva e al confronto con i sindacati, mai avvenuto, di applicare criteri di scelta nella totalità dei dipendenti delle varie sedi, basati su carichi di famiglia, età e anzianità aziendale. L’azienda non liquida, come previsto dai termini contrattuali, il TFR né l’indennità di mancato preavviso.
FEB. 2018: istanza di Naspi all’Inps, accettata e riconosciuta per circa 24 mesi (fino a febbr/mar.2020) e inizio erogazione.
MAR.2018: i lavoratori sono costretti a rivolgersi al Tribunale per ingiungere il pagamento del TFR, del mancato preavviso e per l’impugnazione del licenziamento, ritenuto illeggittimo poiché in violazione delle procedure e motivato da infungibilità totale dei dipendenti.
AGO.2018: Intecs comunica a Inps gli aventi diritto alle indennità di mancato preavviso (genn-apr). Paga i contributi Inps ma non eroga le indennità ai lavoratori.
Inps sospende l’erogazione della Naspi senza alcuna comunicazione. Oralmente riferisce che la sospensione è atta a recuperare i quattro mesi di sovrapposizione contributiva con il mancato preavviso.
SET. 2018: il giorno precedente l’udienza sul TFR, l’azienda liquida la parte depositata in azienda. Durante la causa, Intecs propone un accordo privato di conciliazione. Si avvia una breve fase di finta contrattazione.
OTT. 2018: Circa metà dei licenziati accetta la conciliazione alle condizioni non trattabili dell’azienda: indennità di mancato preavviso più un piccolo incentivo economico, rateizzati in 24 mesi a partire da marzo 2019 (sei mesi dopo la stipula dell’accordo). L’altra metà dei dipendenti prosegue con la causa di lavoro.
NOV. 2018: Il Giudice del Tribunale del Lavoro dell’Aquila emette le Ordinanze di reintegro, con conseguente condanna alla corresponsione degli stipendi arretrati e dei relativi contributi previdenziali.
DIC. 2018: Avendo il legale dell’azienda dichiarato al Giudice, in sede di udienza, che il reintegro non era una opzione contemplata, meno che mai nella sede di Roma, sollecitate comunque risposte nel merito mai pervenute, prima dei trenta giorni indicati dalle norme, entro cui i lavoratori potevano optare per l’indennizzo di 15 mensilità in luogo del reintegro, essi, ad eccezione di uno, hanno esercitato legittimamente tale diritto.
GEN. 2019: Intecs si oppone all’Ordinanza di reintegro e alla istanza di conversione in indennizzo. La causa è attualmente in corso. La prima udienza si è celebrata il 3.7, la prossima si terrà il 18.9
Data la sospensione non motivata della erogazione della Naspi, e la questione relativa all’indennizzo, su consiglio del Patronato, entro il tempo di legge, i lavoratori hanno inoltrato all’Inps una seconda domanda di Naspi, respinta a marzo perché “LA S.V. NON HA CESSATO IL RAPPORTO DI LAVORO”. Emerge lo scontro fra la teoria della burocrazia e la vita reale. Siamo infatti tutt’ora iscritti al Centro per l’Impiego, in cerca di occupazione e non abbiamo alcun reddito né contributi da lavoro.
FEB. 2019: si attendeva la rata della prima Naspi, con la ripresa della erogazione dopo la sospensione (non motivata dall’Ente in via ufficiale). L’erogazione non è mai ripresa.
Intecs nello stesso periodo procede con una istanza di Concordato in bianco.
MAR. 2019: Inps rilascia il CU relativo ai redditi da Naspi (la prima) 2018; respinge la seconda domanda di Naspi, perché “LA S.V. NON HA CESSATO IL RAPPORTO DI LAVORO”. Noi continuiamo ad essere disoccupati. Ai colleghi che hanno sottoscritto l’accordo di conciliazione, Intecs non eroga la prima rata poiché l’istanza di concordato in bianco ha sospeso qualunque forma di pagamenti non ordinari.
MAG. 2019: poiché le persone si trovano nella condizione di essere senza le spettanze dovute dall’azienda, senza lavoro e senza indennità di Naspi, benché in prima istanza riconosciuta fino a febbr/mar.2020, i lavoratori inoltrano ricorso avverso la sospensione (senza comunicazioni) della prima Naspi e della reiezione della seconda Naspi.
GIU.2019: ai lavoratori interessati dalla Ordinanza del Tribunale del Lavoro, Inps intima la restituzione, entro trenta giorni (25.7.’19), della totalità delle somme percepite. Ciò malgrado l’azienda non abbia onorato i reintegri né erogato le spettanze. Accade quindi che i reintegri virtuali hanno comportato un debito reale.
15.LUG.2019: le rappresentanze sindacali hanno incontrano la direzione regionale dell’Inps senza fare alcun passo avanti. L’Inps ha eretto un muro nei confronti di questi lavoratori licenziati, considerati peraltro, ingiustamente, dimissionari volontari
GEN.2018-APR.2019: i lavoratori hanno tenuto un presidio permanente davanti la sede aquilana della Regione Abruzzo, all’interno di un camper in prestito dove, per sedici mesi continuativi, si sono dati il cambio incontrando cittadini e organi di stampa.

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Di seguito, infine i testi, delle lettere inviate alle istituzioni, ai politici e ai sindacati:

Al Ministro dello Sviluppo Economico On. Luigi Di Maio,
– riguardo a Intecs, azienda già fortemente indebitata con lo Stato, che più volte ha cambiato assetto societario (amm. unico Massimo Micangeli – rappr. impresa Marco Casucci) presumiamo anche per eludere le conseguenze del procedimento giudiziario inerente il nostro licenziamento, e con una richiesta di Concordato in corso, chiediamo come le si possa consentire di procedere in palese inosservanza delle norme e di farne pagare le conseguenze ai lavoratori, le parti più deboli. Ad essi, stanti gli ultimi fatti, nel rapporto con l’Inps è preclusa ogni possibilità di confronto o trattativa durante una fase di temporaneo giudizio e su somme minime per l’Ente, mentre l’azienda che li ha disprezzati e licenziati, con milioni di debiti, può accedere a forme di “condono” fiscale come il Concordato in bianco; l’altro assurdo è che i lavori licenziati e senza alcun reddito continuano a restituire le tasse sospese per il terremoto 2009, mentre Intecs è tra le aziende per cui tutti si battono per evitarle la restituzione, pena rischi per l’occupazione;
– riguardo a Thales, chiediamo di interessarsi all’attuazione del nostro progetto di ricollocazione, essendo frutto di una intesa fra l’Istituzione pubblica regionale e una delle maggiori aziende tecnologiche strategiche italiane, capofila nella gara Ital-GovSatCom;
– chiediamo altresì come sia tollerabile dallo Stato che investimenti pubblici e privati di 50 milioni di euro, ai quali si aggiungono, per altri progetti, ulteriori finanziamenti pubblici derivanti dal 4% dei fondi per il terremoto dell’Aquila 2009 destinati allo sviluppo economico, non producano un solo posto di lavoro in più e non riescano a risolvere il problema occupazionale di un piccolo gruppo di lavoratori, aventi professionalità e skill in linea con i progetti e, addirittura, precedentemente fornitori della stessa Thales.

Al Presidente dell’INPS, Prof. Pasquale Tridico, alla Direttrice Generale Dott.ssa Gabriella Di Michele, alla Responsabile della Direzione Centrale Ammortizzatori Sociali, Dott.ssa Maria Grazia Sampietro,
– chiediamo di valutare nel merito la richiesta di restituzione della Naspi da parte dell’Ente e di interessarsi all’agire dell’INPS L’Aquila relativamente alla nostra vicenda, di seguito riassunta:
• licenziati tutti a gennaio 2018, senza spettanze dovute per legge e con procedure maldestre che gli stessi funzionari Inps locali possono testimoniare;
• abbiamo dovuto adire le vie legali per difendere la nostra dignità di lavoratori (l’infungibilità davvero non era accettabile) e per ottenere persino il TFR, che ci consentisse di mandare avanti le nostre famiglie;
• a novembre 2018, in base al rito Fornero, il Giudice del Tribunale dell’Aquila ha emesso le Ordinanze di reintegro con relativo pagamento degli stipendi arretrati e dei contributi. L’azienda non le ha osservate, negando risposte alle richieste dei lavoratori inoltrate per il tramite del sindacato e degli avvocati; si è invece opposta in via giudiziaria, tanto che nel periodo non compaiono i relativi contributi previdenziali;
• a causa dei mancati reintegri, della negazione di ogni forma di contatto, della intenzione rimarcata dagli avvocati dell’azienda, in sede di dibattimento al cospetto del Giudice, di non reintegrare, soprattutto su Roma, prima dello scadere dei termini tassativi dei trenta giorni, abbiamo esercitato il diritto di optare per la risoluzione del rapporto in cambio di una indennità pari a quindici mensilità di retribuzione globale di fatto (All’art. 18 c. 4 dello Statuto dei Lavoratori, così come modificato dalla L. 92/2012, e dal terzo comma dell’art. 2 del d.lgs. 23/2015) sussistendo peraltro le condizioni di giusta causa dovute a “condizione di improseguibilità del rapporto di lavoro” (come da scheda servizio Naspi sul portale Inps); non quindi la decisione volontaria di non tornare al lavoro bensì l’effettiva impossibilità a tornarci, avendo peraltro la Intecs chiuso la sede aquilana per ristrutturarla e proporla in locazione (rivelando la natura immobiliarista dei vertici societari);
• chiediamo di spiegarci come mai le suddette motivazioni siano considerate “irrilevanti” dai funzionari Inps dell’Aquila e, di conseguenza, l’opzione delle 15 mensilità giudicata come rinuncia al posto di lavoro; ciò ci offende tanto quanto la calunnia di infungibilità;
• considerato il pronunciamento della sola Ordinanza provvisoriamente esecutiva, considerato il diniego al reintegro da parte dell’azienda, chiediamo di spiegarci come mai non sia possibile congelare la procedura di recupero fino a sentenza definitiva oppure fino a quando avremo percepito le nostre spettanze oppure fino a quando avremo trovato una nuova occupazione; ciò evidenziando che le somme a recupero sono complessivamente circa 200mila euro ossia una briciola rispetto al bilancio dell’Ente, mentre costituiscono la sussistenza per le nostre famiglie, attualmente in gravi condizioni economiche e di precarietà;
• chiediamo altresì di spiegarci come mai non possono essere recepite per il nostro caso le sentenze di Cassazione relative al mancato preavviso, in base alle quali la restituzione di quanto percepito deve avvenire successivamente all’effettivo pagamento delle spettanze da parte dell’azienda.

Ai Segreteri General CGIL, CISL, UIL,
chiediamo di sostenere le nostre istanze nei confronti dell’Inps e del MISE, nonché di riportare al centro delle trattative sul lavoro il valore umano. I lavoratori sono persone, mentre la gestione delle relazioni industriali, e le normative conseguenti, sembrano essere avulse dal reale contesto al quale sono applicate.

Ai Segretari Nazionali dei Partiti Politici,
chiediamo di utilizzare la nostra vicenda per riportare nell’agenda pubblica il tema del LAVORO attraverso atti e visibilità. Chiediamo inoltre di farsi promotori di politiche di semplificazione giudiziaria e di maggiore tutela nei confronti dei lavoratori, in particolare nei casi di licenziamento, situazioni in cui i dipendenti sono in posizione di estrema debolezza e di totale precarietà.
Grazie a chi vorrà dare sostegno e visibilità alla nostra situazione.

Le lavoratrici e i lavoratori ex Intecs