“Bussiciriguarda”: ex Montecatini, via i veleni ma non la storia

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Italia Nostra con le Associazioni del Comitato “Bussiciriguarda”, chiede alla Soprintendenza e al Mibact di ottenere la dichiarazione di interesse culturale per gli edifici del complesso ex Montecatini di Piano d’Orta.

Da un lato la bonifica del territorio, dall’altro la conservazione degli edifici ex Montecatini di Piano d’Orta. Viaggia su un doppio binario l’impegno del Comitato “Bussiciriguarda”. In attesa della sentenza della Cassazione del 13 marzo, che dovrà confermare o meno la sentenza di Corte d’Appello sulla bonifica dell’area da parte della Montedison, il Comitato fa sapere di aver fatto richiesta alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, al Segretariato Regionale ed alla Direzione Generale del M.I.B.A.C.T. finalizzata ad ottenere la dichiarazione di interesse culturale per i principali edifici del complesso ex Montecatini di Piano d’Orta, nel Comune di Bolognano. Gli organizzatori hanno preparato un corposo dossier inviato ai suddetti Enti, a sostegno della richiesta per la conservazione e valorizzazione di un’importante testimonianza del processo di industrializzazione della Val Pescara.

“L’insediamento – spiegano – sorto nel 1900, per lunghi anni è stato un luogo di produzione d’avanguardia nel campo della chimica e della rivoluzione agricola ed ha uno straordinario valore storico-architettonico come esempio di archeologia industriale. La prima fabbrica di concimi nacque proprio in Italia a Piano d’Orta, nel 1905 aggiungono ancora dal Comitato e fu anche uno dei primi siti italiani per la produzione di acido solforico concentrato. L’importanza di questo stabilimento nella storia nazionale è stata notevole anche nel periodo bellico, soprattutto nel primo conflitto mondiale, per la fabbricazione di esplosivi e polveri da sparo. Ora si spera di trasformare la struttura in un museo magari della chimica, procedendo di pari passo con la bonifica del sito”.

Intanto il Sottosegretario Mario Mazzocca ha dichiarato che:

“la Regione ha interesse a coltivare e valorizzare la storia del sito, così come è stato già fatto per la documentazione e la letteratura disponibile, a partire dagli edifici più significativi e anche di pregevole caratura, recuperabili come testimonianza di archeologia industriale, e non solo per ricostruire la storia di questo importantissimo sito e mantenerne la memoria evidenziandone il ruolo primario nella storia produttiva del Paese, ma anche per l’interesse a un riuso finalizzato a costruirvi in prospettiva un polo culturale/documentale”.

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