Pescara: la città ricorda i bombardamenti del ’43

Oggi, 14 settembre, Pescara ricorda le vittime dei bombardamenti che nel 43′ colpirono duramente la città.

La cerimonia in memoria delle vittime dei bombardamenti che nel ’43 colpirono Pescara, quest’anno, si tiene oggi, 14 settembre. Una data diversa dagli altri anni, in cui il 31 agosto, giorno del primo bombardamento ha segnato il passo della memoria, scelta per coinvolgere, oggi, gli studenti e gli insegnanti. I ragazzi parteciperanno attivamente al programma costruito come accade da tre anni con l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani di Pescara) per dare voce a presenze istituzionali, al ricordo dei bambini e dei giovani di allora e a chi deve continuare ad aggiungere particolari alla tela del ricordo grazie anche alla partecipazione del Florian Metateatro di pescara che sarà voce narrante dell’evento.

Il programma di oggi a Pescara

Visita al Sacrario. Si comincia dalle ore 9, con la deposizione di un omaggio al Sacrario delle vittime dei bombardamenti che si trova al cimitero Colli Madonna.

Appuntamento serale. Stasera alle 21, invece, la manifestazione prenderà il via dai resti del muro della stazione, con il saluto istituzionale del sindaco e l’inizio di un percorso che si snoderà in altre tre tappe con la voce narrante degli attori del Florian Metateatro. La seconda tappa è su Corso Vittorio Emanuele angolo via Trieste. Si conclude a Piazza della Rinascita con la proiezione di un video del regista Stefano Falco e il microfono aperto ai cittadini per testimonianze su quei giorni.

“Il primo bombardamento colpì Pescara alle 13.20 circa del 31 agosto. Fino ad allora la guerra aveva avuto un impatto indiretto sulla nostra città”, ricorda il presidente del Consiglio Antonio Blasioli. “Dalla sera stessa del 31 agosto molti Pescaresi iniziarono ad andarsene per il timore di nuove incursioni aeree. In un giorno solo, infatti, 20.000 dei 54.000 abitanti si allontanarono. Molti fecero ritorno a casa l’8 settembre all’annuncio dell’Armistizio, Pescara, però, fu presa dai Tedeschi che la occuparono il 12 settembre senza incontrare resistenza. La notizia dell’armistizio aveva portato un clima di speranza e, soprattutto, la convinzione che non ci sarebbero più state incursioni aree. Infatti, il 14 settembre la gente avvistò uno stormo di una trentina di B-24 Liberator e molti corsero in strada sventolando fazzoletti, come per salutare dei soldati ormai amici. Invece le bombe che vennero sganciate subito dopo non ricambiarono questi sentimenti. La strage più grave si verificò alla stazione ferroviaria dove la folla stava saccheggiando dei vagoni carichi di merci. Le bombe che caddero lì vicino provocarono tra i 600 e i 900 morti, nel raggio di centinaia di metri. Il risultato di questa nuova incursione, oltre alle migliaia di morti, fu quello di convincere l’80% dei Pescaresi ad andarsene di nuovo. Si trasferirono fuori città anche gli uffici pubblici: ad esempio, il Comune fu trasferito a Spoltore. Pescara divenne una città deserta. Quando gli Alleati entrarono a Pescara, nel giugno 1944 trovarono una città divisa in due tronconi, come altre volte nella sua storia. Si stimano 3.000 vittime e una distruzione degli edifici assolutamente rilevante anche su scala nazionale. Il Comitato di liberazione nazionale nominò Italo Giovannucci Commissario della città e nelle elezioni del 31 marzo 1946 questi fu eletto Sindaco dal Consiglio comunale con due compiti importanti da svolgere: rimuovere con pochi soldi le macerie dei bombardamenti e dei combattimenti, e ricostruire una comunità che aveva perduto tutto. Un compito non diverso da quello che devono affrontare oggi i Sindaci dei comuni colpiti dal terremoto. Questa ricostruzione però favorì anche l’arrivo in città di molti abitanti da tutto l’Abruzzo. E nel 1936 la città contava 52.000 abitanti. Nel 1968, con la guerra alle spalle, gli abitanti divennero 68.000 ma la rinascita non si accompagnò ad un’altrettanto sviluppo della qualità della vita”.

Il sindaco Marco Alessandrini parla di uno spirito di ripresa fortissimo della città che seppe risollevarsi e da quelle macerie avere la sua rinascita:

“Una rinascita a cui tutti presero parte e che – prosegue il primo cittadino – aveva come orizzonte la città che sarebbe divenuta poco dopo, snodo del commercio e traino dell’economia e dei servizi dell’intera regione. Nelle precedenti edizioni di Pescara ha memoria abbiamo ascoltato il racconto di tante persone, gente che ha conservato documenti, che ha cercato foto, che ha fatto di tutto per aggiungere la sua voce alle voci dei sopravvissuti, di quanti si corciarono le maniche per ricostruire. Racconti anche toccanti, perché ogni Pescarese ha perso qualcosa sotto quel cielo del 1943: un parente, un amico, una casa, una città dov’era cresciuto. La cosa davvero impressionante, però è stata la partecipazione a questa opera necessaria di costruzione della nostra memoria da parte di questi interpreti che non chiedevano altro che di riconsegnarci la loro Pescara attraverso i ricordi pur brutti della guerra e di quelle bombe. Noi continueremo a raccoglierli, a metterli insieme e ad aggiungerli al bagaglio dei nostri ragazzi, a maggior ragione adesso che la città si appresta a compiere 90 anni, in nome – conclude Alessandrini – di un futuro nuovo e capiente che dovremo costruirle per una nuova rinascita di cui Pescara ha bisogno per crescere ancora e realizzare i sogni di tutti i suoi figli”.

Sotto la locandina degli appuntamenti per il 73 esimo anniversario dei bombardamenti su Pescara

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