Falso allarme ordigni nucleari a Pescara, indagini serrate

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Proseguono le indagini per risalire all’autore della telefonata che annunciava la presenza di quattro ordigni nucleari alla stazione di Pescara. Gli inquirenti stanno vagliando le immagini della videosorveglianza nell’area da cui è partita la chiamata.

L’allarme, rivelatosi successivamente falso, ha comunque generato un grande caos attorno allo scalo ferroviario, evacuato e controllato palmo a palmo dagli artificieri e dagli uomini dei reparti specializzati. Significative anche le conseguenze sulla circolazione dei treni, andata in tilt per oltre due ore, dalle 13.50 alle 16, su diverse linee. Nella telefonata anonima si circostanziava anche la presunta ubicazione delle bombe, tra il primo e l’ottavo binario. Per identificare gli autori della telefonata gli investigatori stanno analizzando nel dettaglio sia la voce  e il modo di parlare dell’interlocutore – che dovrebbe essere italiano, non straniero come si era detto in un primo momento – che le immagini riprese nell’area da cui è partita la chiamata, a Pescara Portanuova, dalla cabina di via Conte di Ruvo, vicino al Mediamuseum.

L’autore della telefonata rischia il carcere per i reati di procurato allarme e interruzione di pubblico servizio. Ad indagare sull’accaduto sono la Digos, con Leila Di Giulio, e la Polizia ferroviaria, coordinata da Marco Di Santo. Il pubblico ministero che coordina le indagini è Andrea Di Giovanni. Al vigile che ha risposto al telefono, l’anonimo ha specificato che il materiale radioattivo proveniva da Chernobyl e che poteva “esplodere tutto da un momento all’altro”.