Vasto: Confindustria denuncia pericolosità della ciclabile di Punta Penna

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Confindustria di Chieti-Pescara denuncia la pericolosità del tracciato ciclabile della Via Verde Costa dei trabocchi nel tratto di Punta Penna a Vasto: “Trovare percorsi alternativi”.

I pericoli deriverebbero soprattutto dalle interferenze con le attività industriali e portuali nel lotto D6.

Nella nota diramata da Confindustria Chieti-Pescara e indirizzata a Regione Abruzzo, Provinciadi Chieti, Comune di Vasto, Arap e Ufficio circondariale marittimo di Vasto si legge:

“La scrivente Associazione da diverso tempo ha posto il problema della pericolosità del progetto redatto dalla Provincia di Chieti del tracciato della Ciclabile Via Verde “Costa dei Trabocchi” nel tratto di Punta Penna a Vasto.
L’idea di far coincidere in larga parte il tracciato, dall’uscita da Punta Aderci al Camping Grotta del Saraceno, con la viabilità a servizio dell’agglomerato industriale e del Porto di Vasto (via Osca) dimostra che non si sono tenute in nessuna considerazione le attività che si svolgono quotidianamente a ridosso del Porto e gli sviluppi che esse avranno dal nuovo Piano regolatore portuale, dalla realizzazione del raccordo ferroviario e della ZES.
Condivisione di tracciato stradale in sede non protetta con il traffico ordinario leggero e pesante, assenza di parcheggi dedicati, attraversamento di binari ferroviari, rotatorie, segnaletica interferente, sono solo alcuni dei fattori di maggiore rischio per i potenziali utenti della pista ciclabile.
Più volte enti preposti, come Direzione Marittima e ARAP, oltre che le imprese del posto, hanno evidenziato il problema, che però ad oggi non solo non ha avuto soluzione, ma anzi è totalmente ignorato da chi dovrebbe in primo luogo avere come obiettivo la sicurezza della mobilità di persone e merci.
Deve verificarsi qualche tragedia perché se ne abbia coscienza? Chi fruirà della ciclabile dovrà poterlo fare nella massima sicurezza e nella serenità di un tracciato gradevole e semplice da percorrere, come deve e può essere possibile.
Ipotesi di tracciati alternativi, assolutamente sicuri e meglio inseriti nel paesaggio naturale, sono state proposte e tra l’altro porterebbero anche ad un risparmio di costi. Ma sono sistematicamente ignorate.
Se queste sono le scelte, ci si chiede che senso ha lavorare per una ZES che comprenda Vasto e per lo sviluppo del Porto.
Si può e si deve lavorare perché sia affermata l’assoluta compatibilità tra le attività industriali, indispensabili per la crescita dell’economia e per l’occupazione, e le politiche di rilancio turistico e valorizzazione delle qualità ambientali dell’area.
Occorre però che ciascuno assuma le proprie responsabilità su scelte determinanti per il futuro del comprensorio vastese.
Confindustria Chieti Pescara è a totale disposizione per ridiscutere la questione e proporre tutte le possibili soluzioni alternative, sperando di trovare lo stesso atteggiamento di apertura da parte degli enti in indirizzo”.