L’Arcigay a Di Primio: “Usa Chieti per discriminare “

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Il presidente dell’Arcigay si scaglia contro il sindaco Di Primio: “Usa Chieti per battaglie discriminatorie”.

Il presidente di Arcigay Chieti “Sylvia Rivera”, Adelio Iezzi, va giù duro contro il primo cittadino di Chieti e lo fa con una nota in cui accusa il sindaco Di Primio di usare il nome della città di Chieti per sostenere battaglie, a livello nazionale, contro il riconoscimento dei diritti civili di ogni essere umano. “Questo fa, benché – puntualizza Iezzi – nessuno gliel’abbia chiesto”.

“Per gettare ulteriore benzina sul fuoco, peraltro, con un atteggiamento istituzionale ancora una volta singolare, il sindaco – prosegue il presidente Arcigay Chieti – con sua comunicazione di qualche giorno fa su carta intestata, tenta di confondere le idee e tira in ballo il concetto dell’utero in affitto, che non è assolutamente presente nel progetto Cirinnà e che, come sanno perfettamente ormai tutti, compreso il corpo elettorale di Di Primio – osserva Iezzi – costituisce una pratica cui fanno ricorso in sostanza esclusivamente le coppie eterosessuali. Nando Pagnoncelli, sin dallo scorso ottobre, con un articolo del Corriere della Sera facilmente rintracciabile in rete, ci informa che tre italiani su quattro sono favorevoli al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, ma il Sindaco evidentemente non ha ben compreso il concetto di democrazia e si ritiene rappresentante di una volontà maggioritaria che non esiste nel Paese e non esiste nella Città di Chieti. Davvero singolare. Dunque – conclude la nota – il sindaco si fa esponente di dottrine, forse pseudo religiose, iscrivendo, di forza e per sempre, il nome di Chieti negli annali della discriminazione omofoba ed incostituzionale”.

Stamani, su Facebook, la risposta del sindaco Umberto Di Primio.

“L’Arcigay  mi accusa – scrive Di Primio – di essere omofobo perché ho deciso di partecipare al family day. Se dire si ai diritti per le unioni civili, no al matrimonio gay, no all’adozione in una coppia omosessuale, no all’utero in affitto, vuol dire essere omofobo, allora sono omofobo. Forse quelli dell’arcigay dovrebbero ripassare il significato dei termini tolleranza e discriminazione. Orgogliosamente ritengo che la famiglia è quella fatta da un uomo ed una donna. Libero io di pensarla così, liberi coloro che la pensano diversamente. Così come non ho commentato parlando di ‘fango’ la manifestazione di chi è per la Cirinnà, a Chieti nemmeno un paio di decine di persone, vorrei che chi non è d’accordo con il family day facesse lo stesso.”