Marsilio: “Finalmente il personale all’Ufficio per la ricostruzione”. Incontro anche su Gran Sasso

“Grande soddisfazione per l’ingente numero di personale che la Regione Abruzzo ha ottenuto dal Commissario Legnini. Dopo quattro anni di sottovalutazione del peso della ricostruzione e dei danni subito dal sisma 2016/17”, lo ha dichiarato il presidente Marsilio. Intanto, stamani, cabina di coordinamento e di verifica circa lo stato di avanzamento degli interventi di messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso.

“Tutto ciò ha provocato un sottodimensionamento dell’organico e delle risorse economiche a disposizione per la ricostruzione con i conseguenti inevitabili ritardi, siamo finalmente riusciti ad ottenere il rispetto e la giusta considerazione per riequilibrare le risorse”

“Nei giorni scorsi con una conferenza stampa avevo rappresentato che alla luce delle domande presentate l’Abruzzo aveva diritto a una quota molto più consistente del 10% sinora riconosciuto e che il riconoscimento parziale che c’era stato nella distribuzione delle 200 unità di personale previste dal decreto sblocca cantieri non era sufficiente a compensare le mancanze degli anni precedenti. Con l’attribuzione di complessive 34 unità di personale nella nuova ultima distribuzione all’Abruzzo vengono destinate quasi ¼ delle nuove risorse, una percentuale più che doppia rispetto al peso che all’Abruzzo veniva riconosciuto a seguito degli accordi che la precedente amministrazione regionale aveva avallato.

Peraltro questa distribuzione l’abbiamo accettata con la riserva di valutare a settembre gli esiti della definitiva ricognizione del fabbisogno, perché il 31 luglio scade il termine per la prenotazione degli interventi per la ricostruzione pesante. A settembre, pertanto, potremo concludere questo faticoso lavoro che abbiamo intrapreso sin dal primo giorno in cui ho assunto la guida della Regione finalizzato a riportare l’Abruzzo a essere trattato alla pari delle altre tre regioni interessate e quindi messo nelle condizioni di poter concludere la ricostruzione”.

Intanto Questa mattina il presidente Marco Marsilio, insieme al vice presidente Emanuele Imprudente, ha presieduto la Cabina di coordinamento e di verifica circa lo stato di avanzamento degli interventi di messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso. La riunione ha permesso di fare il punto della situazione e di ascoltare dalla voce del Commissario Straordinario Corrado Gisonni lo stato di avanzamento delle attività.

“Grazie all’attività del Commissario, che la Regione ha fortemente voluto e ottenuto dal Governo lo scorso giugno, è emersa una condizione sino a ora sconosciuta – ha sottolineato il presidente Marsilio -: in particolare ci sono oltre 7 chilometri di canalizzazioni tombate sotto il tracciato autostradale non censite che non sono state mai ispezionate né sono ispezionabili in quanto da quando sono state realizzate, ormai 40 anni fa, non se ne conosceva neanche il tracciato, né forse persino l’esistenza. È stata portata avanti una complessa operazione di georadar che, senza fare scavi ma geolocalizzando la presenza di questi manufatti, ne ha individuato il percorso e i punti in cui sarà opportuno realizzare quei pozzetti di ispezione che a oggi mancano completamente. In questi giorni, il Commissario sta per assegnare la gara per fare questo lavoro. Entro marzo sarà completata, pertanto, questa preziosa indagine conoscitiva che consentirà finalmente di sapere come sono fatti gli impianti di questa infrastruttura, che è la condizione madre per poter avviare ogni successivo intervento. Alla luce di quanto appreso, possiamo amaramente concludere che fino a oggi si parlava a vanvera di come mettere in sicurezza l’acquifero del Gran Sasso poiché non esisteva neanche una sufficiente conoscenza dell’infrastruttura di cui parliamo. Nel cronoprogramma presentato stamattina entro la fine dell’anno poi si completerà anche tutta la fase progettuale che ci consentirà, tra il dicembre 2021 e il gennaio 2022, di avere finalmente la possibilità di capire quali interventi devono essere fatti per risolvere questo annoso problema. Si conferma, la scelta positiva fatta di creare un commissario, grazie alla cui attività è venuta alla luce una situazione sottaciuta a cui porre rimedio. Abbiamo infine preso atto – ha concluso il presidente della Regione Abruzzo – delle criticità rappresentate dal Commissario sulla difficoltà e la lentezza con cui il Governo sta consentendo di realizzare la struttura commissariale, a Roma non c’è neanche una sede e se il Commissario può operare è solo perché la Regione Abruzzo gli ha concesso alcune stanze dei propri uffici in comodato gratuito e nella relazione che mi accingo a inviare al Governo inserirò anche questa pressante richiesta di assistere adeguatamente il Commissario affinché possa fare fino in fondo il proprio lavoro senza ulteriori ritardi”.

La reazione del Forum H2O: “Gran Sasso, da Marsilio sensazionalismo infondato”

“Tubature “scoperte” erano note da sempre e indicate negli elaborati progettuali di costruzione del Traforo e nelle perizie della Magistratura.
Solo alcuni pozzetti erano stati tombati e non permettevano l’ispezione come spiegano le stesse carte del Commissario Gisonni. Ora sono stati ritrovati e saranno riaperti.
Nel frattempo si continua ad evitare di parlare di protezione dell’acquifero e della messa in sicurezza dei Laboratori di Fisica.

Le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal presidente Marsilio circa la “scoperta” di ben 7 km di tubature “tombate” nel Gran Sasso soffrono di quel sensazionalismo che bisognerebbe evitare nel trattare una vicenda così delicata, soprattutto se sono infondate.
L’esistenza di queste tubature è ampiamente riportata nelle relazioni dei periti della Procura di Teramo. E, già allora, non vi era stata nessuna “scoperta” ma semplicemente si riportava quanto messo nero su bianco negli elaborati del progetto del traforo così come realizzato.
Molto più semplicemente, lungo queste tubature alcuni pozzetti (i pozzetti, non la tubazione) erano stati tombati e ne rimanevano solo alcuni ispezionabili. Pertanto alcuni lunghi tratti delle tubazioni sotto al piano stradale, seppur perfettamente conosciute, non erano ispezionabili. La condotta deve essere tombata, oppure pensavano che l’acqua dovesse scorrere a cielo aperto lungo la linea di mezzeria dell’autostrada?

È, d’altro lato, quanto scrive lo stesso Commissario Gisonni nelle sue relazioni depositate presso la regione Abruzzo il 31 dicembre scorso per ottenere – finalmente, dopo mesi di inutili tira e molla per non farla – la Valutazione di Incidenza Ambientale. Progetto volto, appunto, al rifacimento dei pozzetti di ispezione che erano stati tombati e che il commissario ha ritrovato con il georadar. Un’operazione che in questi casi si fa di routine nelle strade di tutto il mondo.

Ora, capiamo che la politica è sempre alla spasmodica ricerca di elementi per corroborare la propria azione, ma servirebbe sobrietà evitando di magnificare la necessità di un commissario “straordinario” per un’operazione del genere, la ricerca di qualche tombino non più rintracciabile e l’ispezione di un sistema di condotte, attività del tutto normali in un paese civile, che arrivano per giunta a oltre due anni dalle perizie della Magistratura.
En passant facciamo notare che si continua a non parlare della protezione dell’acquifero e dei laboratori di fisica nucleare. Rifare le tubazioni è passaggio obbligato e fondamentale ma solo la protezione dell’acquifero a monte di esse potrà consentire che vi sia immessa acqua pulita”.