Omicidio Renata Rapposelli: arrestati ex marito e figlio

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Svolta nelle indagini sulla morte della pittrice di origine teatina Renata Rapposelli: arrestati l’ex marito e il figlio, Giuseppe e Simone Santoleri.

Giuseppe e Simone Santoleri, ex marito e figlio, di Renata Rapposelli, sono stati prelevati dai Carabinieri di Giulianova dalla loro abitazione prima dell’alba e sono stati rinchiusi nel carcere teramano di Castrogno. Tra le prove della responsabilità dei due, secondo gli investigatori, il fatto che la Fiat Seicento di Giuseppe Santoleri, con bagagliaio carico di cartoni e senza cappelliera posteriore, è stata ripresa due volte – in una si vede la targa – il 12 ottobre in direzione Tolentino, dove è stato ritrovato il cadavere. Il corpo senza vita di Renata sarebbe stato trasportato, secondo gli investigatori, proprio nel mezzo finito giorni fa di nuovo sotto sequestro, dopo un tentativo dei Santoleri di rottamarlo. L’omicidio della pittrice, scomparsa il 9 ottobre, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuto quello stesso giorno a Giulianova. Proprio per questo aspetto di competenza territoriale, il gip di Ancona che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per concorso in omicidio e soppressione di cadavere, ha trasmesso gli atti al gip di Teramo.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, ex marito e figlio hanno attirato Renata a Giulianova, l’hanno uccisa probabilmente per strangolamento, l’hanno avvolta nel cellophane e nel panno carta e l’hanno nascosta nel bagagliaio. Tre giorni dopo il corpo sarebbe stato trasportato nelle Marche. Per il sostituto procuratore di Ancona Andrea Laurino, il movente del delitto è economico. Renata, per un errore non percepiva la pensione delle Poste. La pensione di Giuseppe Santoleri, era di circa mille euro e a Renata, da moglie non divorziata, sarebbero spettati 200 euro al mese. Per questo motivo stava per innescare un contenzioso legale allo scopo di vedersi riconosciuta la somma.

“Dopo tanti anni sei venuta a riprendere mio padre”. Una testimone ha sentito alle 16.30 del 9 ottobre scorso Simone Santoleri, figlio di Renata Rapposelli, inveire contro la madre arrivata a Giulianova per parlare con lui e l’ex marito. Per l’accusa, l’avrebbero forse stordita e soffocata lo stesso giorno, tra le 17 e l’una di notte, perché pretendeva arretrati di 3mila euro per il mantenimento.

Arriveranno a Teramo solo nei prossimi giorni gli atti relativi al fascicolo sull’omicidio di Renata Rapposelli. Dopo la dichiarazioni di incompetenza territoriale dei magistrati di Ancona, saranno infatti necessari i tempi tecnici perché il fascicolo possa arrivare sul tavolo della Procura di Teramo, che dovrà procedere con gli adempimenti del caso. Gli inquirenti sarebbero infatti convinti che la donna sia stata uccisa a Giulianova, dove era arrivata per parlare con i familiari, e poi che il suo corpo successivamente trasportato nelle Marche.

Si svolgerà giovedì, nel carcere di Castrogno a Teramo, davanti al gip del Tribunale di Teramo Roberto Veneziano, l’interrogatorio di garanzia di Simone e Giuseppe Santoleri, figlio ed ex marito della pittrice teatina Renata Rapposelli, scomparsa lo scorso 9 ottobre da Giulianova (Teramo) e il cui cadavere fu successivamente ritrovato sul greto del fiume Chienti a Tolentino (Macerata). Questa mattina, intanto, padre e figlio hanno incontrato in carcere i loro legali e sono apparsi abbastanza tranquilli.

“In questi mesi li avevamo preparati a questa eventualità – hanno sottolineato gli avvocati Gianluca Reitano e Gianluca Carradori, che insieme all’avvocato Alessandro Angelozzi difendono Simone e Giuseppe Santoleri – trattandosi di un’ indagine per omicidio. Sono abbastanza tranquilli, per quanto si possa esserlo in una situazione del genere”. I due legali, da una prima lettura dell’ordinanza, ritengono che quest’ultima sia Per Giuseppe Santoleri, in ogni caso, i legali starebbero valutando la richiesta di un suo trasferimento in una struttura sanitaria. “Per il padre, non essendo le sue condizioni di salute compatibili con il carcere – ha detto Carradori – vedremo di chiedere il trasferimento in una struttura come quella di Villa San Giuseppe, dove è stato ad Ascoli”.”deboluccia” e “faccia acqua da tutte le parti” annunciano la volontà di fare ricorso al riesame.

Prima che venisse ritrovato il corpo della madre Renata Rapposelli, il figlio Simone Santoleri, oggi arrestato a Giulianova Lido (Teramo) con il padre Giuseppe per l’omicidio della donna e per la soppressione del cadavere, scaricò su internet la sentenza della Cassazione sul caso di Roberta Ragusa, la 44enne di San Giuliano Terme (Pisa) scomparsa da casa tra il 13 e il 14 gennaio 2012: il marito della Ragusa Antonio Logli è stato condannato in primo grado a 20 anni di carcere per averla uccisa e averne distrutto il cadavere. Il corpo della 44enne non è stato ritrovato. La Cassazione però aveva annullato il proscioglimento di Logli che poi è stato ritenuto colpevole e dovrà affrontare il processo d’appello il 18 marzo prossimo. Il caso potrebbe avere analogie con quello della pittrice, secondo l’accusa uccisa il 9 ottobre a Giulianova, il cui cadavere era stato rinvenuto il 12 novembre sulla riva del fiume Chienti a Tolentino (Macerata). ‘Chienti’ è un’altra parola che salta fuori da una delle ricerche compiute sul web da Simone Santoleri in quel periodo. Nel corso di una conferenza stampa, oggi la Procuratrice reggente di Ancona Irene Bilotta ha ipotizzato che padre e figlio abbiano cercato di gettare il corpo in acqua senza riuscirci per la particolare morfologia dell’argine: il cadavere, avvolto nel cellophane e coperto da cartoni, sarebbe stato trasportato lì con la Fiat Seicento di Giuseppe Santoleri inquadrata da telecamere verso le 11,15 del 12 ottobre: in una rotatoria a Porto Sant’Elpidio (Fermo) – si vede la targa – e poi a Morrovalle (Macerata) sulla Statale per Tolentino.