Emergenza neve, “si può ancora lavorare sulle montagne abruzzesi”?

 

Emergenza neve, “si può ancora lavorare sulle montagne abruzzesi”?. E’ quanto si domandano alcuni cittadini residenti nei comuni montani della nostra regione in una nota che pubblichiamo integralmente. I tre abitanti e residenti a Roccacaramanico (Federico Ippoliti, Sarah Gregg, Bruno Petriccione). 

Breve cronistoria. Dal 16 al 19 gennaio scorsi nevica ininterrottamente, per quattro giorni, a Roccacaramanico, a 1100 metri di quota, come in molte zone dell’Abruzzo. Nel piccolo borgo si accumulano due o tre metri di neve.

A complicare le cose, dal 18 gennaio si interrompe l’erogazione dell’energia elettrica (che tornerà solo il 23 gennaio, dopo cinque giorni) e dal 19 anche le reti di telefonia mobile non funzionano più. I pochissimi (tre) abitanti e residenti sono tranquillamente in grado di far fronte alla situazione, equipaggiati e pronti ad eventi di questo tipo: il cibo non manca, l’ottima acqua della Majella è sempre abbondante, la legna assicura il riscaldamento, l’impagabile tranquillità e la compagnia dei loro numerosi amici (animali domestici e selvatici) rende gli abitanti felici ed orgogliosi di una scelta apparentemente estrema ma in realtà in linea con un modello di vita molto più naturale ed equilibrato di quello delle città.

Il 21 gennaio l’Amministrazione Comunale di Sant’Eufemia a Majella raggiunge faticosamente il borgo con una motoslitta, assicurando il rifornimento di pane, latte e pasta ai tre abitanti: gesto molto gradito, anche se non necessario (le scorte di generi di prima necessità erano ancora ben lungi dall’esaurirsi).

Il 22 gennaio, mentre i tre indomiti montanari spalano la neve per uscire di casa e disseppellire le loro auto coperte da due metri di neve, giunge improvvisa la notizia di un’ordinanza di evacuazione della frazione di Roccacaramanico e di divieto di accesso a chiunque nella fascia pedemontana del Comune, appena firmata dal Sindaco, che li costringe a scendere a valle, a Sant’Eufemia, per un presunto “rischio valanghe” (comunicato in modo generico dalla Prefettura di Pescara) e per la temporanea chiusura al traffico veicolare della strada provinciale n. 70 di accesso al borgo (ordinata dalla Provincia di Pescara tre giorni prima a causa della presenza di neve e della possibilità di slavine).

La comunicazione della Prefettura, del 21 gennaio, si limita a trasmettere il bollettino METEOMONT dello stesso giorno, pregando i Sindaci di Farindola e di Sant’Eufemia a Maiella (perché solo quelli?) di “voler adottare le misure di vigilanza necessarie”. Nel bollettino METEOMONT il grado di pericolo valanghe è stimato per tutti i comprensori montani abruzzesi in “Forte 4”, senza peraltro alcun dato puntuale ai due Comuni interessati, in quanto il rilevamento non era stato effettuato nel relativo giorno. Secondo la “Scala Europea del pericolo valanghe” adottata dal Servizio METEOMONT, il grado “Forte 4” corrisponde ad un probabile distacco di valanghe “già con debole sovraccarico (ad es. singolo sciatore, escursionista senza sci, etc.) su molti pendii ripidi”.

Il 23, giorno seguente all’evacuazione, i nuovi rilevamenti METEOMONT effettuati direttamente nel campetto di Sant’Eufemia a Maiella confermano il grado “Forte 4”, precisando però che tale valutazione è di carattere generale, e in particolare relativa ai versanti della Majella e del Morrone particolarmente acclivi e privi di ostacoli naturali. La nota METEOMONT comunica anche che nel caso della zona dell’abitato di Roccacaramanico e del versante a questo sottoposto (ove insiste la SP 70) il grado di pericolo valanghe si può valutare in “Marcato 3” (corrispondente ad un “possibile distacco di valanghe con debole sovraccarico soprattutto sui pendii ripidi indicati”). Il Sindaco, di conseguenza, insiste con la Prefettura e la Provincia perché venga disposto l’impiego di mezzi idonei a rispristinare la viabilità tra Sant’Eufemia e Roccacaramanico, compromessa di uno spesso strato di neve.

Il 25, ancora, i nuovi rilevamenti METEOMONT effettuati direttamente nel campetto di Sant’Eufemia a Maiella, pur confermando il grado “Forte 4”, precisano però che la tendenza è verso la diminuzione del pericolo di valanghe. La nota METEOMONT comunica anche che nel caso della SP 487 che conduce da Sant’Eufemia a Maiella alla SP 70 per Roccacaramanico, il grado di pericolo valanghe si può valutare in “Marcato 3”.

Lo stesso giorno, l’esito di un sopralluogo di esperti tecnici previsori inviati dalla Commissione valanghe della Regione indica che in tutta l’area della SP 70 il rischio valanghe è molto basso. Il 26, infine, il Sindaco revoca parzialmente la propria ordinanza del 22, relativamente al solo stato di evacuazione del borgo di Roccacaramanico. Ad oggi, 28 gennaio, nonostante i reiterati tentativi del Sindaco, che si susseguono ormai da una settimana, la Prefettura non autorizza ancora la Provincia ad impiegare i suoi mezzi (disponibili a pochi chilometri dalla zona) per rispristinare la viabilità tra Sant’Eufemia e Roccacaramanico.

Considerazioni

Indipendentemente dal caos generato dalla tragedia di Rigopiano, dalle abbondanti precipitazioni nevose e dalle interruzioni di energia elettrica nelle istituzioni regionali e provinciali preposte a fronteggiare emergenze di protezione civile, questa esperienza ha prodotto i seguenti danni:

  • Cittadini ben attrezzati per abitare in una zona di montagna in tutta sicurezza hanno fatto le spese dell’inefficienza, dell’incapacità e dell’irresponsabilità delle istituzioni preposte a garantire invece l’ordinato svolgersi della loro vita;
  • Gli stessi cittadini sono stati privati delle loro inviolabili libertà al domicilio ed alla libera circolazione (artt. 14 e 16 della Costituzione), comprimibili solo attraverso il bilanciamento con il diritto alla sicurezza (che in questo caso pare proprio non sussistere), con relativi gravi danni morali e psicologici;
  • Agli stessi cittadini è stato impedito di svolgere le loro normali attività di lavoro, con grave danno economico;
  • Questa esperienza scoraggerà altre persone dal “ripopolare” i piccoli borghi di montagna degli Appennini e quelle ivi residenti ad intraprendere attività da svolgere sul posto, in particolare quelle orientate ad un turismo di qualità, in quanto pesantemente penalizzate da politiche miopi e particolaristiche che puntano ad una loro valorizzazione soltanto per quella forma di turismo nota con il termine “mordi e fuggi”.
  • A mancare, inoltre, risulta essere il concetto di sistema, elemento fondamentale per dar luogo ad un’offerta turistica integrata in grado di generare alti livelli di soddisfazione della clientela. Non è possibile, infatti, far a meno della sinergia e cooperazione tra settore pubblico e privato, settori che, solo tramite una collaborazione sistemica potrebbero dar luogo ad un prodotto turistico in grado di migliorare l’indotto economico locale e accrescere la notorietà e la valorizzazione del sito e dell’intero Abruzzo.

 

 

 

 

 

Fabio Lussoso: