L’Aquila, l’ex rettore Di Orio in carcere a Rebibbia

L’ex rettore dell’università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, 71 anni, è rinchiuso nel carcere di Rebibbia a Roma in seguito alla condanna definitiva a due anni e sei mesi di reclusione inflitta dalla Suprema Corte di Cassazione con l’accusa di induzione indebita nei confronti del professore dello stesso Ateneo Sergio Tiberti.

I giudici supremi, a metà dello scorso mese di giugno, hanno ritenuto inammissibile il ricorso presentato dall’ex senatore di centrosinistra, confermando la pena della Corte di Appello di Roma. Sulla reclusione dell’ex rettore in queste settimane c’è stato il più stretto riserbo: la conferma della carcerazione emerge dalla notifica, da parte della della corte di Appello di Roma, della prima udienza, fissata per il prossimo 22 novembre, del processo nell’ambito del quale il rettore, insieme all’ex sindaco di Antrodoco (Rieti), Maurizio Faina, è stato condannato a 4 mesi con l’accusa di abuso d’ufficio nell’ambito di una operazione di trasferimento, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, di alcune sedi universitarie nel comune reatino. L’atto, inviato anche all’associazione professori, difesa dall’avvocato Felice Cantaro del foro di Roma, è stato notificato in carcere il 31 luglio scorso. L’ex rettore, per una decina di anni a capo dell’Ateneo, è stato tradotto a Rebibbia, un carcere definito difficile, sia pure in presenza di una pena inferiore ai tre anni, per la recente legge “spazzacorrotti”, che per condanne legate a reati del genere, tecnicamente prevede l’arresto immediato con la detenzione in carcere, anche per gli imputati con più di 70 anni. Sulla norma è in corso un dibattito, serrato, che coinvolge anche la Corte Costituzionale, in particolare sull’applicazione retroattiva o meno della legge. I legali di Di Orio, Guido Calvi, del foro di Roma ex componente del Csm, e Mauro Catenacci, del foro di Avezzano (Avezzano), hanno presentato istanza per una mitigazione della pena, tra cui i domiciliari oppure i servizi sociali. Di Orio in un procedimento civile dovrà risarcire Tiberti. In primo grado, l’ex rettore era stato condannato a tre anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici per aver indotto Tiberti, con il quale in passato aveva avuto buoni rapporti, a consegnargli denaro non dovuto oltre a regali anche molto costosi per diverse decine di migliaia di euro. Tra i due si è innescato un duro contenzioso giudiziario. In appello la pena era stata ridotta di sei mesi perché, come ha sottolineato il difensore del docente, Giorgio Tamburrini, del foro di Roma, alcuni reati sono andati prescritti. Dopo la condanna in primo grado l’ex rettore era stato sospeso dall’insegnamento di storia della Medicina e dallo stipendio per via della legge Severino.