Tutelare gli edifici storici di Pescara

Tutelare gli edifici storici di Pescara. Da molto tempo le associazioni ambientaliste richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica sulla mancanza di strumenti amministrativi di tutela sugli edifici storici, dopo che alcuni ricorsi al TAR hanno vanificato la Variante di Salvaguardia al PRG, ultimo atto di un lungo iter, approvato alla fine della consiliatura Mascia. Purtroppo, essendo prese d’assalto le zone di pregio, le sole economicamente valide ed esclusive, nei giorni scorsi è stata demolita Villa Napoleone, un edificio del 1960 in zona Riviera Nord.

Con la mancanza di tutele, si legge in una nota a firma delle associazioni ambientaliste, sono tornati a rischio imminente di demolizione edifici importanti, quali Villa Agresti dell’architetto Paride Pozzi, sulla Riviera Nord, esempio di architettura moderna da salvare, costruita nello spirito del piano regolatore postbellico dell’architetto Luigi Piccinato, che prevedeva un rapporto di continuità panoramica tra il litorale e le catene montuose alle spalle della città.

Le varie demolizioni di edifici d’epoca cancellano per sempre la memoria storica, ma anche i giardini di pertinenza, il poco verde rimasto in città, così che le nuove volumetrie invadono le ultime aree libere. Al contrario di quanto viene dichiarato da chi oggi sostiene il devastante aumento del 50% dell’altezza degli edifici – cioè l’aumento di cubatura per lo sviluppo della cosiddetta “città verticale” – si andrebbe a consumare inutilmente anche lo spazio, ciò che di libero è rimasto nella percezione della città. Oltre ai problemi di statica che inevitabilmente si creerebbero sopraelevando di molti livelli gli edifici esistenti, come insegna il caso del recente crollo di un palazzo avvenuto a Roma nel quartiere Flaminio. Il rilancio dell’economia non si risolve in un lauto premio economico dato solo a pochi imprenditori, soffocando gli interessi socio-ambientali e di pubblica incolumità di un’intera cittadinanza.

Casa Cirillo, di proprietà De Cecco, un edificio angolare novecentista dell’ingegner Attilio Giammaria rischia di essere demolito per lasciare il posto ad un edificio multipiano (come già accaduto nel 2007 con la sostituzione di un bell’edificio anni ‘30 in via Firenze ad angolo con via Genova, della medesima proprietà). L’argomento per cui la licenza edilizia di Casa Cirillo ne daterebbe la realizzazione al 1947 non sminuisce affatto il valore architettonico, né il garbo con cui la struttura si inserisce nel contesto di via Umbria.

Altri edifici, come Villina Maria Teresa, primo manufatto costruito a seguito del piano di urbanizzazione della Pineta dannunziana del 1911 ad opera dell’ing. Antonino Liberi, ormai sottoposto a vincolo, attende da anni importanti opere di restauro.Villa Clemente, sulla Riviera nord, pur vincolata e “salva”, attende un restauro dopo decenni di incuria e tentativi di demolizione (per anni si è tentato anche di sostenere che fosse una dimora “maledetta”).

Il caso emblematico del villino del 1926, demolito in via Primo Vere nella pineta dannunziana, al cui posto sta sorgendo una palazzina di quattro piani completamente diversa dalla norme del PRG – sottozona B1 conservazione- dal 2003 è tuttora oggetto di sequestro e di  processi penali, a seguito di denunce delle Associazioni Italia Nostra e Comitato Abruzzese del Paesaggio, costituitesi parti civili, le quali  chiedono il ripristino dello stato dei luoghi e la demolizione dell’abuso edilizio, a tutela del paesaggio e dell’ambiente storico-architettonico circostante.

Altro elemento di forte contrasto con il paesaggio marino, è rappresentato dalla Caserma della Finanza: cinque piani di cemento armato per tutto il fronte del mare, per la quale anche il Genio civile aveva espresso parere contrario; ma non si sa se il blocco sia dovuto anche ad un intervento della Soprintendenza alle Belle Arti ed al Paesaggio.

A peggiorare la situazione, resta il fatto che nelle immediate vicinanze, accanto all’ex Cofa, pare sia stata concessa dal Comune la licenza per il noto progetto denominato Pescaraporto, per procedere alla realizzazione di tre palazzi alti 21 metri direttamente sull’arenile: Un corridoio di bel vedere”?

Alcune strutture attendono di essere demolite, come il cosiddetto “Palazzo Michelangelo”, che deturpa un tratto della Riviera nord, ma anche i vari abusi riscontrabilinelle strutture di alcuni stabilimenti balneari, tra i quali “Les Paillotes” e “Il Granchio”: in questo caso i balneatori attendono provvedimenti di condono che l’Amministrazione comunale pescarese pare interessata a concedere, recependo una legge regionale, ma che purtroppo costituirebbero l’ennesima legalizzazione di abusi, e forse la definitiva perdita di rapporto tra cittadini, turisti e mare…

C’è poi caso della Filanda Giammaria, recentemente demolita, per la quale molte associazioni si battono per cercare di recuperare la parte del complesso ancora esistente con la ricostruzione di un edificio a uso pubblico che ricordi la Filanda stessa. La Regione si è impegnata a trovare un sito alternativo al costruttore per il suo intervento edilizio, ed a finanziare un’opera pubblica di valore culturale che ravviverebbe un intero quartiere, densamente abitato. Anche qui il Comune è lento nelle decisioni, non si pronuncia e c’è il rischio che tra poco l’ultimo ricordo della Filanda scomparirà nell’indifferenza dell’opinione pubblica.

A contrastare questa situazione a dir poco sconfortante, le Associazioni ambientaliste: Ville e Palazzi dannunziani, Italia Nostra,Comitato Abruzzese del Paesaggio, Mila Donnambiente, Ecoistituto Abruzzo, Con.Al.Pa., Fai hanno promosso varie iniziative di valorizzazione del patrimonio ambientale: in particolare la piantumazione di pini (avvenuta a dicembre durante la mostra “Le radici del futuro”, nell’ambito della manifestazione “Dal Villino Geniola all’Aurum”), e piante autoctone come il “Giglio delle dune”, creando così sull’arenile micro isole dunali, con la collaborazione dei balneatori per un nuovo tipo di turismo ecocompatibile ed al passo con i tempi.

Le associazioni chiedono a gran voce al Comune di Pescara di riprendere lo strumento della Variante di Salvaguardia per porre sotto tutela una parte importante della Città, scampata alle devastazioni del tempo e delle speculazioni, e desiderano proseguireil dibattito recentemente aperto da Italia Nostra per rendere sensibile la cittadinanza ai problemi di conservazione e sulle opportunità economiche di una città finalmente sostenibile.

SALVAGUARDIAMO LA “BELLEZZA”, IL PAESAGGIO, IL MARE: PROMUOVIAMO IL TURISMO A PESCARA.

Italia Nostra, FAI, Ville e Palazzi dannunziani, Comitato Abruzzese del Paesaggio, MilaDonnambiente, Ecoistituo Istituto Abruzzo, CON.AL.PA.

Fabio Lussoso: