Sanità in Abruzzo: prima udienza del processo per i tetti di spesa

Prima udienza dibattimentale  stamane al tribunale di Pescara del processo sui tetti di spesa alle cliniche private, della Regione Abruzzo, relativi al 2010 che vede imputate 5 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Gianni Chiodi e l’ex assessore alla sanità Lanfranco Venturoni.

Sono stati proprio Chiodi e Venturoni a rinunciare alla prescrizione, tanto da determinare, in apertura di udienza, davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine, la richiesta del Pm Andrea Papalia di separare le altre posizioni relative agli imputati Giovanna Baraldi, in qualità di ex sub commissario alla sanità e ai tecnici dell’Agenzia Sanitaria Regionale Francesco Nicotra e Lorenzo Venturini, per i quali, il prossimo 8 maggio, si terrà l’udienza nella quale verrà formalizzata l’avvenuta prescrizione dei reati che, ricordiamo, vanno, a vario titolo, dal falso, alla violenza privata e all’abuso d’ufficio. Concordi le parti a condizione che resti integra la questione  relativa all’ammissibilità delle prove.

Definito questo passaggio, l’udienza ha preso il via con la deposizione del principale teste d’accusa, l’imprenditore della sanità, all’epoca dei fatti presidente regionale Aiop e a capo del gruppo Synergo, Luigi Pierangeli, il quale, su invito del Pubblico Ministero, ha ripercorso l’intera vicenda. E’ stato, intanto, contestualizzato il periodo storico di una Regione alle prese con la ferita ancora aperta di Sanitopoli ed il terremoto del 2009, in un regime, peraltro, di assoluta necessità di rientro dalla situazione debitoria in cui continuava a versare la sanità in Abruzzo. Subito dopo si è tratteggiato l’operato del commissario governativo Redigolo che aveva comunque prodotto alcune delibere dettando nuovi tetti di spesa, rimodulato le tariffe e tentato di riequilibrare le distanze tra mobilità passiva ed attiva, a vantaggio di quest’ultima.

Con la carica di commissario che passa nelle mani di Gianni Chiodi e quella di sub commissario a Giovanna Baraldi, la situazione cambia. Intanto, nonostante gli accordi presi tra le cliniche private e l’assessore all’epoca alla Sanità Lanfranco Venturoni il quale si era impegnato a fornire, nel dettaglio, i dati circa le prestazioni, gli imprenditori non riescono ad accedere a queste importanti informazioni. In un contesto di totale incertezza e di una serie di altri accordi o promesse disattese, si giunge ad una sorta di “out-out” nell’aprile del 2010, quando i rappresentanti della sanità privata vengono costretti a firmare il contratto, rischiando, in caso contrario, non solo la sospensione dell’accreditamento, ma addirittura anche la ridistribuzione del budget alle altre cliniche. Messi alle strette gli imprenditori firmano, e dopo qualche giorno si vedono magicamente sbloccare il pagamento dei crediti fino ad allora congelati. Cambiano anche, secondo quanto riferito in aula stamane, i criteri per quel che riguarda la mobilità attiva e quella passiva con anomali vantaggi, specie per patologie come quelle legate ad ortopedia e chirurgia cardiovascolare, ad imprenditori che operano fuori dalla Regione, in particolare Ettore Sansavini del Gruppo Villa Maria, con il quale, poi si è scoperto, la Baraldi aveva fattivamente collaborato.

Pierangeli tornerà in aula il prossimo 31 gennaio per l’esame diretto delle parti civili e degli avvocati difensori degli imputati.