Raddoppio ferrovia Pescara-Roma, Comferr chiede aiuto alla politica

All’auditorium Cianfarani di Chieti oggi il Comferr ha incontrato parlamentari e politici locali sulle “criticità” relative alla velocizzazione della ferrovia Pescara-Roma

È tornato ad evidenziare le criticità del progetto di Rfi di velocizzazione della linea ferroviaria a Roma-Pescara, ribadendo di non essere contrario all’opera ma chiedendo un’alternativa, il comitato ‘Comferr’ sorto nei mesi scorsi fra la contrada Brecciarola di Chieti e Manoppello, che questa mattina ha tenuto un’iniziativa pubblica a Chieti, a cui sono stati invitati tutti i politici abruzzesi, dai parlamentari agli amministratori locali.

“Noi non siamo contrari all’opera ma chiediamo di migliorarla per quanto riguarda i tracciati e migliorare anche la vivibilità di quelle zone che oggi sono penalizzate dall’attraversamento della linea ferrata, quindi un’opportunità anche per questi territori quest’opera che si realizzi ma che porti un benessere per i prossimi cento anni, questo è l’obiettivo” – ha detto Gianni Di Labio di Comferr. Il quale, quanto alle criticità dell’intervento ha sottolineato: “Per noi sarà come un vero e proprio terremoto e avrà uno sciame sismico che non terminerà più, attraversare i centri urbanizzati delle zone della contrada di Brecciarola e Manoppello porterà disagio a tutta la
collettività, al di là di tutti abbattimenti delle case che verranno fatte fuori, ma il vero problema è di chi resta, di chi vive quella contrada, saremo separati in casa con gli amici che stanno dall’altra parte della ferrovia, e poi ci saranno le altre difficoltà legate alla rumorosità, il rischio che ci potrebbe essere in caso di deragliamento perché gli incidenti purtroppo accadono. E con un treno che transita a 100 chilometri orari in una zona altamente abitativa, cosa può succedere se c’è un deragliamento? Questo perché Rfi Ferrovie dello Stato ha permesso da 60 anni a questa parte di costruire ai bordi della ferrovia, quindi il problema è stato già a monte. E se loro
dovessero attuare le norme per cui le abitazioni dovrebbero stare a trenta metri dalla linea ferrata, non saranno 83 gli edifici da abbattere, ma 500-600. E quindi di fronte a questo noi chiediamo un’alternativa – ha concluso Di Labio: ci dipingono come il comitato del no, noi non siamo il comitato del no ma un comitato che vuole ottenere un progetto che sia qualificante e qualificato. Soluzioni ci sono, gli ingegneri si mettessero sotto a lavorare”.