Pescara: si è spento don Palmerino Di Sciascio

Si è spento a 93 anni don Palmerino Di Sciascio, fondatore della parrocchia della Beata Vergine Maria del Rosario a Pescara.

I funerali saranno celebrati mercoledì 15 luglio, alle ore 10, nella chiesa di via Cavour dall’arcivescovo Tommaso Valentinetti.

Lo scorso anno don Palmerino aveva festeggiato 70 anni di ordinazione sacerdotale e l’arcivescovo della diocesi di Pescara-Penne Tommaso Valentinetti aveva celebrato una messa in occasione dell’anniversario del primo parroco della Beata Vergine Maria del Rosario, importante parrocchia di Pescara nord.

Don Palmerino ne era stato il fondatore, il 7 dicembre del 1951, e lì era stato ininterrottamente parroco per 56 anni. Nel 2019 aveva anche ricevuto il Ciattè d’Oro, onorificenza che viene assegnata dal Comune di Pescara a personalità che hanno dato lustro alla città.

Don Palmerino era nato a Guardiagrele il 18 luglio di 93 anni fa ed era entrato in Seminario a Chieti all’età di 11 anni. Era stato ordinato sacerdote nel 1949, dopo essere stato costretto a sospendere gli studi durante la guerra, ed era stato assegnato a Pescara dove era stato insegnante di religione alle scuole medie e al Liceo classico. Successivamente si era laureato in Diritto canonico e civile ed aveva assunto il titolo di avvocato rotale.

Nel frattempo l’infaticabile sacerdote aveva seguito il progetto che ha portato alla realizzazione dell’attuale chiesa della Beata Vergine Maria del Rosario. I lavori avevano avuto inizio l’8 maggio del 1956 e l’apertura al culto c’era stata il 22 dicembre dell’anno successivo.

Don Palmerino molti anni dopo la ricordava ancora come “La cosa più bella che mi resta. Una parrocchia di nobili di cuore, che ho tirato su per il popolo che mi ha apprezzato e mi ha voluto bene”.

Nella sua lunga esperienza di parroco, ha vissuto sotto i tre episcopati dei vescovi Antonio Iannucci, Francesco Cuccarese e Tommaso Valentinetti. Nel 2007 c’era stato l’avvicendamento con il suo successore don Rodolfo Soccio, ma don Palmerino  non aveva mai smesso di collaborare con la sua amata parrocchia e concelebrava con il parroco, don Battista Arena, la messa pomeridiana delle 17.30.

Il sindaco Carlo Masci, in una nota, scrive che “La scomparsa di don Palmerino Di Sciascio addolora l’intera città di Pescara che lo ha visto protagonista per decenni e ne ha saputo conoscere e apprezzare le qualità di sacerdote e di uomo. Il suo nome la sua opera di religioso sono profondamente legati alla chiesa della Beata Vergine Maria del Rosario che lui stesso volle agli inizi degli Anni ’50 nel cuore di Piazza Duca degli Abruzzi e che da subito è diventata luogo di aggregazione, non solo per il culto, ma anche per un senso diffuso di socialità.

Don Palmerino svolgeva la sua missione pastorale anche nelle scuole, sia nelle vicinissime elementari di via Cavour, sia alle medie, sia al Liceo Classico. Si è dedicato agli altri, sempre con dedizione e con instancabilità. Per i giovani di più generazioni è stato un punto di riferimento di formazione cristiana, per gli anziani ha rappresentato il sacerdote del conforto e della buona parola. La sua profonda cultura, spesa in ambito teologico e giuridico, ha saputo indirizzarne l’azione pastorale e quella di guida della comunità. Ha voluto che la sua chiesa fosse un luogo aperto a tutte le manifestazioni del sociale, dal cinema parrocchiale al teatro, dai concerti agli incontri culturali, facendola crescere anche nelle dimensioni e nel diversificato spirito di servizio. Non mancava di celebrare ogni giorno e fino a poco fa la Santa Messa pomeridiana, assieme a don Battista Arena che aveva raccolto il testimone del suo percorso di fede.

La città di Pescara lo scorso anno ha reso omaggio a don Palmerino assegnandogli il Ciattè d’Oro, proprio in riconoscimento della sua opera di apostolato e di vita intesa in tutte le sue declinazioni. Per Pescara è stato un’istituzione non solo in ambito religioso. Ha lasciato detto che la chiesa della Beata Vergine Maria del Rosario era una parrocchia di nobili di cuore, che ho tirato su per il popolo che mi ha apprezzato e che mi ha voluto bene. Di lui ci resta un ricordo affettuoso proprio per il bene che ci ha voluto e gli abbiamo voluto“.