Sci: riapertura Campo Felice, nuovo appuntamento al 5 marzo

Slittata al 5 marzo la riapertura degli impianti sciistici di Campo Felice (L’Aquila), il direttore della stazione prova a guardare avanti confidando nell’abbondanza del manto nevoso e nei ristori.

 

Nell’anno dell’abbondanza di neve, i gestori degli impianti sciistici sono costretti a fare i conti con il Covid, conti che al momento li vedono in devastante perdita. Qualcuno però prova a guardare oltre con un pizzico di fiducia, nonostante l’ennesimo slittamento della data di apertura, che doveva essere il 17 febbraio e che ora è stata fissata al 5 marzo. Vuole privarci, per esempio, Gennaro Di Stefano, direttore della stazione invernale di Campo Felice e sindaco di  Rocca di Cambio (L’Aquila), Comune più alto dell’Appennino metri con i suoi 1434 metri.

“Proviamo a riaprire, – dice Di Stefano – si può fare un mese abbondante, vista la tantissima neve caduta e se ci saranno belle giornate: ma la stagione è compromessa, apriamo per dare un servizio, a cominciare da chi ha comprato la stagionale, ai quali comunque ristoreremo il ticket annuale, speriamo, il prossimo anno”.

Di Stefano chiede sostegni e ristori sia alla Regione sia al Governo e annuncia che, insieme ai responsabili delle stazioni di Roccaraso, di Ovindoli e di Passo Lanciano, si sta muovendo per avanzare richieste finalizzate a non chiudere i battenti.

“Ci sono stati incontri con il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, per verificare come agire, riaprire e avere sostegni – spiega il dirigente della stazione gestita dalla famiglia Lallini – Il 5 marzo, se non ci fanno un’altra sorpresa rinviando a poche ore dalla scadenza, riapriremo, ma siamo preoccupati per il futuro: se non arrivano ristori importanti è a rischio la sopravvivenza delle aziende invernali con tante famiglie che rimarranno senza lavoro”.

Sulla questione della riapertura degli impianti si sta consumando anche una diatriba all’interno del nuovo governo. Ieri l’addio definitivo allo sci 2021 (oltre 10 miliardi in fumo) lo aveva dato il neoministro del Turismo, Massimo Garavaglia, parlando di “stagione finita” e sollecitando l’indennizzo dei danni. Garavaglia ha anche citato il “mancato rispetto per i lavoratori della montagna” in relazione all’ordinanza con cui il ministro della Salute Roberto Speranza aveva di fatto fermato la stagione. Lo stesso Speranza ha poi replicato: “Mai fatto polemiche in questi mesi. E non ne faccio ora. Dico solo che la difesa del diritto alla salute viene prima di tutto”. Alla contestata decisione del ministero della Sanità, che ha stoppato l’apertura dello sci amatoriale a poche ore dalla programmata riattivazione degli impianti, si aggiunge anche la rabbia dei territori.

In generale, la chiusura degli impianti anche nell’ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti sull’intera economia del turismo invernale che, secondo la Coldiretti, ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.