Sulmona si ferma per piangere l’addio ad Emanuele Anzini

“Quelle maledette 2:53 hanno portato via un pezzo del mio cuore. Purtroppo non ti ha salvato l’esperienza, ma ti ha ucciso l’ignoranza. E per questo combatterò, anche perché il mio sogno è quello di entrare nell’esercito”. Quando Sara, la figlia 19 enne dell’appuntato scelto Emanuele Anzini, ha pronunciato queste parole è stato impossibile per le centinaia di persone presenti al rito funebre trattenere le lacrime.

Una cattedrale, quella di San Panfilo a Sulmona, che a stento ha contenuto le centinaia di persone semplici sedute accanto alle massime autorità civili e militari.

Con le lacrime agli occhi, la giovane ha ricordato la figura del padre che avrebbe voluto avere più spesso vicino. “Papà ti cerco ma non ti trovo se non in un’immagine nella mia mente con i tuoi occhi che mi guardano e ammirano la donna che sono diventata. Sono fiera di te e spero tu lo sia di me”.

La bara avvolta nel tricolore è arrivata alle 15 in punto nel piazzale della cattedrale di San Panfilo: l’ingresso in chiesa è stato scortato da sei carabinieri in alta uniforme. Subito dietro la bara il dolore dei familiari, la figlia, la madre e sorella.

“Oggi a Sulmona abbiamo dato l’ultimo saluto all’Appuntato Scelto Emanuele Anzini che ha perso la vita la scorsa notte mentre svolgeva servizio nella provincia di Bergamo. Emanuele proprio oggi avrebbe compiuto 42 anni. È stata forte la commozione nel sentire le parole della figlia Sara, orgogliosa del padre che indossava l’uniforme dei Carabinieri. Non ci sono parole per alleviare il suo dolore, quello dell’anziana madre Eleonora, della sorella Catia, della compagna Susi e di tutti i suoi affetti più cari. Oggi li ho stretti forte in un commosso abbraccio insieme al Comandante Generale Giovanni Nistri. Le Istituzioni, l’Arma dei Carabinieri sono e saranno per sempre accanto a voi!”, lo scrive il Sottosegretario di Stato alla Difesa oggi presente ai funerali.

A rendere omaggio al carabiniere caduto il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e il generale Giovanni Nistri, comandante supremo dell’Arma dei carabinieri. Nistri a conclusione della cerimonia religiosa, officiata dal vescovo di Sulmona, Michele Fusco, ha preso la parola ricordando la figura del militare e dell’uomo che si è speso sempre per gli altri. “Lele come lo chiamavano i suoi colleghi non è stato né un santo né un eroe, ma un ragazzo per bene”, ha sottolineato il generale. “Lele era l’uomo delle scelte. A 20 anni ha fatto una scelta che a quell’età non tutti fanno, ha fatto una scelta di donarsi allo Stato alla Nazione, ai cittadini. Ha fatto la scelta di essere un volontario della croce rossa. Alle 2:53 dell’altro ieri ha fatto un’altra scelta, la scelta definitiva, la scelta che fa capire che uomo, che militare che ragazzo era Lele. Lui e il suo collega, Emanuele come lui, hanno deciso di fare il proprio dovere. Hanno deciso di fare un controllo, per garantire la sicurezza di quelle popolazioni. Facendo quella scelta ha trovato il suo destino. A me piace dire che questo è Emanuele. Il suo esempio sarà una guida per tutti noi. Se c’è da chiudere questo intervento lo chiude con un grazie ad Emanuele Anzini, grazie perché ci ha ricordato la gravosa e difficile bellezza di essere un carabiniere, la difficile e gravida bellezza di dedicare la propria vita agli altri”.

Nato il 18 giugno 1977, Anzini era nell’Arma da vent’anni, prima alla stazione di Piazza Brembana e dal 2006 al nucleo radiomobile di Zogno. L’investitore è accusato anche di omissione di soccorso con fuga e resistenza a pubblico ufficiale: lo scorso gennaio gli era già stata ritirata per un mese la patente per eccesso di velocità, mentre lo scorso novembre era stato denunciato per essersi allontanato dopo un incidente con feriti lievi. Nelle prossime ore sarà interrogato in carcere.

LA TRAGEDIA NEL BERGAMASCO – Il turno di notte di pattugliamento delle strade bergamasche si è trasformato in tragedia per un carabiniere di origini abruzzesi ma che lavorava da vent’anni in provincia di Bergamo: l’appuntato scelto Emanuele Anzini, che avrebbe compiuto 42 anni oggi 18 giugno, è stato travolto e ucciso a un posto di controllo a Terno d’Isola, da un automobilista risultato positivo all’alcoltest e arrestato. In carcere con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale (formalizzata dal pm Raffaella Latorraca che, ricostruiti i fatti, ha modificato l’iniziale accusa di omicidio stradale) è finito un cuoco trentaquattrenne di Sotto il Monte Giovanni XXIII: Matteo Colombi Manzi aveva un tasso alcolico di quasi 3 grammi per litro, vale a dire 5 volte il limite di legge. Dopo aver investito l’appuntato che gli aveva intimato l’alt e averlo trascinato per una cinquantina di metri con la sua Audi A3, si è allontanato, salvo ripresentarsi al posto di controllo una decina di minuti dopo, dov’è stato fermato dai colleghi del militare ucciso e arrestato dalla polizia stradale che ha effettuato i rilievi. Per l’appuntato Anzini, nativo di Sulmona  e papà di una ragazza di 19 anni, non c’era più nulla da fare: il dramma un quarto d’ora prima delle 3, alle porte di Terno d’Isola.

CAMERA ARDENTE E FUNERALI DI STATO – Dalla scorsa notte la salma è arrivata a Sulmona, scortata dai carabinieri. Ad attenderla c’erano i familiari, la madre, la sorella e la figlia. Nella chiesa di S.Maria Ausiliatrice è stata allestita la camera ardente e subito è iniziato il pellegrinaggio di amici e semplici conoscenti che hanno voluto rendere omaggio al carabiniere, vittima di un gravissimo incidente mentre era in servizio ad un posto di blocco. In mattinata sono arrivati in città anche alti ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Tra i primi il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Nazareno Santantonio. In tarda mattinata  l’arrivo di altri alti ufficiali dell’Arma tra i quali il comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri.

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Barbara Orsini:

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  • UN PENSIERO E UNA PREGHIERA, R.I.P. CHE IL TUO SACRIFICIO NON SIA VANO
    UN AFFETTUOSO ABBRACCIO AI FAMILIARI