Nuovo Dpcm: per l’Abruzzo semaforo verde, ma in allerta arancione

L’Abruzzo, stando ai dati noti prima dell’ultimo Dpcm, si collocava nello SCENARIO 3 (trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di Rt regionali compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5). La nostra regione sarebbe collocabile nella fascia verde, ma in allerta arancione.

Da stamane sono in corso le riunioni permanenti che si occupano della questione a livello regionale e interregionale. Abbiamo sentito sia l’assessore Verì, che stamane è impegnata in alcuni sopralluoghi, sia Claudio D’Amario, il direttore del dipartimento, che è appunto a colloquio fitto non i tecnici del dipartimento e anche con i rappresentanti delle altre regioni.

Stamane, intanto, il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha detto: “Ce la faremo a evitare il lockdown. Questo Dpcm è una soluzione ‘sartoriale’ che tiene in considerazione tutti i singoli dati locali”.

Veniamo al sistema a “semaforo”. Le regioni avranno semaforo verde, arancione o rosso a seconda dell’indice Rt, che indica la velocità di contagio nella popolazione. Alcune restrizioni varranno su tutto il territorio nazionale (come coprifuoco notturno, chiusura di musei e mostre, chiusura dei centri commerciali nel weekend, trasporti pubblici al 50% e possibile stop agli spostamenti fra regioni), poi ci saranno ulteriori misure, più restrittive, per le aree in cui l’indice Rt e altri 21 criteri di rischio arriveranno oltre una soglia d’allarme stabilita. Tra questi ci sono “l’incidenza dei casi e gravità cliniche elevate”, con “pressione sostenuta per i dipartimenti di prevenzione e i servizi assistenziali”.

C’è poi lo scenario 4, il più grave, che si caratterizza, in particolare, per una situazione di trasmissibilità non controllata con pericolo per la tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali maggiori di 1,5 .

Nonostante nel decreto si spieghi che le norme valide nelle diverse regioni saranno prese «d’intesa con il presidente della Regione», i governatori avevano inviato al governo una lettera chiedendo che venisse instaurato, da parte del governo, «un contraddittorio per l’esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi delle Regioni» da inserire nelle zone rosse e che, «contestualmente all’emanazione del Dpcm», vengano definite l’ammontare delle risorse, unitamente a modalità e tempi di erogazione delle stesse, con le quali si procede al ristoro delle attività economiche danneggiate». Il governo ha fornito garanzie su entrambi i punti prima della firma del Dpcm.

Tra le norme di livello nazionale ci sono:
limitazione della circolazione delle persone — il cosiddetto «coprifuoco»— alle 22
– ritorno dell’autocertificazione: per uscire di casa dopo le dieci di sera occorrerà provare di doverlo fare per ragioni di lavoro necessità e salute
chiusura dei musei e delle mostre;
didattica a distanza al 100% per le scuole superiori, salvo attività laboratori in presenza; per le scuole elementari e medie e per i servizi all’infanzia attività in presenza ma con uso obbligatorio delle mascherine (salvo che per i bimbi al di sotto dei 6 anni);
nelle giornate festive e prefestive chiuse le medie e grandi strutture di vendita, ad eccezione delle farmacie, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole;
coefficiente di riempimento massimo del 50 per cento sui mezzi pubblici del trasporto locale e del trasporto ferroviario regionale;
chiusura di bar e ristoranti alle 18 (ma con la possibilità di restare aperti per il pranzo della domenica);
– sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni«a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica»;
chiusura dei corner scommesse e giochi nei bar e nelle tabaccherie;
– resta come sempre fortemente raccomandato a tutti, per tutto l’arco della giornata, di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio o per motivi di salute.

I provvedimenti saranno valutati su base settimanale, e avranno la durata minima di 15 giorni: se una Regione entra in zona «rossa», vi rimarrà per due settimane almeno.

Attenzione: il meccanismo è «semiautomatico», nel senso che ogni Regione si collocherà in uno scenario («arancione» o «rosso») in base a criteri oggettivi.

Ma fondamentale sarà il ruolo del ministro della Salute, che potrà adottare ordinanze d’intesa con il presidente della Regione per prevedere «l’esenzione dell’applicazione di una o più misure» restrittive, anche in «specifiche parti del territorio regionale».
In ogni caso, proprio su questo punto, le Regioni hanno espresso forti riserve, chiedendo di fatto l’instaurazione di un «contraddittorio» tra ministero e Regioni per stabilire l’inserimento di ogni Regione in una determinata «fascia».