8 marzo: “Cherchez la femme!”

Per l’8 marzo riceviamo e pubblichiamo integralmente il contributo della prof. Leila Kechoud, componente dell’assemblea Nazionale del Pd.

 

Cherchez la femme!

Sette posti su dieci persi nel 2020 erano di donne in Italia, dove già lavora meno di una donna su due. Le donne guadagnano in media il 15 % in meno dei loro colleghi e sono anche quelle su cui ricade il 76,2 % dei lavori di cura, con 5,05 ore al giorno contro 1 ora e 48 degli uomini. Fra le manager sono solo il 25% mentre nei consigli di amministrazione l’imposizione delle “quote rosa” garantisce loro una presenza di oltre il 36 %. Solo 7 rettrici su 84 dirigono le università italiane dove il 23% dei professori ordinari è di sesso femminile. Infine in politica in 75 anni le donne sono state appena il 6,5% e il nuovo esecutivo conta solo 8 ministre su 23 (35%). Questo il riassunto della fotografia tracciata due giorni fa dal quotidiano Il Sole 24 ore.

L’8 marzo è la data segnata di rosa sul calendario che ci ricorda ogni anno di comprare le mimose e di fare il punto della situazione sulle gravi disuguaglianze tra donne e uomini nel Bel Paese. Un solco che la pandemia ha accentuato, rallentando un faticoso percorso intrapreso dalle nostre coraggiose Partigiane e che non ha ancora visto i risultati sperati. Il XXIesimo secolo vive ormai le conquiste del secolo scorso come un ricordo lontano: voto, parità di diritti, divorzio, aborto o ancora l’abolizione della legge sul delitto d’onore. La recente pacificazione voluta dalle istituzioni attraverso lo strumento delle “quote rosa” si è rivelata spesso una trappola che ha ingabbiato le donne in una finta protezione all’interno del quale il patto sociale, cioè l’impegno scritto nell’art.3 della nostra costituzione e su la cui stesura lavorò con tenacia la Costituente Teresa Mattei è venuto meno.

Una medicina temporanea dunque, e non una soluzione definitiva, che si è piano piano sostituita sia alle battaglie politiche di genere che all’educazione delle ragazze alla libertà contro la violenza sulle donne, tanto cara a Simone de Beauvoir. Il risultato? Una forte astensione del voto delle giovani italiane (in tendenza con il dato europeo dove però la situazione risulta ben diversa) e un impegno politico e sociale sempre più elitario che genera anche il dato non trascurabile di una carenza femminile nelle classi dirigenti del paese.

Come non pensare poi che esista una relazione tra l’assenza drammatica di posti negli asili nido e l’assenza delle donne dagli Enti locali? Un elemento di debolezza trasversale da un punto di vista geografico la cui sola risposta è la costituzione prioritaria di un sistema di welfare e servizi che possa aiutare le donne a realizzare i loro sogni. Una soluzione possibile potrebbe dunque essere quella di ricominciare a dar voce alle istanze femminili stando all’interno del cambiamento con consapevolezza e come soggetto delle scelte e non oggetto di queste. Sconfiggere definitivamente l’idea culturale e diffusa di genere subalterno bisognoso di una sorta di emancipazione “sotto tutela” ma essere classe dirigente a tutti gli effetti. Recuperare infine quel senso del conflitto costruttivo tra generi, abbandonando il tema tutto politichese della rappresentanza “tout court” attraverso l’occupazione delle già citate “quote rosa” che hanno assassinato lo spirito di alleanza e la sorellanza degli anni Settanta.

Si tratta in fondo solo di rimettere indietro l’orologio e riattualizzare il nobile spirito della nostra Costituzione.

 

Prof.ssa Leila Kechoud

Pescara

Assemblea nazionale Partito democratico

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.