All’Aquila la manifestazione del collettivo FuoriGenere davanti all’ospedale San Salvatore per garantire il diritto all’aborto. L’8 marzo lo sciopero
«La salute è un diritto, la sanità pubblica un dovere!»: con questo slogan, questa mattina, martedì 4 marzo 2025, in ospedale all’Aquila il Collettivo FuoriGenere ha promosso una mobilitazione «per una sanità pubblica, accessibile, adeguata alle richieste del territorio, e per un diritto all’aborto sicuro e gratuito. È solo grazie alle manifestazioni dal basso, ricorda il collettivo, che è stata reintrodotta la pratica dell’aborto farmacologico (Ru486) a Ginecologia, dopo mesi di mancata somministrazione avvenuta nel silenzio dell’Asl.
La riorganizzazione, decisa a seguito delle proteste, oggi comprende l’implementazione di una stanza dedicata e ambulatorio specifico ogni martedì e giovedì, ma per i manifestanti la mancanza di personale mette a rischio il servizio. Lorenza Ludovico del collettivo spiega che c’è una carenza di ginecologhe, che fanno obiezione di coscienza (si tratta di tre professioniste), con gravi ripercussioni sulle donne che decidono per svariate ragioni di interrompere la gravidanza. Ma i problemi denunciati riguardano più in generale la sanità, con una carenza cronica di organico, turni massacranti e problemi per l’utenza. In occasione del sit in, il collettivo FuoriGenere invita tutti allo sciopero globale transfemminista, programmato per l’8 marzo, rivolgendosi anche ai lavoratori e alle lavoratrici della Asl dell’Aquila.
