video » Pirotecnici: un anno dopo Città S.Angelo altre vittime nella Marsica

esplosione tagliacozzo copiaE’ di tre morti il bilancio dell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio Paolelli di San Donato a Tagliacozzo.

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Tre morti: è questo il bilancio definitivo dell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio Paolelli, a San Donato a Tagliacozzo. Secondo gli inquirenti al momento della deflagrazione nell’opificio erano presenti otto persone. In un primo tempo erano stati recuperati quattro feriti, tra i quali il titolare dell’impresa, Sergio Paolelli. Il corpo carbonizzato di una delle vittime é stato ritrovato nella casamatta miscele, un altro nel laboratorio, il terzo sotto le macerie. Un testimone amico di famiglia ha visto il corpo carbonizzato e ha riferito ai Carabinieri di aver riconosciuto in quel corpo il figlio del titolare, Valerio. I Vigili del Fuoco hanno perimetrato e sequestrato l’ampia area in cui nel primo pomeriggio di ieri si è consumata la tragedia. 

Questo il resoconto fornito dall’Ansa nella tarda serata di ieri: Una ‘terra dei fuochi maledetta’: l’Abruzzo per la seconda volta in un anno conta i morti della tragedia delle fabbriche pirotecniche che saltano in aria. Due morti e un disperso a San Donato di Tagliacozzo nell’esplosione della fabbrica Paolelli, stimata nell’ambiente come lo era la fabbrica Di Giacomo che saltò in aria il 25 luglio 2013 a Città Sant’Angelo. Allora il tragico conto finale dei morti arrivò a cinque, quattro tra la famiglia Di Giacomo e un vigile del fuoco. Stavolta a perdere la vita è stato uno dei figli del titolare, Sergio Paolelli, Valerio. Delle altri due, Antonio Morsani e Antonello D’Ambrosio, uno risulta disperso. La tragica contabilità ha risparmiato altre vittime per il sangue freddo della sorella di Valerio che ha trattenuto il fratello maggiore Armando che, subito dopo il primo scoppio, voleva andare a salvare chi era rimasto sotto le macerie: Sabrina ha fermato il fratello, che così si è salvato, mentre lo scorso anno, a Città Sant’Angelo, nessuno riuscì a impedire ad Alessio di gettarsi nel folle tentativo di salvare il salvabile, morendo colpito da un’ennesima esplosione. Cordoglio e “profonda tristezza” sono state espresse dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa. La tragedia alle ore 13,30, un’esplosione terrificante che si è fatta sentire per un raggio di chilometri, il solito ‘fungo atomico’, case che tremano e vetri rotti. “Sembrava un terremoto”, dicono tutti. Era un “finimondo. Quando abbiamo visto il fumo abbiamo capito”. Il primo ad arrivare sul posto proprio il sindaco insieme ai carabinieri, vicini in linea d’ aria. Nella foga della corsa il primo cittadino ha lasciato anche il cellulare a casa: “Ero appena entrato a casa. Poi il primo scoppio. Quindi la corsa. Sono stato il primo ad arrivare insieme ai carabinieri, ho visto e sentito il terzo botto sul posto: sembrava un terremoto, seguito da una grossa fumata bianca come quella di una bomba atomica”. Dopo circa due ore dalla prima esplosione viene ritrovato il primo corpo. È carbonizzato. Poi, intorno alle 16,00, il secondo cadavere. Quindi la fascia di sicurezza di 500 metri tutto intorno per consentire la bonifica. La ricerca del disperso solo domani, trascorse le 24 ore per evitare il rischio di altre esplosioni fatali. I feriti risultano quattro. Tre sono ricorsi alle cure dei medici dell’ospedale di Avezzano, l’algerino Kedhia Sofiane, il catanese Aurelio Chiariello e il napoletano Onofrio Pasquariello. Oltre a Carabinieri e Polizia, in azione i Vigili del Fuoco di Avezzano (L’Aquila) e dell’Aquila, i Forestali del Nucleo Operativo Spegnimento di Avezzano, due elicotteri, uno del 118, l’altro dei Vigili del Fuoco, volontari di Protezione Civile da Tagliacozzo, Avezzano e Magliano dei Marsi (L’Aquila). Sul posto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso che chiede “controlli serrati” dopo i due incidenti in un anno. È ancora presto per capire cosa sia successo. All’opera i carabinieri dell’Aquila guidati dalla Procura di Avezzano. Spetterà ai periti capire quale sia stata la scintilla. La Marsica è storicamente terra di fabbriche di fuochi di artificio e se incidenti nel passato anche gravi, con altri morti, non sono mancati, quella dei Paolelli era considerata un’azienda modello. Ecco perché dal titolare e padre Sergio agli altri sopravvissuti, benché tutti sotto choc, il ritornello a caldo è lo stesso: “Non riusciamo a capire cosa sia successo”, continuano a ripetere tra pianti e singhiozzi. Sergio, in preda a un vero e autentico choc, continuava a ripetere “Dio mio, Dio mio”, gettato in un angolo per terra.


“Sono stato il primo ad arrivare insieme ai Carabinieri, ho visto e sentito il terzo botto sul posto: sembrava un terremoto, seguito da una grossa fumata bianca come quella di una bomba atomica”. Così il sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa, racconta l’esplosione della fabbrica. “Ho capito al volo che stava saltando la fabbrica – spiega – ed ho preso l’auto, dimenticando perfino il cellulare, e sono andato di corsa sul posto. I Carabinieri, che in linea d’aria sono vicinissimi, mi hanno raggiunto subito dopo”. Per il primo cittadino “questo non è un incidente, la scena è quella di un campo da bombardamento. Comunque i soccorsi di Vigili del fuoco, Carabinieri, Polizia e Forestale sono stati eccezionali”. Quanto ai proprietari della casamatta: “Lii conosco molto bene, con uno ci ho parlato quattro giorni fa, si lamentava delle buche sulla strada interpoderale che porta al loro stabilimento.”

Il presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, ha appreso con sgomento la notizia del tragico incidente accaduto a Tagliacozzo. D’Alfonso sta seguendo l’evoluzione della vicenda tenendosi in contatto con i soccorritori. “Rngrazio sin d’ora – ha detto il presidente della Giunta regionale – i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale, i volontari della Protezione civile, il personale del 118, i Carabinieri e quanti stanno lavorando sul luogo della tragedia. La Regione – conclude D’Alfonso – e’ a disposizione per ogni esigenza”.

Un anno fa la tragedia di Città Sant’Angelo: cinque le vittime. Era il 25 luglio del 2013 quando nella frazione di Villa Cipressi, esplose la fabbrica di fuochi d’artificio dei fratelli Di Giacomo. Pesantissimo il bilancio: morirono un ragazzo di 22 anni, Alessio Di Giacomo, il titolare Mauro Di Giacomo, 45 anni (papà di Alessio), suo fratello Federico, 50, e il nipote (figlio di un altro fratello) Roberto Di Giacomo, 39 anni. Tre mesi dopo la quinta vittima: Maurizio Berardinucci, vigile del fuoco di 49 anni morto al policlinico Gemelli di Roma. Faceva parte della prima squadra di soccorso che raggiunse il luogo della tragedia e fu investito da una degli scoppi che seguirono la prima esplosione.

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