Declino dell’Università di Teramo

Caro Direttore, le ultime notizie sul crollo degli iscritti all’Università di Teramo dimostrano che la politica del rilancio culturale del teramano auspicata dal Presidente Chiodi ha fallito. La crisi del sistema universitario teramano, dove pure esistono isole di qualità e docenti di valore, non può essere negata da nessuno, va inoltre inserita nel più generale declino di gran parte del sistema economico-sociale della provincia di Teramo.
Tuttavia la proposta di una federazione degli atenei avanzata da Chiodi, è una soluzione sulla quale in prospettiva bisogna ragionare, anche se allo stato attuale è un’ipotesi prematura.
Con la federazione degli atenei possiamo certamente razionalizzare alcuni tipi di costi e soprattutto qualificare meglio l’offerta formativa rendendolo più competitiva, ma non credo che si recupereranno gli iscritti.

Ritengo che l’università di Teramo debba prima risolvere i suoi problemi legati ad esempio alla carenza dei servizi e dell’offerta formativa. Penso ad esempio ai numerosi studenti pendolari che non trovano alloggi a prezzi convenienti, ai pochi collegamenti tra il centro e Colleparco, alle poche biblioteche. Sono questi i disservizi che scoraggiano gli studenti a restare a Teramo e che al contrario li trasformano in pendolari di lungo corso. Inoltre la stessa città di Teramo offre poco divertimento a questi giovani mentre in altre realtà universitarie hanno fatto di queste cose un punto di forza e di attrazione. Se non si offrono questi servizi ci presentiamo al tavolo delle trattativa troppo deboli rispetto agli altri Atenei. Ed il pericolo per la nostra università è quello di essere mangiata dal pesce più grande.

Credo invece che la federazione sia utile a raggiungere una migliore razionalizzazione delle risorse, che si dovrebbe tradurre, tra l’altro, in meno duplicazioni di corsi di laurea sul territorio e, dunque, in un risparmio di risorse che non penalizzi eccessivamente l’offerta formativa soprattutto in un momento in cui dal Governo hanno bloccato il turn-over dovuto ai pensionamenti del corpo docente e non docente.

E’ indispensabile ad esempio l’avvio di una collaborazione tra le università dell’Aquila e di Teramo che, può anche condurre alla creazione di un polo universitario di alta eccellenza che offra qualità formativa. Ma le nostre università non devono rimanere chiuse in se stesse, devono cioè collaborare tra loro ma anche con altri enti o istituzioni operanti nei settori della ricerca e dell’alta formazione ed i fondi risultanti dai risparmi prodotti dalla realizzazione della federazione o fusione degli atenei possono restare nella disponibilità degli atenei che li hanno prodotti. La federazione degli atenei è quindi un punto di arrivo a cui si giunge tramite un lungo percorso di riorganizzazione degli atenei, di certo non può essere la soluzione “definitiva”.

Mi risulta che Teramo sia l’unica sede universitaria abruzzese che non dispone ancora di una casa dello studente. E’ dal 2011 che la Giunta regionale annuncia una soluzione “definitiva” per il completamento di questa importante struttura. Mentre l’università di Teramo “crolla”, il Presidente Chiodi pochi giorni fa, in pompa magna, annuncia la destinazione di 4 milioni di euro al Comune di Teramo per dei lavori che interesseranno il centro storico. Come dire che i soldi per “i marciapiedi ed il pavimento del corso di Teramo” hanno una priorità maggiore di quella dell’Università di Teramo.
Sarà che quei finanziamenti portano più facili consensi alla politica mentre quelli destinati agli alloggi di studenti di fuori regione (che non votano in Abruzzo) possono passare in secondo piano? chiede Ruffini a Chiodi.
Invece di fare tanta “pompa magna” per dei finanziamenti che al momento non sono ancora disponibili e non si sa quando lo saranno, perché non si sono anticipati i fondi Fas per il completamento della casa dello studente, così come è stato fatto in passato dalla giunta regionale per alcuni interventi in altre Province abruzzesi??
Assistiamo invece ad una serie continua di annunci e slogan che tanto assomiglia ad un “vecchio modo” di fare la politica.

Finora, oltre al solito Chiodi inefficace, l’unica sensibilità l’ha dimostrata il sindaco di Teramo Brucchi che almeno ha provato ad accendere i riflettori sull’Università di Teramo chiedendo la convocazione di un tavolo tecnico.
Senza voler dare lezione a nessuno dico al sindaco di Teramo che questo Tavolo non deve trasformarsi in un luogo in cui si “parla” e poi non si combina nulla. Non vorrei che la politica usi questi “momenti” per dare solo l’impressione di una disponibilità a parlare del problema senza poi prendere degli impegni concreti.

Lancio invece l’idea di un Patto per Teramo che coinvolga tutti: istituzioni politiche e culturali, università, studenti, rappresentanti del mondo delle categorie e dei sindacati. In questo luogo credo che si debba discutere del rilancio culturale della nostra Provincia ed in tal senso offro la mia disponibilità a dare un contributo fattivo per una soluzione immediata al problemai.

Claudio Ruffini – Consigliere regionale PD

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