Usa: originario di Caramanico Terme nuovo segretario di Stato

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È originario di Caramanico Terme il nuovo segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. Il sindaco lo invita in paese.

I suoi bisnonni, infatti, nacquero nel bel paese del Pescarese ed emigrarono negli Stati Uniti dopo il matrimonio. Poco meno di duemila abitanti, famoso per le sue terme, Caramanico si trova nella Valpescara, alle pendici della Maiella, ed è inserito nel gruppo dei “Borghi più belli d’Italia”. Il sindaco, Simone Angelucci, che già aveva inviato una lettera di saluto istituzionale e di congratulazioni a Pompeo in occasione della nomina a capo della Cia, rinnova “gli auguri e umilmente rinnovo l’invito a ritrovare la sua terra natia pur consapevole che sarà certo molto impegnato oggi per concedersi un viaggio in Italia”.

La nonna di Mike Pompeo, Fay, era figlia di Giuseppe Brandolini e Carmela Sanelli entrambi di Caramanico. Giuseppe nacque nel 1870 da Liborio e Anna Felice Carestia, Carmela nel 1886 da Camillo e Felicia Carestia. Giuseppe e Carmela si sposarono il 20 dicembre del 1906 e l’anno successivo decisero di emigrare per gli Stati Uniti. Giunsero ad Ellis Island nel 1907 dopo aver attraversato l’oceano sulla nave “Germania”, tra i 1.400 passeggeri di terza classe. Poi i due arrivarono a Dawson (Colfax) nel New Mexico. In questa zona mineraria, dove il nonno lavorò, nacquero i loro nove figli. Tra questi c’era Fay (4 agosto 1910), nonna materna di Mike Pompeo.

IL PROFILO DI MIKE POMPEO 

(di Ugo Caltagirone – ANSA) Un fidato amico di Israele e un acerrimo avversario dell’accordo con l’Iran. Un ‘falco’ intransigente sulla Corea del Nord e uno strenuo sostenitore di Guantanamo. E ancora, un ultraconservatore che vede come il fumo negli occhi Barack Obama e Hillary Clinton e un duro che per il ‘traditore’ Edward Snowden vorrebbe la pena di morte. Non c’è dubbio che con l’arrivo di Mike Pompeo al Dipartimento di stato la politica estera americana sia destinata a virare bruscamente a destra, tingendosi di quelle tinte forti che tanto piacciono a Donald Trump. Le tinte di quel nazionalismo che il tycoon considera la strada maestra da seguire perché l’America riguadagni quella leadership mondiale secondo lui smarrita. Non a caso – raccontano i ben informati – nel corpo diplomatico già serpeggia una certa preoccupazione, il timore di una deriva eccessivamente ‘trumpista’ sui principali scenari internazionali con conseguenze difficili da prevedere: dal palcoscenico asiatico all’intero Medio Oriente.

Ma su un punto tutti sembrano d’accordo: con Pompeo a Foggy Bottom si avrà finalmente un segretario di Stato vero, nel pieno delle sue funzioni e allineato alla Casa Bianca, dopo oltre un anno di impalpabile gestione di Rex Tillerson, l’ex Ceo del gigante petrolifero Exxon Mobil all’inizio fortemente voluto dal tycoon e poi costantemente ignorato. Pompeo, 54 anni, nato in California, e di origini abruzzesi, è considerato un fedelissimo di Trump. Il loro legame – si racconta – si è ulteriormente rafforzato nel corso dei quotidiani briefing sulla sicurezza che si tengono alla Casa Bianca. Senza contare i punti guadagnati agli occhi di Trump quando Pompeo ha preso le distanze da gran parte della comunità dell’intelligence Usa affermando che la Russia a suo modo di vedere non ha tramato per sostenere il tycoon nelle elezioni presidenziali del 2016. Una sintonia che emerge chiaramente anche dalle prime dichiarazioni.

“Tra noi c’è una buona chimica, siamo sulla stessa lunghezza d’onda”, afferma il presidente americano. “Con Trump l’America oggi è più sicura”, l’omaggio al tycoon del neo segretario di Stato. Ex businessman, ex membro del Congresso eletto in Kansas per la Camera dei rappresentanti, Pompeo deve preoccupare soprattutto Teheran, che lui considera più del presidente uno Stato sponsor del terrorismo internazionale di cui diffidare. Facendo pressing sull’Europa perché si faccia marcia indietro su molti punti dello storico accordo del 2015. E da capire sarà anche come l’intransigenza dell’ex direttore della Cia potrà facilitare il processo di pace in Medio Oriente, in una situazione mai come in questa fase di muro contro muro tra israeliani e palestinesi. Ma la prima sfida per Pompeo è già dietro l’angolo: preparare lo storico incontro tra Trump e Kim Jong-un, nella speranza di avviare un processo di pace insperato fino a qualche settimana fa. Un passaggio molto delicato anche per testare i rapporti con la Cina.