Omicidio di Antonio Russo, Melilla vuole la verità

A quindici anni dall’uccisione in Georgia del giornalista abruzzese Antonio Russo di Radio Radicale, Gianni Melilla (Sel) dal Parlamento chiede nuove indagini.

Sono passati 15 anni da quel misterioso e drammatico 16 ottobre del 2000
in cui il giornalista venne barbaramente ucciso e non esiste ancora una verità giudiziaria su quei fatti. Antonio Russo aveva documentato le atrocità commesse dai militari russi sulla popolazione cecena.

“Non vogliamo dimenticare il sacrificio di Antonio Russo e più in generale di tanti altri corrispondenti di guerra che ci fanno sapere, a rischio della loro vita, di come i diritti umani siano violati in tutte le guerre. Come ho fatto negli scorsi -ha detto Melilla- parlerò alla Camera per ricordare Antonio Russo e chiedere, con una interpellanza, al Governo e al Ministro agli Affari Esteri di spingere le Autorità di Tiblisi ad una indagine indipendente per fare chiarezza sull’assassinio di Antonio Russo.

Questi i fatti riportati nell’interpellanza di Melilla
il giornalista di Radio Radicale Antonio Russo,nato a Francavilla a Mare il 6 giugno 1960, fu barbaramente assassinato il vicino al villaggio di Udzharma, a 25 kilometri da Tiblisi, capitale della Georgia, che da pochi anni era diventato uno Stato indipendente, dopo aver fatto parte dell’URSS;
il suo cadavere fu ritrovato il 16 ottobre 2000;
dall’autopsia fu accertata inequivocabilmente la natura violenta della morte di Antonio Russo: “il torace fracassato, due costole rotte con il colpo netto di un’arma che assomiglia ad una mazza di ferro…”, il suo assassinio è stato particolarmente crudele e probabilmente preceduto anche da una tortura;
a tutti gli ambienti giornalistici e politici era nota l’attività di Antonio Russo e le sue corrispondenze dalle zone di guerra dell’Est europeo;
era stato l’unico giornalista indipendente rimasto a Pristina a denunciare il dramma dei profughi bosniaci, e per molto tempo è stato uno dei pochi giornalisti a raccontare la guerra civile in Cecenia nella disattenzione dell’Europa e dell’Occidente in generale;
memorabili le sue corrispondenze dall’Algeria e dal Burundi;
Antonio Russo aveva dichiarato prima di essere assassinato di essere in possesso di nuovo materiale video sulla guerra civile in Cecenia e sulle violenze commesse in Cecenia dai Russi in aperta violazione dei diritti umani, tutelati a livello internazionale;
l’appartamento in cui alloggiava il giornalista Antonio Russo è stato trovato devastato e sono scomparsi i documenti riguardanti il suo lavoro , il computer e il telefono satellitare;
la polizia locale russa ha tentato inizialmente di far passare l’omicidio come un incidente stradale e poi come una aggressione di balordi a scopo di furto, depistando nei fatti le indagini;
secondo alcune fonti Antonio Russo avrebbe documentato l’uso di armi chimiche da parte russa contro la popolazione cecene;

Melilla chiede quali siano le responsabilità accertate dalle indagini sugli autori e sui mandanti, quali siano state le iniziative assunte dalle rappresentanze diplomatiche italiane e dai vari Governi che si sono succeduti in 15 anni per avere la piena collaborazione delle autorità di Tiblisi nelle indagini effettuate e infine quali siano state le conseguenze politiche e diplomatiche di questa vicenda.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.