Marcinelle: oggi in Abruzzo Presidente Boldrini

Si concludono oggi, con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, le iniziative organizzate dalla Presidenza della Giunta regionale per il 60° anniversario della tragedia di Marcinelle.

Le dichiarazioni della Presidente della Camera, Laura Boldrini

“Meno precarietà, più controlli e anche più importanza al lavoro come aspetto della dignità dell’individuo”. Lo ha affermato la Presidente della Camera, Laura Boldrini, arrivando in Abruzzo, a Passo Lanciano, per una cerimonia di commemorazione per i 60 anni della tragedia Marcinelle, nella miniera di Bois du Cazier, in Belgio. “Una tragedia – ha detto – che ci dice anche che purtroppo sul lavoro e di lavoro si continua a morire”. “Questo – ha aggiunto Boldrini – è inaccettabile perché è la cosa più ingiusta del mondo morire solamente nel tentativo di fare il proprio lavoro e di portare a casa lo stipendio che serve a sé e alla propria famiglia”.

“I processi di migrazione possono essere molto dolorosi, ma anche processi nei quali si può veramente costruire un percorso di sviluppo”. La presidente ha poi fatto l’esempio dei “nostri connazionali in Belgio che sono parte di quel tessuto sociale e sono anche classe dirigente perché sono stati messi in condizione di avere un percorso e di integrarsi”. A proposito di Marcinelle, Boldrini ha parlato di “una tragedia in cui i lavoratori purtroppo sono stati costretti a lavorare in condizioni disumane e quindi sono morti”.

Sul fenomeno migratorio contemporaneo, Boldrini ha poi proseguito: “Si tratta di persone che lasciano la loro terra, le loro case, la loro famiglia, la propria identità sono costrette a farlo non per turismo; non si fanno gite, non si fa a cuor leggero. I migranti, i rifugiati sono costretti ad andare via perché nessuno può vivere sotto i bombardamenti, nessuno può vivere con la minaccia dei tagliagola dell’Isis. Queste realtà noi non possiamo oggi considerarle secondarie, perché le abbiamo vissute”, ha detto sottolineando che “la tragedia di Marcinelle ci riporta al presente, parla al mondo di oggi”, ha proseguito la presidente della Camera commemorando i 60 anni della tragedia avvenuta l’8 agosto del 1956 nella miniera di Bois du Cazier, in Belgio.

Questo il programma della giornata, giovedì 4 agosto:

ore 9 a Lettomanoppello, in Largo Assunta, deposizione della corona presso il monumento dedicato al minatore ignoto. Interverranno il Sindaco di Lettomanoppello Giuseppe Esposito, l’Ambasciatore del Belgio in Italia Patrick Vercauteren Drubbel e il Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso. La cerimonia sarà accompagnata dalle note del complesso bandistico “Città di Lettomanoppello”. Presenzieranno alla cerimonia gli ex studenti protagonisti del primo gemellaggio che è stato fatto tra la scuola media “A. Manzoni” di Lettomanoppello e l’Athènèè Royal di Marcinelle con l’alto patrocinio dell’UNESCO;

ore 11,30 a Passolanciano, nei pressi dell’hotel Ti Bionda Suisse, inaugurazione del monumento al minatore donato dall’associazione “Minatori – Vittime del Bois du Cazier 08-08-56 Marcinelle”. Saluto del Sindaco di Serramonacesca Franco Marinelli, a seguire interventi di: Nino Domenico Di Pietrantonio, Presidente dell’associazione Minatori Vittime del Bois du Cazier; Patrick Vercauteren Drubbel, Ambasciatore del Belgio in Italia; Luciano D’Alfonso, Presidente della Regione Abruzzo; Laura Boldrini, Presidente della Camera.

ore 21 a Lettomanoppello, in piazza Marcinelle, rappresentazione della Compagnia Teatrale di Lettomanoppello.

L’8 agosto 1956 è una data scolpita nel sangue per la nostra regione: quel giorno, a Marcinelle, in Belgio, 262 minatori persero la vita nella miniera del Bois du Cazier, in quella che la memoria collettiva avrebbe finito per ricordare come una delle più grandi tragedie della storia d’Europa. Delle vittime, 136 erano italiane e di queste, 60 erano abruzzesi. Uomini giovanissimi provenienti in gran parte da un agglomerato di paesi aggrappati alla Maiella: Manoppello, Lettomanoppello, Turrivalignani, Farindola. I nostri corregionali erano partiti da contesti di miseria, con il desiderio di cercare altrove condizioni di vita migliori per se stessi e per le proprie famiglie; i loro volti, le loro speranze, le loro storie di vita si sono dissipati nel fumo nero della miniera. Ma grazie al sacrificio di questi uomini, da allora le condizioni lavorative all’interno delle miniere che all’inizio erano disumane, migliorarono, anzi molte delle miniere vennero chiuse.

Marcinelle

Alle otto e dieci del mattino di quell’ 8 agosto del 1956, un addetto ai carrelli fa risalire nel momento sbagliato un montacarichi, che sbatte contro una trave metallica e va a squarciare un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa. Divampa un incendio che non lascia scampo, anche perché in quel complesso tutte le strutture sono ancora in legno, con un sistema di sicurezza fermo all’Ottocento. Non ci sono nemmeno le maschere con l’ossigeno e così quasi tutti moriranno soffocati dall’ossido di carbonio. Soltanto dodici i superstiti. Alle 8 e mezzo una gigantesca nuvola nera si sprigiona dalla miniera di carbone del Bois du Cazier, a Marcinelle, nel comune di Charleroi in Belgio. Quasi la metà di loro, nel numero di 60, è abruzzese, ben 23 vittime provengono dalla sola Manoppello. Le operazioni di salvataggio dureranno due settimane, fuori dai cancelli i parenti di chi è rimasto sepolto per sempre giù nella miniera. Il 23 agosto, l’annuncio lapidario: “Sono tutti morti”. Gli ultimi minatori sono stati recuperati a 1.035 metri di profondità. Dal 1990 la miniera del Bois du Cazier è un monumento storico, un luogo della memoria. Nel 2001 è stata introdotta “La Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” che ricorre, non a caso, ogni 8 agosto, anniversario di Marcinelle. Tra il 1945 e il 1950, il 45% dei maschi maggiorenni d’Italia sognava di espatriare. Si partiva a cuor leggero e con entusiasmo, allettati da quegli affascinanti manifesti rosa che tappezzavano tutte le città e cittadine della neonata Repubblica italiana: “Operai italiani! Condizioni particolarmente vantaggiose per il lavoro sotterraneo nelle miniere belghe”. Era il frutto dell’accordo siglato tra Roma e Bruxelles nel 1948, sulla falsariga perfetta di quello con la Germania nazista del 1937: braccia (duemila nuovi minatori italiani a settimana) in cambio di carbone (duecento chili per ogni nostro lavoratore). Solo che il carbone arrivò molto di rado a destinazione, e i minatori, tutti giovani tra i trenta o quarant’anni, vivevano e morivano in modo disumano. I parenti delle vittime e i responsabili delle diverse associazioni abruzzesi però, chiedono ancora di conoscere la verità e di appurare le responsabilità reali su ciò che accadde quel maledetto 8 agosto, a Marcinelle.