Concessioni demaniali: la Corte U.E. boccia la proroga

Concessioni demaniali: la Corte E.U. boccia la proroga. La Corte europea ha bocciato la proroga automatica decisa dall’Italia per le concessioni demaniali marittime e lacustri fino al 31 dicembre 2020. Riprendendo le conclusioni dell’avvocato generale di febbraio scorso nelle cause che coinvolgono gestori sardi e la Promoimpresa operante sul Lago di Garda, i giudici oggi hanno sentenziato che il diritto dell’Unione è contrario alla proroga automatica in assenza di gare, in particolare per le strutture con “interesse transfrontaliero certo”. Immediate le reazioni da parte delle associazioni di categoria.

“Il pronunciamento negativo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in Lussemburgo, circa la proroga delle concessioni demaniali marittime al 2020, rappresenta un colpo durissimo per l’intero sistema turistico nazionale. Tocca adesso al Governo Renzi trovare gli strumenti che consentano alle 30mila imprese balneari italiane di proseguire la propria attività, garantendo loro gli investimenti realizzati, i livelli di occupazione e il lavoro di una vita”. Lo afferma il responsabile nazionale di Cna Balneatori, Cristiano Tomei, secondo il quale la scelta della Corte – relativa a una decisione del Tar della Lombardia di prorogare al 2020 una concessione nel comprensorio bresciano dei laghi di Garda e di Idro – “non ha voluto tener conto degli importanti rilievi mossi in giudizio dai nostri legali, che avevano rappresentato le ragioni delle imprese del turismo balneare italiano, eccependo in particolare la non limitatezza della “risorsa spiaggia” e la non applicabilità, al caso specifico, della “direttiva servizi” dell’Ue, meglio conosciuta come “direttiva Bolkestein”. A detta dei balneatori Cna, che annunciano lo stato di mobilitazione della categoria, il Governo deve ora predisporre attraverso lo strumento tipico dell’urgenza, ovvero il decreto-legge, le misure che permettano ai nostri imprenditori di poter esercitare, in piena legittimità, la propria attività nelle attuali concessioni. Alla politica – conclude Tomei – chiediamo infine di aprire davvero un negoziato con gli organismi comunitari, sin qui troppo timido e inefficace rispetto ai diktat di Bruxelles, che permetta a migliaia di imprese di contare su un lungo periodo di certezza nell’esercizio della propria attività. Un obiettivo che l’Italia potrà raggiungere solo facendo fronte comune con altri Paesi dal turismo costiero simile al nostro, come Spagna, Portogallo, Grecia, Crozia, interessati quanto noi alla revisione della “direttiva Bolkestein” in materia di servizi e favorevoli all’attività delle attuali imprese turistiche della balneazione.

“Apprendiamo la notizia della Sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo che sapevamo già essere scontata viste le conclusioni dell’ Avvocato generale della Suprema Corte – dichiara Fabrizio Licordari Presidente di Assobalneari Italia Federturismo Confindustria – e non ne siamo per nulla sorpresi. Certamente il risultato non è quello che ci aspettavamo perché oggi abbiamo la dimostrazione certificata che esiste una Europa con sfaccettature diverse, che riserva trattamenti differenti ai vari Paesi che la compongono e che tutto dipende dagli interessi economici in gioco, e dal peso politico che ogni Nazione è in grado di esercitare.

 

Quello che sta avvenendo in Italia per le concessioni demaniali ai fini turistico ricreativi è una “Suprema Ingiustizia” –  denuncia il Presidente Licordari – perché è ormai noto a tutti coloro che hanno seguito questa vicenda, che le Concessioni dello stesso tipo di quelle di cui stiamo parlando che si trovano in Spagna o in Portogallo hanno ottenuto trattamenti completamente diversi e sono state tutelate dai rispettivi Governi con norme a tutela del valore economico e occupazionale che queste rappresentano. Infatti il Governo Iberico ha prorogato fino a 75 anni le concessioni in scadenza nel 2018, permettendo anche di regolarizzare tutte le situazioni abusive, e il Portogallo, la nazione di appartenenza dell’ ex Presidente della Commissione europea Barroso, nel 2007 ha introdotto il diritto di preferenza per il concessionario uscente. Per questi Stati non sono state sollevate obiezioni di sorta, non si sono aperte procedure di infrazione, anzi: la Commissaria alla Giustizia europea Viavian Reading con un comunicato Stampa del 2012 ha fornito i crismi per Ley de Costas che sarebbe stata approvata l’ anno successivo, nel 2013, con le giuste motivazioni a favore della tutela di migliaia di posti di lavoro, degli investimenti effettuati, dell’ importanza economica del comparto turistico balneare per l’ economia spagnola.

E per l’ Italia  – si domanda  il Presidente di Assobalneari Confindustria – chi ha preso posizioni a Bruxelles a difesa di 30.000 aziende, di 300.000 posti di lavoro, di un indotto che gravita intorno al turismo balneare che rappresenta numeri di primaria importanza costituito da imprese fornitrici tipicamente italiane, professionisti e artigiani, e produttori di attrezzature che tutti vedono sulle nostre spiagge??? Abbiamo avuto un manipolo di alcuni Parlamentari europei che hanno rappresentato le nostre istanze ma senza approdare a nulla.

In questi anni abbiamo fatto incontri con i vari Rappresentanti dei Governi che si sono succeduti, abbiamo consegnato la normativa di Spagna e Portogallo e mai abbiamo trovato una posizione forte a difesa delle imprese italiane da fare valere a Bruxelles riscontrando sempre una posizione di sudditanza dei diktat europei. Oggi gli equilibri politici in Europa sono cambiati e sono in evoluzione (Brexit ci insegna), vedremo anche i risultati delle consultazioni elettorali del 2 Ottobre in Austria e in Ungheria che cosa determineranno – continua il Presidente Licordari – ed è per questo motivo che noi riteniamo che il nostro Governo abbia tutte le possibilità, la forza e soprattutto il dovere, di recarsi a Bruxelles per alzare il livello delle trattative con la Commissione europea che è l’ organismo preposto a emanare le Direttive che poi la Corte di Giustizia è tenuta a fare rispettare, ottenendo una proroga di almeno trent’ anni per le concessioni esistenti come ha fatto la Spagna. E’ solo in questo modo che si potrà risolvere il problema delle concessioni balneari italiane, ma non solo: lo stesso problema lo hanno i concessionari delle Acque minerali, i concessionari dei Porti turistici, delle imprese della Nautica, dei commercianti ambulanti. Come è possibile pensare che tutte queste attività siano cancellate da una sentenza di un’ aula di tribunale? Io ero convinto che a decretare  la fine di una azienda fossero le leggi di mercato e la capacità imprenditoriale – conclude il Presidente di Assobalneari Italia Licordari –  Oggi invece centinaia di migliaia di posti di lavoro sono a rischio perché lo affermano giudici provenienti da chissà quale Paese con un nome anche impronunciabile. Ci attendiamo perciò una forte azione di tipo Politico visto che quella giudiziale è naufragata miseramente, nonostante l’ impegno di chi ha tentato di fare comprendere le tipicità italiane.