Momentaccio Chieti: è rottura totale tra Pollio e il patron Serra

Serra

La società neroverde ha diramato una nota polemica dopo le dimissioni di Cristian Pollio da Presidente Onorario. Il dirigente, che le ha presentate domenica sera, si lamentava del ruolo troppo marginale dato al suo incarico.

Fa discutere (già tanti i commenti che si trovano sui social) la nota diffusa dalla società neroverde dopo le dimissioni di Cristian Pollio dalla carica di presidente onorario (il dirigente lo ha annunciato in diretta Tv domenica sera nel corso della Domenica Sportiva di Rete8). Nelle poche righe a nome del patron Ettore Serra, si sottolinea “il momento inopportuno” delle dimissioni e che ci si attendeva “una maggiore vicinanza alla società”. Tuttavia per chi, come noi, segue le vicende del Chieti dobbiamo aggiungere che nel corso della stagione è stata proprio l’opportunità di fare o non fare determinate cose che è mancata in casa neroverde. La società è padrona di decidere il come e il quando, ma tenere conto dell’opportunità è una buona regola di condotta oltre che di chiarezza. Avere esonerato un allenatore dopo un intero girone di andata con la squadra al secondo posto a quattro punti dalla vetta non ha alcun fondamento tecnico. Per valutarne l’opportunità (remota vista la felice situazione calcistica) occorreva spiegarne la motivazione, cosa che non è avvenuta. 

NOTA CHIETI F.C. 1922

“La società a nome del Patron Ettore Serra, ricevute domenica sera le dimissioni del Dott. Cristian Pollio in qualità di Presidente Onorario, ne prende atto, sebbene le stesse siano arrivate in un momento inopportuno della corrente stagione sportiva.

Il Patron Serra tiene a sottolineare che l’odierna situazione avrebbe dovuto comportare una maggiore vicinanza alla Società, aiutando la stessa nel raggiungimento del progetto triennale, o comunque attendere fine stagione per un sano confronto con eventuali dimissioni. 

Ringraziamo il Dott. Pollio per il percorso fatto insieme, per la collaborazione e la disponibilità sino ad ora accordataci”.

Orlando d'Angelo: