Kick Boxing: la carica degli abruzzesi al Criterium di Jesolo

Sette atleti della scuola di Kick Boxing di Riccardo Bergamini impegnati a Jesolo nel Criterium – Coppa del Presidente, da oggi a domenica 3 aprile.

La carica degli abruzzesi verso il Criterium – Coppa del Presidente in programma a Jesolo da oggi a domenica 3 aprile. Sette lottatori a caccia di una medaglia, della qualificazione ai campionati italiani di maggio e di una convocazione in Azzurro: Alessandro Caputo, Matteo Patanè, Carlotta Di Fonzo, Laura Sacripanti, Andrea Di Martile, Luigi Arrizza, Massimo Dorisio.

Tra questi, sono attesissime le performance di Alessandro Caputo, categoria Juniores, che è stato campione del mondo “Young Junior” e campione d’Europa “Old Junior”, e Matteo Patanè, al primo anno da “Senior” nell’ultimo Mondiale arrivato al quarto turno, oltre a Carlotta Di Fonzo, già in Nazionale e reduce da un Europeo Juniores e pronta a ripresentarsi sul palcoscenico continentale.

“Risultati notevoli – li definisce il vice presidente vicario di Federkombat, Riccardo Bergamini – . I nostri protagonisti al Criterium? Ce lo auguriamo”.

Nella scuola di Bergamini, nella palestra “360°” di Pescara, sono duecento i giovani tesserati che praticano quotidianamente la kick boxing.

“Tantissimi sono bimbi, che stiamo costruendo come futuri atleti. Arrivare all’agonismo richiede un percorso lungo, c’è una scala gerarchica da seguire. Si comincia a 4 anni. Perché portare un bimbo qui? Dal punto di vista motorio, è una disciplina che consiglierei a tutti: dal punto di vista della crescita, per i più piccoli, lavorare sulla coordinazione e l’equilibrio, con attività travestite da giochi, è fondamentale.

Gioco e addestramento si alternano, con il passare degli anni la parte ludica lascia il posto all’allenamento. A livello psicologico, poi, serve per capire le regole. Sembra scontato, ma non lo è.

Non possiamo sostituire le famiglie, ma in questo contesto i bimbi sono costretti a seguire le regole, e lo fanno seguendo il gruppo e si integrano. Per quanto riguarda i ragazzi più grandi, l’approccio con uno sport così difficile aiuta tantissimo da un punto di vista psicologico.

Forma il carattere. Ci si abitua a reagire quando si è sottopressione e serve una risposta rapida. Ci si trova di fronte ad una persona che vuole colpirti, e bisogna reagire: quando s’impara questo – conclude Bergamini – , la lezione serve in tutti gli ambiti della vita”.