Tragedia San Pio: indagato titolare impresa. Domani le autopsie

C’è un primo iscritto sul registro degli indagati per la tragedia di San Pio delle Camere in cui, sabato pomeriggio, hanno perso la vita due operai: si tratta del titolare dell’impresa. Ipotesi di reato duplice omicidio colposo. Domani, intanto, verranno eseguite le autopsie.

Proseguono a ritmo serrato le indagini della Procura della Repubblica dell’Aquila per fare luce su una tragedia che ha sconvolto una intera comunità dove il 41enne romeno Cristian Susanu e il 61enne macedone Dzevdet Uzeiri, erano ben inseriti e molto apprezzati. Il Pm di turno, Simonetta Ciccarelli, che sabato ha seguito sul posto le operazioni di soccorso, ha aperto un fascicolo con la ipotesi di resto di duplice omicidio colposo iscrivendo sul registro degli indagati il titolare dell’impresa. Sul grave fatto indaga anche la Asl provinciale dell’Aquila per verificare le condizioni di lavoro e di sicurezza, anche considerando il fatto che la squadra di cinque operai stava operando di sabato.

Per ora l’unico indagato è il titolare dell’impresa che stava effettuando i lavori, Marcello Aloisio. Un atto dovuto per eseguire le perizie.
Sia la ditta stessa che l’ufficio speciale per la ricostruzione si sono messi a disposizione per collaborare.
Il segretario generale della Fillea Cgil Riccardo Zelinotti ha espresso solidarietà e vicinanza alle famiglie degli operai e si è detto costretto a lanciare l’ennesimo grido di allarme per far sì che vengano intensificate le attività di controllo e vigilanza sui cantieri.
“La sicurezza – ha dichiarato Zelinotti al nostro microfono – deve essere considera un investimento e non una spesa perché di lavoro si deve vivere e non morire, fermo restando che gli organi competenti, dice, accerteranno la situazione”.
I sindacati chiedono che dopo 12 anni non si allentino le misure di prevenzione ma è altrettanto ovvio forse che edifici rimasti a lungo senza ricostruzione e con puntellamenti di 12 anni fa non possano essere considerati sicuri.

I FATTI– All’interno del vecchio fabbricato era in atto un intervento post sisma, in particolare una demolizione. L’operazione di recupero dei due poveri operai è stata molto difficoltosa perché il crollo ha reso pericolante la struttura: prima di trovare i due corpi i soccorritori hanno dovuto procedere alla messa in sicurezza. Sul campo oltre ai vigili del fuoco dell’Aquila, ai carabinieri, accorsi per primi, agli operatori del 118 e della protezione civile, è giunto da Roma uno speciale reparto dei vigili del fuoco.

Sono sprofondati dal terzo piano dove stavano predisponendo le operazioni di demolizione con lo stabile che è letteralmente imploso per il cedimento di muri e solai. Una delle due vittime sarebbe morta sul colpo sotto le macerie, la seconda non subito perché chiedeva disperatamente aiuto ai soccorritori, in particolare ai carabinieri giunti sul posto della tragedia per primi. Ma la precarietà delle strutture ha impedito ogni tipo di intervento per salvare almeno uno dei due operai, un 41 enne romeno e un 61enne macedone. E’ questo lo scenario, tragico, su cui stanno lavorando carabinieri e procura della repubblica dell’Aquila per chiarire le cause della tragedia che sabato pomeriggio ha sconvolto la comunità aquilana. Stando ad operatori intervenuti, era visibile ad occhio nudo che la struttura fosse instabili e, quindi, vi fosse il serio rischio di altri crolli. In questo quadro, solo per miracolo sono rimasti illesi gli altri tre operai che stavano lavorando nel cantiere, probabilmente al piano terra. Insieme alla forte precarietà dello stabile, vecchio e senza interventi da circa 12 anni, potrebbero essere state le vibrazioni o l’urto di un bobcat, piccola ruspa, in azione al piano terra a causare cedimenti e crolli. Secondo quanto si è appreso, la zona dello stabile crollato era interdetto al transito di persone e mezzi: ma non è certo che fosse stato oggetto di messa in sicurezza dopo il terremoto del 2009.

TRAGEDIA SUI LUOGHI DI LAVORO

Il tema del lavoro e delle morti bianche è un tema di cui si parla sempre, attuale più che mai in quello che è il più grande cantiere d’Europa, quello dell’Aquila, che per 12 anni era stato immune in qualche modo da incidenti gravi sul lavoro e che ora invece fa i conti con le prime due vittime, gli operai a San Pio delle Camere travolti dalle macerie di un edificio che per 12 anni era rimasto così, senza interventi di ricostruzione.  Quelle mani preziose di operai spesso invisibili in cerca di stabilità e lavoro in città. C’è un’inchiesta ovviamente per accertare la verità sulla morte di Cristian Susanu e Dzevdet Uzeiri, per capire se si sia trattato di una tragica fatalità o se ci sono responsabilità. Per ora l’unico indagato è il titolare dell’impresa che stava effettuando i lavori, Marcello Aloisio. Un atto dovuto per eseguire le perizie. Sia la ditta stessa che l’ufficio speciale per la ricostruzione si sono messi a disposizione per collaborare. Domani ci sarà anche l’autopsia sui due sfortunati operai a cura del medico legale Giuseppe Calvisi per poter poi restituire le salme alle famiglie. Il segretario generale della Fillea Cgil Riccardo Zelinotti ha espresso solidarietà e vicinanza alle famiglie degli operai e si è detto costretto a lanciare l’ennesimo grido di allarme per far sì che vengano intensificate le attività di controllo e vigilanza sui cantieri. La sicurezza, ha dichiarato Zelinotti a Rete 8, deve essere considera un investimento e non una spesa perché di lavoro si deve vivere e non morire, fermo restando che gli organi competenti, dice, accerteranno la situazione. I sindacati chiedono che dopo 12 anni non si allentino le misure di prevenzione ma è altrettanto ovvio forse che edifici rimasti a lungo senza ricostruzione e con puntellamenti di 12 anni fa non possano essere considerati sicuri.