L’Aquila, Fondo immobiliare: udienza rinviata per “Europa risorse”

tribunalel'aquila

Con l’accusa di falso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, sotto processo per la grande operazione del Fondo Immobiliare dell’Aquila sono finiti il pescarese Antonio Napoleone imputato in qualità di direttore generale di Europa Risorse e il consigliere delegato veneziano Fabrizio Antonini. La storia è quella del Fondo immobiliare per L’Aquila.

Il Fondo immobiliare per l’Aquila venne ideato all’indomani del sisma per dare un tetto alle famiglie sfollate nel post sisma e rimaste fuori dall’assegnazione degli alloggi del progetto Case. Europa Risorse acquistò, all’epoca, 350 appartamenti con uno sconto del 25%, rispetto al prezzo pre-sisma, con l’intento di aiutare i costruttori in difficoltà costretti a svendere per rientrare con i fidi e le banche creditrici, e nello stesso tempo poter dare un tetto agli “sfollati” rimasti fuori dal progetto Case, con affitto concordato: il tutto reso possibile con un’ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri del 21 settembre 2009.

Gli affitti alla società Europa risorse sono stati pagati per alcuni anni dallo Stato tramite l’assistenza alla popolazione; ma per il pubblico ministero ci sarebbe stato un trucco, una forzatura insomma, nella quantificazione di quel canone d’affitto. Un’ordinanza post-sisma, infatti, prevedeva una cifra differenziata a seconda del numero di stanze – e dunque dei metri quadrati – di cui l’edificio disponeva.

I due imputati hanno fatto risultare che gli appartamenti affittati disponessero di un numero di locali abitabili maggiore di quello reale, scrive la Procura.

Una vicenda destinata a trascinarsi ancora nelle aule di tribunale. Questa mattina il processo è partito con una prima udienza subito rinviata dal giudice Giuseppe Romano Gargarella a data da destinarsi. Nel procedimento – in cui si è costituito parte civile anche il Comune dell’Aquila – è messa sotto accusa la società Europa risorse in quanto non sarebbe stato adottato un modello di organizzazione e di gestione “idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi”.

E mentre alcuni degli immobili ormai vuoti, come quelli di Gignano, sono letteralmente abbandonati all’incuria e al degrado, ai residenti rimasti tenacemente negli appartamenti il Tribunale da tempo intima lo sfratto; una parte di loro però non vuole mollare, restando nelle abitazioni e continuando a chiedere di poter pagare un affitto idoneo e corretto. E chiedono che l’operazione non si tramuti esclusivamente in business, sulla pelle dei cittadini aquilani che ancora non rientrano nelle proprie abitazioni.