Sisma L’Aquila, il giudice riduce i risarcimenti: “Colpa anche delle vittime”

Sisma L’Aquila, sentenza choc del Tribunale: “colpa anche delle vittime” Una sentenza destinata a far discutere quella emessa dal Tribunale civile dell’Aquila: “Riconosciuta la colpa ad alcune vittime del sisma che potevano fuggire e non l’hanno fatto”. Presidio dei familiari al Parco della memoria: “Vergogna”

A 13 anni dal sisma una sentenza civile riapre la ferita mai chiusa per la verità nei parenti delle vittime. Un colpo durissimo per chi in quella notte ha perso tutto. Una sentenza che riscrive quella notte e che ritiene colpevoli civilmente quei morti sotto le macerie di un palazzo nel quale sono morte 29 persone, molte delle quali giovanissime. Il tribunale civile dell’Aquila con il giudice Monica Croci ha accolto la richiesta di risarcimento avanzata dai familiari di una parte delle vittime per il crollo di un palazzo in via Campo di Fossa, palazzo di sei piani. Il giudice ha condannato al risarcimento civile gli eredi del costruttore e due ministeri citati in giudizio, interno e infrastrutture.

Il danno che i primi dovranno risarcire è stato quantificato nel 40% della somma totale. Ai due ministeri toccherà il 15% ciascuno per il comportamento omissivo di genio civile e prefettura. E qui il colpo di scena o forse sarebbe meglio definirlo la vergogna: il 30% di colpa per il tribunale ricade su chi è morto.

La motivazione? Una condotta per il giudice incauta quella di restare a dormire in casa nonostante la situazione. E’ questo il passaggio chiave della sentenza che ha ora un effetto dirompente e che ha suscitato molte reazioni come fu per quello che accadde in appello per la commissione grandi rischi che venne assolta nonostante le rassicurazioni date alla popolazione. Tra le famiglie coinvolte c’è quella di Ilaria Rambaldi, studentessa, morta proprio lì. La madre, l’avvocato Maria Grazia Piccinini, non trattiene la rabbia e annuncia il ricorso contro la prima sentenza che da alle vittime la colpa di aver perso la vita.

La sentenza ha sconvolto i familiari delle vittime che si sono ritrovati in serata nel Parco della memoria per protestare. “Vergogna, vergogna”, hanno gridato per esprimere il loro disappunto.

L’avvocato Wania Della Vigna non è l’avvocato di questo procedimento civile ma da 13 anni segue alcuni parenti delle vittime del sisma dell’Aquila, Amatrice e della vicenda di Rigopiano.

“Ho letto la sentenza – spiega a Rete 8 – e sono rimasta basita nell’apprendere la concorsualità delle vittime che dormivano nel palazzo di via Campo di Fossa. Dalla lettura della sentenza, sotto il profilo giuridico, la motivazione della concorsualità è palesemente illogica e contraddittoria”.

“Vergognatevi. Oggi, li avete uccisi tutti, un’altra volta”. Lo scrive Laura Ciolli, sorella di Danilo, ragazzo di Carovilli (Isernia) morto nel crollo della Casa dello Studente a L’ Aquila, commentando su Facebook la sentenza del Tribunale civile dell’Aquila che ha ritenuto una “condotta incauta trattenersi a dormire” in casa prima della disastrosa scossa del 6 aprile 2009 e quindi ha ravvisato “un concorso di colpa” per le vittime del terremoto.

Laura ricorda i momenti prima della tragedia: “Il 30 marzo 2009 ero a L’Aquila, in piazza Duomo. Sono stata in fila 2 ore e 45 minuti insieme a Danilo, per parlare con esponenti della protezione civile. La nostra domanda fu chiara: ‘Dobbiamo andare via?’ La risposta fu, ‘no, ragazzi, è tutto ok, l’energia si sta liberando piano piano. Non si possono prevedere i terremoti, ma possiamo certamente rassicurarvi. Il periodo più difficile è passato”.

“Ci tengo a specificare – prosegue Laura – che la mia famiglia non si è costituita parte civile e non ha chiesto forme di risarcimento. È sempre stata nostra premura solo ricordare Danilo nel modo più dolce che possa esistere. Resta l’assurdità di una sentenza incredibile, che toglie valore a chi non c’è più e speranza a chi rimane, soprattutto a chi, come i membri delle Associazioni e dei Comitati vittime, continua a parlare di prevenzione e di sicurezza. E facendolo parlano anche per tutti noi”.