La nuova Legge Urbanistica della Regione Abruzzo

Alla Regione Abruzzo si lavora per approvare una nuova Legge Urbanistica. Sul tema interviene in una nota l’architetto Tommaso Di Biase

“Quello che sta succedendo in Italia e nel mondo sul terreno dei cambiamenti climatici e sui suoi effetti devastanti sul territorio, sull’uomo e sulla società, non può essere ignorato. Come dice il Presidente Mattarella, “…l’uomo deve ricostruire l’equilibrio con l’ambiente e le risorse naturali e può farlo solo con lo spirito della solidarietà: è tempo di ecologia integrale.” Afferma l’ex assessore Di Biase nella nota.

“Per queste ragioni è necessario che norme importanti come quelle che riguardano il governo del territorio siano all’altezza dei problemi attuali e dei problemi delle future generazioni. L’Abruzzo, secondo i dati appena pubblicati da “Abruzzo Openpolis”, è al quarto posto in Italia per il numero di case inutilizzate, oltre il 44% del totale; ha una popolazione ferma a quella del 1951 (1,28 mln), ma molto più anziana e bisognosa di cure, nel frattempo però lo sviluppo insediativo e urbanistico si è più che replicato. Sono dati spaventosi. Dopo più di 70 anni di cambiamenti e di trasformazioni epocali, la regione ha edificato gran parte delle aree costiere e, diffusamente, le campagne dell’Abruzzo adriatico e si è portata dietro, accrescendolo in modo esponenziale, il divario tra aree interne e quelle costiere”. Prosegue sempre Di Biase.

“A fronte di questo, e in tutto questo tempo, la politica non è stata in grado di realizzare progetti in grado di contrastare e infine di colmare un tale profondo divario, piuttosto ha seguito e segue, pedissequamente, progetti estemporanei, come la “Nuova Pescara”, che perseguono l’obiettivo opposto, quello di rendere la costa ancora più forte di quanto già non sia. Sulla base di queste sintetiche considerazioni, propongo all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica alcuni semplici indirizzi di pianificazione che possono essere utili alla stesura definitiva della nuova legge in materia”.

Nove gli obiettivi fondamentali per la nuova Legge Urbanistica regionale segnalati dall’architetto Di Biase:

  1. fermare il consumo di suolo e l’urbanizzazione delle campagne e delle aree naturali rendendole di fatto inedificabili. Tale inedificabilità assoluta può essere derogata eccezionalmente per quei rustici agricoli non residenziali che risultassero necessari alla funzionalità della conduzione aziendale;
  2. tutelare le aree residue inedificate della costa, poste nella Provincia teramana generalmente nello spazio tra la ferrovia e la spiaggia; tutelare le aree di pregio della “costa dei trabocchi” come previsto dalle norme e dalla perimetrazione del “Parco della Costa Teatina”;
  3. recuperare, mettendoli in sicurezza, i centri minori e le piccole città d’arte dell’Appennino i quali, nel loro insieme, costituiscono un patrimonio per il futuro del paese e della regione;
  4. favorire il recupero degli edifici rurali isolati e dei villaggi abbandonati nella campagna;
  5. prevedere la crescita, la rigenerazione e la forestazione delle città all’interno degli attuali perimetri già urbanizzati senza consumo di nuovo suolo;
  6. definire i principi e le regole generali di una “carta dei diritti e dell’uguaglianza urbana”: uno statuto che costituisca un mandato collettivo alla pianificazione del territorio corrispondente agli interessi generali dei cittadini;
  7. digitalizzare la gestione del territorio e monitorare in tempo reale il consumo del suolo e le modificazioni dei paesaggi naturali e urbani in atto e futuri;
  8. attivare una nuova pianificazione regionale basata sui principi e sugli indirizzi sopra indicati;
  9. Impedire opere e infrastrutture devastanti per il territorio e per le risorse idriche, come il traforo ferroviario del Morrone nell’ambito del progetto di velocizzazione della Pescara Roma elaborato dalla R.F.I..

“Tutelare la campagna, gli ambiti naturali e la costa, recuperare e mettere in sicurezza i centri minori, gli edifici e i villaggi rurali, trasformare e rigenerare al proprio interno le città medio grandi devono essere considerate le invarianti dello sviluppo insediativo futuro del territorio regionale”. Conclude Tommaso Di Biase.