A proposito dell’aggiornamento del Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni (PSDA) del fiume Pescara pubblichiamo l’intervento di Tommaso Di Biase, architetto ed ex assessore comunale.
Il fiume Pescara e i suoi affluenti costituiscono la risorsa fondamentale del territorio del corrispondente bacino idrografico. Negli anni ‘70/’80 le aree di esondazione del fiume, all’altezza di Rosciano-Manoppello e Brecciarola di Chieti, sono state ridotte drasticamente (per oltre 60 ettari) attraverso la realizzazione sul suo sedime di due interventi “proibiti”. Uno pubblico, l’Interporto di Manoppello, (paradossalmente finanziato con fondi europei nel 1994) e uno privato, il Centro Commerciale Megalò. Tutti e due i devastanti interventi sono stati colpevolmente autorizzati dalla Regione Abruzzo. (In quel periodo governato dal PDS e dai Verdi alleati con la DC). Dopo circa quarant’anni il fiume aspetta ancora di essere definitivamente messo in sicurezza idraulica (studiando la realizzazione di vasche di laminazione a completamento di quelle in corso di realizzazione a Rosciano e a Brecciarola di Chieti, opere a cura della Regione a presidenza D’Alfonso) e disinquinato. Tali azioni di tutela e disinquinamento sono una priorità della città di Pescara e di tutta la Val Pescara. Tutti i problemi derivanti dalle limitazioni del recente aggiornamento del Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni (PSDA) derivano dalla mancata realizzazione di interventi di messa in sicurezza del fiume. Un compito specifico della Regione Abruzzo.
Da un approfondimento del suddetto aggiornamento del PSDA abbiamo potuto constatare tre elementi critici da affrontare e risolvere: 1) il presunto mancato calcolo degli effetti delle vasche di laminazione completate e/o in corso di completamento tra Rosciano e Brecciarola di Chieti; 2) il presunto uso di una cartografia quotata non aggiornata come base dei calcoli dei piani di esondazione del fiume; 3) la proiezione a 200 anni della piena di massima portata sembra non essere corretta, visto che per altri fiumi con bacini più piccoli la stessa Autorità di Bacino ha previsto la proiezione a 500 anni. Queste tre criticità possono essere chiarite e risolte nel corso del perfezionamento della Variante al Piano attualmente in corso. Inoltre, per il futuro della città di Pescara e del sistema urbano della Val Pescara risulterà decisivo una nuova pianificazione che dovrà essere sostenuta alla base proprio dagli interventi di messa in sicurezza idraulica a cura della Regione Abruzzo, cioè attraverso l’individuazione e la realizzazione di nuove vasche di laminazione. Così si salva la città di Pescara, non con le chiacchiere sulla rigenerazione urbana. Da questo punto di vista la stessa Regione non può recitare due parti in commedia, protestare contro l’aggiornamento del PSDA e continuare ad essere inadempiente dei suoi compiti istituzionali sulla difesa del suolo.
Tommaso Di Biase