Ferrovia Roma-Pescara: interramento binari S. Giovanni Teatino, D’Alfonso replica a Febbo

Sulla vicenda del raddoppio ferroviario Roma-Pescara e l’interramento dei binari nel comune di San Giovanni Teatino il parlamentare del Pd Luciano D’Alfonso, in una nota replica al capogruppo regionale di F.I. Mauro Febbo

“Replico volentieri a Mauro Febbo – fuoriuscito da assessore regionale a consigliere dichiarante – perché la polemica aiuta a cristallizzare i fatti che, precisati, si imprimono nella memoria e consentono il giudizio. Andiamo in ordine cronologico:

1) Nel luglio 2018 l’A.D. di RFI Maurizio Gentile, durante un sopralluogo per l’interramento dei binari a San Giovanni Teatino, aveva individuato quattro criticità da superare:
a) gli spazi alle imboccature del tracciato sotterraneo (che necessitano di pendenze ben precise);
b) la presenza e la profondità di eventuali falde acquifere;
c) lo spostamento eventuale dei servizi e dei sottoservizi presenti nel sottosuolo e nel tracciato di interesse;
d) il dirottamento del traffico ferroviario durante i lavori di interramento.

2) Quattro mesi dopo le criticità vengono ritenute insuperabili: il 13 novembre 2018, con una Pec inviata al Comune di San Giovanni Teatino, l’ex direttore territoriale di RFI Giulio Del Vasto comunica la non realizzabilità dell’opera a causa di due ostacoli fondamentali: “l’enorme valore costi/benefici e l’insostenibilità dell’interruzione per un lungo periodo (quello necessario per i lavori) dell’esercizio ferroviario”. Inoltre, scrive Del Vasto, “il giudizio finale sulla fattibilità dell’opera era subordinato allo studio sulle struttura idrogeologica dei terreni da attraversare, in relazione alla forte antropizzazione”.

3) Il 2 agosto scorso la Regione Abruzzo, nella persona del generoso fiancheggiatore Enrico Dolfi, firma un verbale d’intesa con RFI e Italferr per realizzare l’interramento. Valore mediatico dell’operazione: modesto. Valore pratico: pari a quello di un attestato di partecipazione ad una gara podistica. Valore giuridico: zero.

4) Va ricordato che in merito non c’è traccia alcuna di qualsivoglia atto deliberativo della Regione. Eppure spetta proprio ad essa la competenza sui tracciati delle infrastrutture, secondo quanto previsto dall’articolo 117 della Costituzione, ribadito con sentenza n. 303/2003 della Corte Costituzionale in materia di infrastrutture ferroviarie. Non solo: nel verbale non c’è traccia alcuna di qualsivoglia specifica temporale o di costi. Mancando la firma del mago Zurlì, escludiamo che l’operazione possa scaturire istantaneamente e a costo zero dalla sua bacchetta magica.

5) Qualche domanda è d’obbligo: è normale che per la Regione Abruzzo vi sia soltanto la firma di Enrico Dolfi – dirigente della divisione ferroviaria di TUA, nonché sopravvenuto esperto tecnico dello staff del presidente della Regione poiché titolare di una laurea in Scienze della comunicazione – e non del presidente in scadenza Marsilio né di un assessore? E’ normale, in un tavolo che vede la competenza primaria della Regione, che non ci siano la presenza e la firma del direttore dei trasporti o di un dirigente di struttura del settore trasporti? Che tempi prevede Italferr per fare la verifica, e percorrendo quali strade ulteriori rispetto a quella di Gentile, che non era certo la riserva di Dolfi?

6) La verifica tecnica è il contrario della verifica a colori. E’ una verifica che rileva dati di fatto e di realizzabilità. Non ci sono nascondimenti discrezionali, e solitamente l’ordinamento di RFI non procede per valutazioni della persona fisica, ma mobilitando numeri, dati e condizioni del sottosuolo. In sintesi: non è la ricetta del brodetto di pesce, che varia di città in città e talvolta persino di quartiere in quartiere.

7) Facciamo qualche considerazione logica: se fossimo in medicina, questo documento suggerirebbe di curare con la Tachipirina una patologia che si è già dimostrata resistente alla Tachipirina. Quanto alla tempistica di pubblicizzazione del documento – stranamente tirato fuori quasi un mese dopo la sua firma – si sarebbe dovuto attendere almeno il mese di novembre, così da essere talmente vicini alle elezioni da poter invocare la mancanza di tempi adeguati. O forse si è voluto aspettare il lancio della missione dell’India sulla luna, sperando nella scoperta di nuovi materiali per risolvere i problemi irrisolvibili emersi dopo la verifica del 2018.

8) Per quanto riguarda il retrocesso Febbo, si domandi perché la Regione fa intervenire lui ogni volta che c’è da difendere una posizione indifendibile. Gli consigliamo però di usare cautela: la risposta potrebbe non piacergli, soprattutto sul concetto di solitudine scelta, costretta o indotta,  in special modo per chi ha grande pratica di contabilità non solo pubblica”. Conclude il parlamentare del Pd D’Alfonso