Giornata della Memoria: anche l’Abruzzo non dimentica

Occhi che hanno vissuto l’orrore quelli della senatrice a vita Liliana Segre oggi velati da una ferita dell’anima impossibile da rimarginare: “La cosa più importante è non dimenticare domani e domani ancora, la memoria non solo in questa giornata simbolica”. A Roma nel ghetto ebraico le sue parole riecheggiano in un silenzio senza tempo. E anche in Abruzzo tante le celebrazioni in scuole, piazze e musei

«Una Giornata che non ci impone solamente di ricordare i milioni di morti, i lutti e le sofferenze di tante vittime innocenti, tra cui molti italiani, ma ci invita a prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola», il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni del 2022.

Il primo novembre del 2005 nel corso della 42esima riunione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 60/7, di cui riportiamo qui uno stralcio: «Rifiutando qualsiasi negazione dell’Olocausto come evento storico, nel novembre 2005, l’Assemblea Generale ha adottato per consenso la Risoluzione 60/7 condannando “senza riserve” tutte le manifestazioni (su base etnica o religiosa) di intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o comunità».

Questa data è particolarmente significativa perché il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, le quali marciavano in direzione della Germania impegnate nell’offensiva Vistola-Oder, entrarono ad Auschwitz per liberarla. Varcando il famoso cancello con la scritta “Arbeit macht frei”, “il lavoro rende liberi”. Si stima che nel campo morirono da 1 a 1,5 milioni di persone, in maggioranza ebrei. I sovietici trovarono anche cumuli di vestiti, capelli pronti per essere venduti, occhiali, valigie, utensili da cucina e scarpe. Così il generale Vasilij Petrenko, che allora comandava la 100° divisione di fanteria nel primo fronte ucraino, raccontò: «Noi trovammo quasi settemila persone ancora vive nel campo… C’erano cento bambini che il cameraman Vorontsov riprese mentre mostravano il numero tatuato sul braccio. In mezzo al campo principale giacevano 48 corpi. Altri 600 furono raccolti in varie parti del gigantesco complesso. Nei magazzini che non erano bruciati del tutto furono filmati i macabri reperti. E catalogati: 1.185.345 capi di vestiario maschili e femminili; 460 arti artificiali; sette tonnellate di capelli; 43.525 paia di scarpe… I capelli erano divisi per lunghezza e per colore, pronti per la spedizione. Andavano alla ditta Alex Zink della Baviera che li pagava 50 pfenning al chilo e li usava per imbottire gli abiti».

Anche nella nostra regione tantissimi gli eventi, covid permettendo: in tutte le scuole d’Abruzzo, dai banchi delle elementari arrivando nelle aule universitarie, oggi gli studenti hanno incontrato il dovere della memoria attraverso lezioni speciali, proiezioni di documentari e letture di poesie e romanzi che quell’orrore hanno raccontato. In moltissimi comuni sindaci e consigli comunali hanno osservato un minuto di silenzio o deposto corone in memoria di quei morti anche italiani, anche abruzzesi.

“Quella di oggi è una ricorrenza talmente importante da non poter essere confinata in una data del calendario. Al ricordo, necessario, di questa terribile pagina di storia deve seguire la costruzione di un futuro migliore in cui episodi come questi non abbiano più a ripetersi. La discriminazione avvelena i pozzi della nostra vita sociale e politica”. Così il presidente della giunta regionale Marco Marsilio è intervenuto oggi all’evento “Ricordo Storia Futuro” organizzato dalla Regione Abruzzo e dal Comune dell’Aquila, in occasione della Giornata della Memoria, per commemorare le vittime della Shoah ed offrire un momento di riflessione e approfondimento storico-culturale.

Circa 250 scuole coinvolte, con docenti e studenti collegati in streaming. Dopo i saluti istituzionali del Presidente Marsilio sono intervenuti il sindaco, Pierluigi Biondi, l’assessore regionale all’istruzione Pietro Quaresimale e la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Antonella Tozza. In collegamento video, Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma e Alberto Di Castro, della Fondazione beni culturali ebraici in Italia.

Letture e interpretazioni, tratte da opere riguardanti il tema della Memoria, sono state degli attori Roberto Ianni, Luca Centi Pizzutillo, Luca Serani e Giuseppe Tomei dell’associazione ‘Ricordo’ e della giovane attrice e studentessa aquilana, Mariafrancesca Tomassetti. Accompagnamento musicale a cura della violoncellista Flavia Massimo.

 

 L’Italia, prima della risoluzione delle Nazioni Unite, aveva già istituito la Giornata della memoria delle vittime dell’Olocausto in quello stesso giorno che sarebbe — poi — stato scelto dall’Assemblea Generale Onu (con la legge del 20 luglio 2000 n. 211): «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere» (dagli articoli 1 e 2 della legge del 20 luglio 2000, numero 211).

In questa giornata, ogni anno, vengono commemorati sia i morti della Shoah e delle leggi razziali che tutti coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei, nonché tutti i deportati militari e i politici italiani nella Germania nazista.

Sono tanti gli autori e le autrici che negli anni hanno scelto di dedicare libri, poesie, semplici frasi al ricordo della Shoah e dell’orrore nazista: da Primo Levi a Edith Bruk, passando per le pagine del diario di Anna Frank.

Così Primo Levi ha descritto l’arrivo dei soldati russi ne La Tregua , il séguito di Se questo è un uomo, che racconta il lungo viaggio del deportato ebreo per ritornare in Italia, nella città natale di Torino, con mesi di spostamenti nell’Europa centro-orientale. Il libro vinse il Premio Campiello nel 1963: «La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles e io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti tra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo…».