Addio reddito di cittadinanza: in Abruzzo lo perdono in 15mila

Sono circa 15 mila le persone che nella nostra regione dovranno dire addio al reddito di cittadinanza: per la Cgil c’è il serio rischio che lo stop agli aiuti si trasformi in una bomba sociale

 Nella nostra regione nel 2023 i riceventi di almeno una mensilità sono stati oltre 42 mila con un importo medio di circa 560 euro: di questi circa 15 mila dovranno dire addio a partire da oggi a questa entrata, ad avvisarli, nei giorni scorsi il tanto polemizzato SMS arrivato a chi è in nuclei familiari nei quali non ci sono componenti disabili, minori o over 65 come prevede la nuova normativa.

 La provincia con il più alto numero di persone che in questi anni hanno percepito il reddito è quella di Pescara seguita da Chieti, L’Aquila e Teramo.Uno stop all’erogazione che per i sindacati rischia di sfociare “in una vera e propria bomba sociale”.

Gli ex beneficiari di Reddito di cittadinanza potrebbero avere l’assegno di Supporto alla formazione e al lavoro (350 euro al mese per un massimo di 12 mesi) non dall’inizio della partecipazione a un corso di formazione, ma una volta esauriti tutti gli adempimenti formali ovvero la firma del patto personalizzato di servizio ai centri dell’impiego, l’iscrizione presso tre Agenzie per il lavoro e l’iscrizione a un corso di formazione.

Lo starebbe valutando il governo, secondo quanto si è appreso, poiché mancano ancora i decreti attuativi che dovrebbero far partire la piattaforma Siisl (Sistema Informativo per l’inclusione Sociale e lavorativa) prevista dalla legge che introduce l’Assegno di inclusione in sostituzione del Reddito di cittadinanza dal 2024 e il Supporto alla formazione e il lavoro da settembre 2023.

In attesa della piattaforma che dovrebbe partire a breve basteranno gli adempimenti formali (e non quindi l’effettivo inizio del corso) per avere diritto all’assegno. L’assegno sarà poi erogato quando partirà effettivamente la piattaforma e i corsi ma si avrà diritto ad avere gli arretrati. Lo stesso varrebbe anche nel caso in cui chi perde il reddito stia già frequentando un corso di formazione-tirocinio e quindi è già preso in carico dal centro per l’impiego.

L’esecutivo difende le scelte sul reddito di cittadinanza e bolla come “pretestuose” le proteste delle opposizioni. Il sottosegretario per l’Attuazione del programma di governo, Giovanbattista Fazzolari, ribadisce che «la modifica voluta dal governo tutela i fragili. Le persone che perderanno oggi il reddito di cittadinanza, lo avrebbero perso anche con la norma dei grillini».

Ma la Cgil attacca. Con lo stop al reddito di cittadinanza, «centinaia di migliaia di persone dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni».

I partiti di destra dell’attuale maggioranza di governo hanno sempre sostenuto che il reddito di cittadinanza non abbia incentivato i percettori che potevano lavorare a farlo davvero, e che sia diventato un diretto concorrente dei lavori meno retribuiti. Il governo ha iniziato a lavorare alle nuove regole poco dopo il suo insediamento in autunno e la riforma si è poi concretizzata con il cosiddetto decreto Lavoro del primo maggio scorso.

Con le nuove regole il reddito di cittadinanza sarà sostituito da due nuovi strumenti. Il primo è l’“assegno di inclusione”, che entrerà in vigore da gennaio per le famiglie che il governo considera più fragili: quelle in cui c’è almeno un minore, una persona con disabilità o una che ha più di 60 anni. Per loro nella sostanza cambierà poco, e nel frattempo da agosto a gennaio continueranno a ricevere il reddito di cittadinanza. Gli altri nuclei familiari sono quelli in cui c’è almeno una persona ritenuta in grado di lavorare e che in questi giorni stanno ricevendo gli sms dall’INPS: per loro il reddito di cittadinanza diventerà un nuovo sussidio chiamato “Supporto per la formazione e il lavoro”, molto meno consistente e con vincoli assai più stringenti. Lo riceveranno solo le famiglie che presenteranno domanda e al massimo per un anno.

L’assegno di inclusione sarà introdotto dal primo gennaio dell’anno prossimo. Per richiederlo, le famiglie dovranno dimostrare di avere un ISEE entro i 9.360 euro e un reddito familiare sotto una certa soglia (per i single per esempio deve essere inferiore ai 6 mila euro, mentre in caso di famiglie più numerose può essere più alto): l’ISEE e il reddito familiare sono due cose diverse, o meglio il primo tiene conto del secondo e del patrimonio, per esempio della casa di proprietà e dei soldi nel conto corrente. L’ulteriore requisito da rispettare per ricevere l’assegno di inclusione è un patrimonio mobiliare (cioè per esempio il denaro nel conto corrente) inferiore ai 6 mila euro.

In ogni caso sono le stesse regole dell’attuale reddito di cittadinanza. Anche l’importo massimo dell’assegno resterà uguale: 500 euro per una persona single, a cui si possono aggiungere fino a 280 euro per l’affitto. L’importo e i limiti possono poi cambiare a seconda della composizione della famiglia. L’assegno di inclusione sarà erogato per un massimo di 18 mesi, ma potrà essere rinnovato più volte per periodi successivi di 12 mesi: prima di ogni rinnovo ci sarà un mese di sospensione.

Le nuove regole hanno aggiunto un ulteriore vincolo, che impone ai richiedenti di non avere immobili di proprietà oltre un certo valore, a parte l’abitazione principale. I nuclei familiari con queste caratteristiche e che stanno ricevendo attualmente il reddito di cittadinanza continueranno comunque a ricevere il sussidio fino alla fine dell’anno, senza interruzioni. Da gennaio inizieranno a percepire l’assegno di inclusione.

L’assegno di inclusione è sostanzialmente uguale al reddito di cittadinanza e per certi versi più generoso: il governo ha abbassato da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza in Italia necessario per poterlo richiedere, e quindi potenzialmente ha aumentato la platea dei possibili percettori tra gli stranieri. Secondo le stime del governo, sono 733 mila le famiglie che potenzialmente potranno beneficiare della misura.