Ortona: in porto la Life Support con a bordo i 161 migranti /FOTO

Ha attraccato poco dopo mezzogiorno la Life Support di Emergency nella banchina nord del porto di Ortona. A bordo 161 migranti disidratati e debilitati dopo oltre 24 ore in mare. La metà di tutto il gruppo resterà in Abruzzo: altri 40 andranno in strutture marchigiane e 20 nel Molise. Tra le storie quella di un ragazzo di 22 anni che da 7 anni vaga nella speranza di un luogo dove fermarsi

Sulla banchina  il personale della Guardia Costiera, Vigili del Fuoco, Polizia, e anche della Prefettura di Chieti con il coordinamento del viceprefetto, Gianluca Braga. E poi ancora i volontari di Emergency, in particolare il responsabile sanitario per i soccorsi in mare Roberto Maccaroni: “La situazione a bordo dei naufraghi non ha destato particolari problemi. Non abbiamo avuto emergenze all’atto del recupero, come succede in molti casi, per il fatto che sono stati mai più di ventiquattr’ore in mare. Erano disidratati, debilitati e si reggevano a mala pena in piedi”

“Durante la navigazione sono stati registrati i soliti casi di dolori addominali, febbri o malattie cutanee. Tanti bambini a bordo non accompagnati, decine, ma anche bambini piccoli e questo da la cifra della disperazione di persone che mettono i loro figli sulle barche purchè se ne vadano da quei paesi”

Sulla chiglia della nave campeggia una storica frase di Gino Strada “I diritti devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti: se no chiamateli privilegi”.

Si tratta di 26 donne, dicevamo, alcune delle quali in gravidanza, e 74 uomini, 52 minori non accompagnati e 9 minori accompagnati di varie nazionalità, in maggioranza etiopi, ivoriani e originari della Guinea Conakry.
Al momento dell’attracco alla banchina Nuova Nord saranno eseguite le operazioni preliminari di screening sanitario a bordo, da parte del personale medico Usmaf autorizzato a salire sull’imbarcazione; quindi i migranti sono stati fatti sbarcare, dando priorità ad infermi, donne in stato di gravidanza e minori, e accolti in una prima area di accesso adibita all’assegnazione di un braccialetto di riconoscimento e ad un primo foto-segnalamento.

Tra gli oltre 100 migranti a bordo della Life Support di Emergency c’è tanta voglia di raccontare la propria drammatica storia. Ognuno di loro ha una vicenda privata dolorosa. A raccogliere le loro voci c’era Yohannes Ghebray, mediatore culturale di Emergency, a bordo anche lui sulla Life Support, che ha voluto raccontare una delle tante storie emblematiche.

“E’ stata una missione molto complessa con tre operazioni nel giro di 10 ore – racconta Yohannes all’ANSA – abbiamo raccolto storie davvero drammatiche, quella che mi ha colpito in modo particolare la storia di un ragazzo somalo che ha perso entrambi i genitori a seguito di un attacco del gruppo terroristico Al Shabaab quando aveva appena 15 anni. Da allora ha cominciato a vagare, adesso ne ha 22, quindi sono 7 anni che sta viaggiando in cerca di una vita migliore, cinque dei quali passati in un campo di detenzione in Libia dove ha subito violenze di ogni genere. Per un ragazzo normale dai 15 ai 22 anni si studia, si va all’Università, si cerca un lavoro, questo ragazzo, invece, ha passato i migliori anni della sua vita in un inferno”.

“All’incirca la metà di tutto il gruppo resterà in regione Abruzzo tra adulti e parte dei minori. Per il resto destineremo un gruppo di 40 nella regione Marche, così come disposto dal ministero dell’Interno e altri 20 in Molise”. A spiegarlo è il viceprefetto di Chieti, Gianluca Braga, che ha coordinato le operazioni di accoglienza dei 161 migranti arrivati ad Ortona (Chieti) sull’imbarcazione Life Support di Emergency. “Sono iniziate le operazioni di sbarco dei primi migranti secondo i criteri di priorità adottati dall’Usmaf – ha spiegato Braga – che ha fatto una prima valutazione a bordo di tipo sanitario, quindi naturalmente diamo la precedenza alle donne in stato di gravidanza, minori, bimbi piccoli con mamme. La Asl valuterà naturalmente l’esigenza di eventuali ricoveri precauzionali o addirittura casi di ‘codice rosso’. Laddove ciò non sia i migranti verranno destinati immediatamente presso il Palasport di Villa Caldari per le operazioni di fotosegnalamento e di identificazione inerenti le attività di polizia di frontiera, per poi essere smistati verso i vari centri”.

 

Una volta a terra per i migranti esami e controlli sanitari, da parte della Asl, nell’area del porto allestita dalla Croce rossa italiana e dalla Protezione civile: lì ad assisterli psicologi, assistenti sociali e mediatori culturali. Quindi il trasferimento nell’area prospiciente, anch’essa riscaldata, dedicata alle primissime procedure di identificazione.

I profughi saranno trasportati per le fasi di identificazione, ristoro e ripartizione per il trasporto presso i centri di accoglienza, nel palazzetto dello sport in località Villa Caldari messo a disposizione dal Comune di Ortona. Per il riparto dei migranti, si dovranno attendere le disposizioni del Ministero dell’Interno.

“Rispetto a quanto sarebbe servito per raggiungere porti più vicini, arrivare ad Ortona ha implicato 2 giorni ulteriori di navigazione rispetto ad un porto siciliano. Questo vuol dire che la Life Support sarebbe potuta essere già in viaggio verso acque internazionali per salvare altre vite umane”, lo afferma Emanuele Nannini, capo della missione Life Support di Emergency che è sbarcata oggi a Ortona. “Per raggiungere il porto abbiamo affrontato condizioni meteo marittime avverse e particolarmente impegnative: nella scorsa notte le onde erano di quattro metri e le condizioni sono state difficili sia per l’equipaggio che per i naufraghi a bordo che hanno sofferto molto, mentre la legge internazionale prevede che sarebbero dovuti essere portati in un luogo sicuro il prima possibile.”

 

 

Paolo Durante: