Tutta Villa Zaccheo si stringe alla famiglia di Marco Di Marcello

La notizia delle ricerche interrotte e poi riprese solo con gli sherpa ha gettato nello sconforto la famiglia del biologo 37enne Marco Di Marcello ormai sotto la neve sulle vette del Nepal da giorni. Una intera comunità prega stringendosi alla famiglia del giovane abruzzese partito con l’amico Paolo Cocco il cui corpo è stata recuperato

Sospese le operazioni ufficiali della squadra italiana: proseguono solo gli sherpa nel tentativo di recuperare i corpi di Di Marcello, Kirchler e Padam Tamang. Il dolore della famiglia teramana e il ricordo di Paolo Cocco, la prima vittima identificata. A una settimana dalla tragedia, le ricerche ufficiali del team italiano – composto tra gli altri da Manuel Munari, capo di Avia Mea e istruttore pilota, e da Michele Cucchi, guida alpina e soccorritore – sono state sospese a causa delle difficoltà tecniche e delle condizioni meteorologiche proibitive. Ma sulle montagne dell’Himalaya, a proseguire le operazioni, restano solo gli sherpa, che hanno scelto di non arrendersi e continuano a scavare nella neve e nel ghiaccio per recuperare i corpi di Di Marcello, dell’altoatesino Markus Kirchler e dello sherpa nepalese Padam Tamang.

La conferma arriva dalla Rolwaling Valley, attraverso le parole dell’himalaysta Davide Peluzzi, di Teramo, che quelle montagne le conosce bene e che ha condiviso con Marco numerose spedizioni. «Sono in contatto dal giorno della valanga con Tenjing Phurba, il leader di questa sfortunata spedizione – ha raccontato Peluzzi all’ANSA – e mi ha ribadito che la comunità nepalese è scossa. Per loro è una questione affettiva profonda: lì sotto ci sono fratelli. Marco, Padam, Markus non sono solo alpinisti, ma parte della loro famiglia. Non si fermeranno finché non li avranno trovati». Un legame che travalica le distanze e che commuove anche l’Abruzzo, dove la famiglia Di Marcello vive ore di attesa e di speranza.

«Eravamo certi che Phurba non avrebbe mollato – ha dichiarato il fratello Gianni Di Marcello – Lo abbiamo conosciuto e ospitato a casa nostra: sapevamo quanto fosse legato a Marco. Il suo impegno ci dà forza. Finché il rilevatore satellitare di Marco continuerà a inviare segnali, noi continueremo a sperare».

Un dolore che si intreccia al ricordo di Paolo Cocco, anche lui abruzzese, tra le prime vittime ritrovate e identificate della tragedia. Un giovane appassionato di montagna, ricordato da amici e compagni di cordata come un ragazzo generoso e determinato, che aveva fatto dell’Himalaya la sua grande sfida.