Tribunali minori Abruzzo verso la chiusura, proroga stralciata dal Senato

Le bandiere a mezz'asta al Comune di Lanciano

Si spegne la speranza di salvare i tribunali minori abruzzesi. La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, nella seduta della scorsa notte, ha stralciato l’emendamento di proroga al 2024 della chiusura dei tribunali più piccoli di Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano.

Immediata la protesta del mondo delle istituzioni abruzzesi che, il giorno prima, aveva esultato all’allungamento dei tempi dell’accorpamento dei tribunali minori con le sedi dell’Aquila e di Chieti. A Lanciano questa mattina a Palazzo di città, in piazza Plebiscito, sono state esposte le bandiere a mezz’asta “in segno di lutto per la democrazia parlamentare offesa” e lo striscione con la scritta: “No alla chiusura del tribunale”. Questo il commento, amareggiato, del sindaco Mario Pupillo e della presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lanciano Silvana Vassalli, che parlano di “atto di imperio” da parte della presidente del Senato Casellati:

“E’ un fatto di una gravità inaudita – si legge in una nota congiunta – che apre una voragine nello Stato di diritto, un gesto irriverente, illogico e antidemocratico che colpisce a morte la democrazia parlamentare e con essa la rappresentanza di interi territori espressa attraverso i parlamentari. I Senatori che all’unanimità si erano espressi per l’emendamento in tutte le commissioni parlamentari sono stati scavalcati e offesi e con essi i cittadini, i sindaci e tutti coloro che hanno a cuore la Costituzione e il diritto alla giustizia di prossimità. L’emendamento votato all’unanimità da tutti i Senatori, compresi i rappresentanti di Forza Italia il partito della Casellati, prevedeva la proroga della funzionalità di 4 Tribunali abruzzesi. L’ emendamento è stato approvato prima dalle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali, poi discusso e approvato in Commissione Bilancio. Quindi tanti Senatori appartenenti ai diversi gruppi parlamentari e rappresentanti dei tanti territori nazionali hanno sostenuto e approvato un emendamento presentato, sostenuto, sottoscritto da tutti i Senatori abruzzesi. Purtroppo temiamo che i nostri Tribunali saranno definitivamente chiusi a settembre 2022 per volontà a questo punto ascrivibili in maniera chiara alla presidente del Senato Casellati, seconda carica dello Stato e ai dirigenti ministeriali che hanno fatto muro: una volontà che non è quella dei territori e dei Senatori eletti che sono stati mortificati da un atto di cui devono essere ancora spiegati i contorni. Per questa ragione le bandiere del Palazzo Municipale di Lanciano saranno esposte a mezz’asta in segno di lutto per la democrazia parlamentare offesa da quanto accaduto la scorsa notte in Senato”.

Parla di “schiaffo all’Abruzzo e alla democrazia” il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, chiedendo al Parlamento di esaminare il disegno di legge proposto dal Consiglio regionale e a tutte le forze politiche di esprimersi nel merito sulla soppressione, convinto che “se il caso abruzzese dovesse offrire l’occasione per riaprire la discussione dei tribunali già soppressi e sulla geografia giudiziaria nel suo complesso non potremmo che essere onorati di aver fatto da apripista”. “Quella di ieri – commenta Marsilio in una nota – è stata una brutta pagina nella storia della democrazia parlamentare. Un emendamento due volte approvato all’unanimità, in due diverse commissioni, è stato gettato nel cestino per volontà di un Governo che non era stato capace di convincere neanche uno dei parlamentari che fanno parte della sua maggioranza a sostenere le sue convinzioni. E’ un metodo autocratico, molto pericoloso e mi auguro che il Parlamento torni a riappropriarsi della piena potestà legislativa”.

“E’ chiaro da come si sono svolti i fatti – prosegue la nota di Marsilio – che non è stata una questione di tecnicismi ma che dietro la inammissibilità decretata dal Presidente del Senato c’è stata una evidente volontà politica del Governo. La ministra Cartabia aveva già espresso il suo parere contrario in Commissione Giustizia e ciononostante l’emendamento era stato approvato all’unanimità. La Ministra non si è rassegnata e ha messo in campo tutta la sua forza e le sue relazioni per sbarrare questo emendamento e la strada dell’approvazione in Aula. Già ieri nel pomeriggio, nel corso della riunione dei capigruppo in Senato, la Presidente aveva rappresentato ai Gruppi che su questo emendamento vi era una richiesta di stralcio. Fonti parlamentari parlano di un interessamento diretto del Quirinale anche a seguito della recentissima lettera alle Camere per richiamare il Parlamento a non varcare certi limiti nella conversione in legge dei decreti. Tutti i gruppi hanno respinto questa richiesta e a quel punto si è provato con il tipico argomento della copertura finanziaria, cercando di affossare l’emendamento in Commissione Bilancio. Anche la Commissione Bilancio ha respinto questo tentativo individuando le coperture necessarie e riapprovando un’altra volta all’unanimità l’emendamento. A quel punto non è rimasto altro che assegnare al Presidente del Senato l’ingrato compito di dare esecuzione al diktat, dopo che per tutta la giornata negli ambienti istituzionali era circolata la voce che il Quirinale avrebbe rinviato alle Camere il Decreto se non fosse stato ripulito nei provvedimenti ritenuti estranei compreso questo dei tribunali. Come possa definirsi estranea una norma sui tribunali quando il decreto parla di semplificazione della giustizia è un mistero. Ho avuto diretta conferma di una ferrea volontà politica di non approvare la proroga per ragioni di merito dalla voce della stessa ministra Cartabia che ho avuto modo di incrociare a tarda sera al Quirinale al termine del concerto diretto dal Maestro Muti; non mi sono fatto scrupolo di avvicinarla per chiederle di rivedere la propria contrarietà, alla luce dell’unanime volontà del Parlamento e del territorio, ma non c’è stato nulla da fare. La ministra Cartabia in maniera cortese ma determinatissima mi ha detto chiaramente che non intendeva assecondare questa spinta alla proroga dei tribunali abruzzesi nel timore che potesse fungere da esempio per tutti gli altri tribunali soppressi. E’ arrivato quindi il momento di affrontare pubblicamente la questione visto che le scorciatoie e i sotterfugi per ottenere di volta in volta le proroghe si stanno rivelando inefficaci”.

Intanto Simone Angelosante (Lega), consigliere regionale e primo firmatario del progetto di legge sulla riorganizzazione dei tribunali, annuncia che “il DdL di iniziativa del Consiglio regionale, comunicato alla presidenza del Senato il 23 settembre 2020, recante ‘nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero’, approvato all’unanimità nella massima Assise regionale, sarà portato in Commissione da Andrea Ostellari (Lega), presidente Commissione Giustizia Senato”. “La Regione Abruzzo – spiega – ha la ciambella di salvataggio
per i cosiddetti tribunali minori grazie al lavoro meticoloso del Gruppo consiliare Lega Salvini Premier in Consiglio regionale e grazie al lavoro di squadra con i parlamentari della Lega. La giusta soluzione che ci permetterà di superare le contrarietà tecniche avendo già l’intesa politica”.