Strage di Tempera: il giorno dell’addio, già ieri folla alla camera ardente per Carla, Massimo e Alessandra

Oggi pomeriggio l’ultimo saluto all’ex primario Vicentini, alla moglie Carla e ai figli Massimo e Alessandra. Folla alla camera ardente. Riposeranno nella cappella di famiglia del cimitero della frazione aquilana

C’è chi già da ieri affolla l’obitorio dell’ospedale San Salvatore. Oggi alle 15, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, è attesa tanta tantissima gente. Un lungo commosso addio per Massimo, Alessandra e mamma Carla: ma insieme a queste tre bare ci sarà anche quella dell’ex primario la cui testa ha concepito questa strage. Massimo, malato da tempo, ma come tutti lo descrivono sempre sorridente e gioioso. Alessandra apprezzata dietista del reparto di Oncologia dell’ospedale di Teramo, 36 anni e tanti sogni frantumati dalla mano assassina di un padre. Carla Pasqua, la
mamma. Aveva 69 anni e da poco era andata in pensione, dopo aver lavorato nella Asl aquilana.

L’autopsia, intanto, ha confermato le ipotesi: gesto di notte e in pochi attimi. Le quattro autopsie hanno impegnato per tutta la giornata di lunedì il medico legale Fabio De Giorgi, incaricato dal pm Guido Cocco. Con lui anche Massimo Galassi, consulente scelto dall’avvocato dei Vicentini Emilio Bafile. In attesa della relazione finale del medico legale, fonti investigative riferiscono che le quattro autopsie hanno confermato gran parte delle ipotesi sulla dinamica della strage. Innanzitutto quando è avvenuta: nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, probabilmente dopo le 2. Carla, Massimo e Alessandra sono morti in rapida successione: l’ex primario, quindi, non ha vegliato sui corpi dei congiunti, ma si è ucciso subito dopo. I proiettili sparati dalla pistola a tamburo P38 – una delle 13 armi detenute regolarmente dall’ex primario appassionato di caccia – sono stati cinque: i primi due hanno colpito Massimo al volto e sul collo la mamma Carla che dormiva al suo fianco; un altro ha colpito Alessandra – che ha tentato di fuggire alla furia omicida – sul petto e poi un altro sul volto; l’ultimo è quello che Vicentini ha riservato a sé stesso.