L’ambito riconoscimento ogni anno viene consegnato ai pescaresi che si sono distinti per meriti civili, culturali, sportivi o professionali nel giorno del santo protettore della città San Cetteo. Cerimonia a Palazzo di Città
Ecco la lista completa dei premiati che quest’anno sono 19: due i Delfini d’oro, 12 Ciattè d’Oro e 5 Menzioni alla memoria. Delfino D’oro a Donatella Di Pietrantonio e Angelo Piero Cappello. Ciattè D’oro a Renato Porretti, Berardo Gammelli, Alfredo Vittorio De Massis, Anita Boccuccia, Carlo Petracca, Giuseppe Rosato, Franca Minnucci, Francesco Di Girolamo, Pierre Di Toro, Luca Sancilio, padre Aldo D’Ottavio. Menzione alla memoria per Marco La Sorda, Nello Raspa, Pietro Di Bartolomeo, Domenico Cappuccilli e William Zola.
Il Ciattè d’oro va a quelle personalità alle quali possa essere riconosciuta la «qualità di pescarese», che nel corso della propria vita hanno contribuito ad onorare la comunità con meriti personali o collettivi, favorendo la divulgazione dell’immagine di una città ricca di eccellenze nei più svariati campi d’interesse. Il Delfino d’oro è rivolto, invece, a quelle personalità, che con la loro attività particolarmente meritevole nei campi dell’economia, delle professioni, della cultura, dello sport, dell’arte e della solidarietà, hanno dato lustro alla Città di Pescara, anche se provenienti da altri territori. Ci sono poi le menzioni, attribuite a chi si è distinto in attività svolte in favore della comunità di Pescara.
San Cetteo viene festeggiato a Pescara in due date, la prima domenica del mese di luglio e il 10 ottobre. Cetteo, detto anche Ceteo o il Pellegrino, fu vescovo di Amiterno in Sabina (oggi San Vittorino, nei pressi dell’Aquila) ed eletto attorno al 590 sotto il pontificato di papa Gregorio I.
Secondo quanto appreso dalla leggenda il Santo fu ingiustamente accusato di tradimento della propria città nel periodo della discesa dei longobardi in Italia, infatti il Santo, per non assistere alle loro depredazioni, si rifugiò a Roma. Per questo motivo fu martirizzato e annegato. Il corpo fu gettato nel fiume Aterno con una mola di pietra legata al collo il 13 giugno 597. Santo Cetteo é considerato il protettore della città di Pescara (e dell’arcidiocesi di Pescara-Penne) perché il suo cadavere, trasportato dalla corrente, arrivò fino alla foce del fiume nelle vicinanze della città. Lì gli abitanti lo raccolsero per poi deporlo in quella che, secoli dopo, diventò la Cattedrale di San Cetteo. Le reliquie del martire sono state custodite per anni a Chieti e restituite a Pescara in occasione della Dedicazione della Chiesa al Patrono, il giorno 1° settembre 1977.
La nuova chiesa di S. Cetteo voluta e costruita grazie all’interessamento di Gabriele d’Annunzio, come chiesa parrocchiale e Tempio della Conciliazione e nobilitata nel 1949 a Cattedrale della Diocesi di Penne-Pescara, successivamente fu elevata ad arcidiocesi metropolitana col titolo cambiato di Pescara-Penne.
La Cattedrale a opera dell’architetto romano Cesare Bazzani, seppur con linee classicheggianti, richiama il romanico abruzzese; la facciata in pietra bianca, a coronamento orizzontale, è scandita in tre ordini da lesene e fiancheggiata ai due lati dal campanile e dal battistero. L’interno è a pianta basilicale a tre navate divise da colonne marmoree; un abside conclude quella centrale e il transetto sopraelevato termina ai lati in due cappelle: a destra quella intitolata al Santo Patrono, a sinistra quella funeraria di Luisa De Benedictis madre del Vate. Quest’ultima cappella semplice e austera, è illuminata da una grande finestra chiusa da lastre di alabastro. La navata centrale è ricoperta a cassettoni in finto legno scuro e le navate laterali sono coperte con volte a crociera; lungo le pareti laterali del tempio si aprono nicchie al cui centro vi sono ampie finestre decorate da artistiche vetrate policrome sulle quali sono rappresentati episodi del Vangelo.
