Lite fra due detenuti questa mattina nel carcere San Donato di Pescara dove è stato necessario l’intervento degli agenti penitenziari. I due, feriti, sono stati trasportati all’ospedale civile del capoluogo. Secondo fonti sanitarie uno di loro avrebbe avuto un malore e sarebbe stato ricoverato per trauma cranico commotivo
Sono in corso accertamenti per ricostruire l’accaduto. Intanto ieri, riferisce in un comunicato l’Uspp, Unione
Sindacale Polizia Penitenziaria, un detenuto che si accingeva a tornare nella sua stanza, senza alcun apparente motivo ha sferrato un pugno a un agente penitenziario, l’unico in servizio, spiega l’Uspp, in una sezione con 97 detenuti. Alla luce dei fatti delle ultime ore nel carcere, l’Uspp, per bocca del segretario regionale Abruzzo, Sabino Petrongolo, chiede che si migliori, con la presenza di più agenti, la gestione dei detenuti psichiatrici, ribadendo il sovraffollamento della struttura e la cronica carenza di personale.
L’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (OSAPP) denuncia la gravissima situazione che si sta vivendo all’interno del carcere di Pescara, definendolo una “polveriera” pronta a esplodere. Mercoledì scorso, un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto, il quale lo ha colpito con un pugno, costringendo il collega a ricevere cure presso il pronto soccorso. Questo episodio è solo l’ultimo di una serie di aggressioni avvenute in un lasso di tempo significativo; meno di un mese fa, un altro agente era stato aggredito durante una perquisizione,
riportando un‘escoriazione alla retina. Le aggressioni all’interno dell’istituto penitenziario sono ormai all’ordine del giorno, e nell’ultima occasione, una rissa tra detenuti ha portato all’invio di due di essi presso l’ospedale, evidenziando la crescente mancanza di sicurezza. La situazione di sovraffollamento si sta deteriorando ulteriormente: con una capienza prevista di 270 detenuti, attualmente nel carcere sono presenti oltre 400 detenuti, numeri preoccupanti che superano quelli registrati prima della rivolta, e aggravati dalla presenza di una sezione inagibile. I colleghi poliziotti penitenziari sono costretti a lavorare turni massacranti, che raggiungono le 12-
13 ore, e in alcuni casi, anche le 24 ore consecutive a causa della carenza di personale. Tale situazione rende impossibile garantire una sorveglianza adeguata, in particolare per quei detenuti in regime di sorveglianza a vista. Gli agenti sono costretti a monitorare i detenuti in condizioni precarie, costituendo un rischio inaccettabile per la loro incolumità”.