Condannato a 18 anni Mirko De Martinis, il compagno di Alina Cozac la 44enne di origine romena morta nel gennaio 2023: in casa, a Spoltore, i due erano soli
Fu proprio Mirko De Martinis, il compagno della vittima, quella notte del 22 gennaio 2023 a chiamare i soccorsi parlando di malore: i due erano nella loro casa di Spoltore.
Per i due superperiti nominati dalla Corte d’Assise di Chieti, la morte di Alina Cozac, 44 anni di origine romena, sarebbe avvenuta per “asfissia meccanica per compressione del collo”. Stessa conclusione cui giunsero gli specialisti dell’accusa rappresentata dal procuratore Giuseppe Bellelli e dall’aggiunto Anna Rita Mantini.
La difesa dell’uomo ha sempre sostenuto l’estraneità dell’imputato, attribuendo la morte (in mancanza di un movente valido e contestando quello della gelosia sostenuto dall’accusa) alle manovre rianimatorie dei soccorritori.
Morte naturale oppure omicidio volontario? La Corte d’Assise di Chieti, presieduta da Guido Campli, ha optato, nel processo a carico di Mirko De Martinis per la morte della compagna Alina Cozac avvenuta a Spoltore nel gennaio del 2023, per una terza strada, quello dell’omicidio preterintenzionale, stabilendo, per questo, una pena a 18 anni e risarcimento alle parti civili. Una vicenda complessa quella di Alina Cozac, archiviata nelle ore immediate alla tragedia, come morte naturale, poi rubricata in omicidio volontario quando il medico legale, Ildo Polidoro, in sede di autopsia, notò delle infiltrazioni emorragiche laterali sul collo, segno evidente di un asfissia meccanica violenta. Partirono le indagini, coordinate dal Procuratore Aggiunto Anna Rita Mantini, con la supervisione del Procuratore Capo Giuseppe Bellelli, che ovviamente si concentrarono sul suo compagno Mirko De Martinis, unica persona presente al momento del fatto. Al di là di quanto emerso, rapporto complicato segnato da una frustrazione della vittima che voleva lasciare il compagno e rifarsi una nuova vita, e da una sorta di violenza psicologica ed economica, evidenziata dalla pubblica accusa, da parte del De Martinis, il vero scontro si è avuto, in questo processo, sul fronte delle perizie medico legali. Quella della Procura che ha sempre sostenuto con certezza la morte per strangolamento e quella della Difesa che ha portato all’attenzione della Corte serie patologie di cui soffriva Alina e che potrebbero essere state concause del decesso – Non è compito della difesa – ha ricordato fino a questa mattina l’avvocato difensore Michele Vaira – stabilire come sia morta Alina, ma alzare l’asticella dei dubbi – forte anche della mancanza – sempre addetta della difesa – di un movente chiaro e preciso. Tra l’altro si è fatto anche riferimento alle manovre energiche dei paramedici del 118 giunti sul posto, chiamati dallo stesso De Martinis, per rianimare la vittima. La consulenza super partes, nominata dalla Corte, è giunta a una conclusione, se vogliamo, mediana, nella quale ha si riconosciuto la concreta possibilità di un’asfissia meccanica violenta tramite un mezzo morbido, forse il braccio intorno al collo, ma non ha neanche escluso i probabili effetti delle gravi patologie di cui era affetta, in particolare ai polmoni e al cuore, la Cozac. Alla luce del quadro che si è andato a delineare la decisione della corte che se da una parte non se l’è sentita di condannare De Martinis per omicidio volontario, non ha, obiettivamente, nemmeno potuto escludere che quella notte, magari preda di un raptus, De Martinis abbia comunque potuto praticare un’azione violenta a danno della povera Alina:
“Leggeremo le motivazioni – ha spiegato al termine della lettura del dispositivo l’avvocato dell’imputato Michele Vaira – ma ad occhio e croce mi pare evidente che il movente indicato dalla Pubblica Accusa non abbia nemmeno convinto più di tanto la Corte. Valuteremo un ricorso in Appello.”
“Una condanna comunque ci è stata – ha sottolineato Valter Biscotti Parte Civile dei famigliari di Alina Cozac – leggeremo le valutazioni, ma credo sia stato indicato l’omicidio preterintenzionale che va certamente oltre la morte naturale come ha sempre ritenuto la difesa. Presumo che la Procura faccia ricorso in Appello e li vedremo.”